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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.09.2009 Hosni - Unesco. Non è detta l'ultima parola.
Cronaca e intervista a Julia Kristeva di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 settembre 2009
Pagina: 17
Autore: La redazione del Corriere della Sera - Stefano Montefiori
Titolo: «Unesco, Hosni in bilico. Rimonta la bulgara Bokova - Un appello all’Italia: Non votate un candidato inadeguato»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/09/2009, a pag. 17, l'articolo dal titolo " Unesco, Hosni in bilico. Rimonta la bulgara Bokova  " e l'intervista di Stefano Montefiori a Julia Kristeva, linguista, psicanalista e semiolo­ga, dal titolo " Un appello all’Italia: Non votate un candidato inadeguato ". Ecco gli articoli:

" Unesco, Hosni in bilico. Rimonta la bulgara Bokova "

 Farouk Hosni

PARIGI — Ancora una fuma­ta nera per l’elezione alla dire­zione dell’Unesco. Anche il quarto scrutinio per designare, dopo dieci anni, il successore del giapponese Koïchiro Matsu­ura, si è concluso ieri con un nulla di fatto, ovvero con la per­fetta parità (29 voti a testa) fra i due ultimi candidati rimasti in lizza, il ministro egiziano per la cultura, Farouk Hosni, e l’ambasciatrice bulgara all’Une­sco Irina Bokova. Meglio sareb­be parlare di fumata «grigia», nel senso che le possibilità di Hosni, gran favorito alla vigi­lia, sembrano fortemente dimi­nuite in seguito alle forti pole­miche e perplessità che da più parti sono state sollevate sulla sua candidatura. Molti intellet­tuali e organizzazioni ebraiche hanno denunciato frasi e posi­zioni antisemite, come ha ricor­dato proprio ieri Simone Veil, presidente onorario della Fon­dazione della Shoah. Recente­mente, Hosni ha però condan­nato il negazionismo dell’Olo­causto e le posizioni del presi­dente iraniano Ahmadinejad.
«L’Unesco ha bisogno di uni­re popoli e culture e di lavorare in un clima di tolleranza e con­cordia », ha detto la Veil che si è schierata a sostegno della can­didata bulgara, una personalità «più qualificata».
Irina Bokova, 57 anni, è una diplomatica di carriera formata­si a Mosca che ha giocato un ruolo politico nel suo Paese do­po la caduta del comunismo. Potrebbe essere la prima don­na a guidare l’istituzione.
Considerata all’inizio della contesa poco più di un ’outsi­der , Irina Bokova ha rimontato le posizioni, grazie al ritiro del­l’equadoriana Ivonne Baki e dell’austriaca Benita Ferre­ro- Waldner, commissario euro­peo alle relazioni esterne. Il gio­co del riporto dei voti e delle al­leanze le è stato favorevole al punto da sfiorare già ieri sera la vittoria. Il risultato sarà deci­so in ogni caso oggi, anche in caso di nuova parità, essendo previsto il sorteggio.
La candidatura di Hosni ha suscitato imbarazzo, nonostan­te l’azione diplomatica del suo presidente Mubarak e un inizia­le vento favorevole a Parigi, in considerazione degli ottimi rap­porti fra il presidente egiziano e il presidente francese Sarkozy e del ruolo cruciale del­l’Egitto
nel mondo arabo mu­sulmano. L’Europa si è divisa sulla candidatura della Ferre­ro- Waldner, la quale ha rivolto un appello a sbarrare la strada ad Hosni e a difendere i valori ideali del’Unesco.
Un compito arduo e compli­cato attende il futuro direttore dell’istituzione. Il bilancio di Matsuura è considerato positi­vo per essere riuscito a rimette­re
un po’ d’ordine in una gestio­ne costosa e obsoleta e nel ride­finire i programmi principali dell’organizzazione in rappor­to ai principi fondatori. Il gran­de pubblico conosce l’Unesco per l’impegno per la cultura e la protezione del patrimonio ar­tistico e naturale dell’umanità, ma le attività si sono moltipli­cate anche in modo dispersivo e burocratico. Fra i risultati del­l’ultima gestione, 30 milioni di bambini scolarizzati in più e il ritorno degli Stati Uniti fra i maggiori contribuenti. 631 mi­lioni di dollari coprono le spe­se di funzionamento della se­de, oltre il 60 per cento per il pagamento degli stipendi di funzionari e impiegati.

Stefano Montefiori : " Un appello all’Italia: Non votate un candidato inadeguato"

 Julia Kristeva

MILANO — «Non indeboliamo l’Unesco, che non merita una persona­lità inadeguata come Farouk Hosni. Il voto dell’Italia potrebbe essere decisi­vo, e spero proprio che vada alla mia compatriota Irina Bokova». Alla vigilia dello scrutinio finale Julia Kristeva, 68 anni, linguista, psicanalista e semiolo­ga che si definisce «bulgara d’origine, francese di nazionalità, europea di cit­tadinanza e americana d’adozione» lancia un appello «contro Hosni e per Bokova».
Cominciamo dalla parte negativa. Perché «contro Hosni»?
«Da ministro della Cultura egiziano si è dimostrato arrogante e non all’altez­za, e non solo per la famosa frase sui libri israeliani che gli sarebbe piaciuto bruciare di persona».
Frase della quale si è pentito.
«Ma anche se il suo pentimento fos­se sincero, l’Unesco ha bisogno di una personalità equilibrata e sicura di sé, non incline a scivoloni verbali. Hosni è stato criticato dagli stessi intellettua­li egiziani per la gestione illiberale e burocratica del ministero; Hosni è sta­to
capace di censurare Kundera e Na­bokov, quindi la sua inadeguatezza non riguarda solo la posizione sul con­flitto arabo-israeliano».
Un candidato impresentabile a giu­dizio di molti intellettuali, soprattut­to francesi. Come è possibile che fos­se il favorito e che sia giunto così lon­tano nelle votazioni?
«Immagino che la realpolitik abbia avuto un ruolo non secondario. Il Me­diterraneo è un area fondamentale e da parte della comunità internaziona­le c’è il bisogno di dare un riconosci­mento alla cultura araba. Ma in questo modo si corre il rischio di affossare de­finitivamente un organismo, l’Unesco, già molto malato. Le istituzioni inter­nazionali, le Nazioni unite, sono già ab­bastanza screditate. È il momento di dare nuova forza al confronto vero tra le culture, che non vuol dire accettare le prepotenze e le dichiarazioni volga­ri di un candidato come Hosni».
Perché
«pro Bokova»?
«Il mio appello a votare per la candi­data bulgara non nasce solo in contrap­posizione a Hosni. La Bokova sarebbe un’ottima direttrice generale dell’Une­sco perché fa parte di quella generazio­ne di europei che è stata capace di co­struire la democrazia dopo la caduta del Muro, trovando punti di consenso tra la sinistra e le nuove forze emergen­ti. Alla caduta del Muro io vivevo già da tempo in Francia ma ho sempre se­guito la politica del mio Paese d’origi­ne, e conosco molto bene Irina. Ha
sempre lavorato per la convivenza del­le diverse anime della Bulgaria, quella cristiano-ortodossa, musulmana, ebraica. Questo atteggiamento sareb­be molto utile all’Unesco».
Nelle considerazioni geopolitiche inevitabili in queste occasioni, si trat­ta anche di dare all’Europa un posto ambito che sembrava già assegnato ad altri.
«Credo che l’Europa ne abbia il dirit­to. Siamo stati capaci di orrori indicibi­li nel secolo scorso, ma la nostra cultu­ra resta straordinaria, anche se tendia­mo a dimenticarlo. E la Bokova è un’europeista convinta. Infine, nel cin­quantenario del Secondo sesso di Si­mone de Beauvoir, una donna alla te­sta dell’Unesco avrebbe un valore sim­bolico potente».
È l’ultima chance per l’Unesco?

«Con Hosni direttore generale la sua credibilità ne uscirebbe distrutta. Io credo molto nel ruolo dell’Unesco e dell’Onu. Dobbiamo però non lasciarli nelle mani degli incompetenti».

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