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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.09.2009 Il Centro Wiesenthal chiede all’Italia di non votare l’antisemita Hosni
Cronache di Giulio Meotti, redazione del Corriere della Sera

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: Giulio Meotti - La redazione del Corriere della Sera
Titolo: «Il Centro Wiesenthal chiede all’Italia di non votare l’antisemita Hosni - Fumata nera all’Unesco Hosni sotto al quorum»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/09/2009, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Il Centro Wiesenthal chiede all’Italia di non votare l’antisemita Hosni ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 23, l'articolo dal titolo " Fumata nera all’Unesco Hosni sotto al quorum  ". Ecco gli articoli:

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Il Centro Wiesenthal chiede all’Italia di non votare l’antisemita Hosni "

 Giulio Meotti    Shimon Samuels, direttore del Centro Wiesenthal

Roma. “Mi rivolgo all’Italia perché non commetta il grande errore di votare Farouk Hosni”. Shimon Samuels, direttore del Centro Wiesenthal, l’istituto creato dal celebre cacciatore di nazisti che da anni combatte l’antisemitismo nel mondo, da Parigi chiede al governo italiano di non sostenere il ministro antisemita come prossimo direttore dell’Unesco. Il governo italiano avrebbe promesso al Cairo di votare Hosni. E sul nome del potentissimo zar della Cultura egiziano si sta creando una maggioranza consolidata, oltre 36 voti su 58, secondo il Cairo. “Mi aspetto dall’Italia un gesto coraggioso”, dice Samuels al Foglio. “Anziché promettere il sostegno a Hosni, Berlusconi avrebbe dovuto dire a Mubarak: ‘Siamo a favore di un intellettuale egiziano alla guida dell’Unesco, ci sono stati molti prestigiosi candidati in passato, ma non possiamo votare Hosni. Non possiamo accettarlo’. L’Italia ha una grande responsabilità verso la comunità internazionale. Allora dico: non lasciamo che distruggano l’Unesco”. Il Centro Wiesenthal giustifica così la propria opposizione all’egiziano. “Hosni è spasmodico e costante nelle sue dichiarazioni contro la cultura ebraica. Io ho comparato il suo linguaggio a quello del ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels, un bruciatore di libri più celebre di Hosni. Il ministro egiziano si batte contro la normalizzazione culturale dei rapporti fra Israele e il mondo arabo. Un direttore dell’Unesco non può spregiare uno stato membro dell’Unesco come Israele. Hosni resta colui che ha invitato al Cairo il negazionista dell’Olocausto Roger Garaudy. Hosni è un nemico della libertà di espressione e di pensiero”. Elie Wiesel, Bernard-Henri Lévy e Claude Lanzmann hanno lanciato a maggio una campagna per fermare Hosni, indignati dalle sue frasi “nauseabonde”. Samuels definisce Hosni “un memoricida”. “Hosni parla degli ebrei tramite gli stereotipi dei Protocolli dei Savi di Sion. Ha parlato di una cerimonia all’Unesco questa estate dedicata all’Olocausto come di ‘una trasgressione contro i musulmani, una trasgressione contro l’islam’. Hosni ha fatto allusione al nuovo ambasciatore americano all’Unesco, ostile alla sua candidatura, come a ‘un ebreo’. Ha impedito agli ebrei egiziani di accedere agli archivi del Cairo e di Alessandria. Ha ostruito la cooperazione culturale e la normalizzazione delle relazioni dell’Egitto con Israele, violando il Trattato di pace del 1979. Nel maggio del 2008 ha fatto un commento goebbelsiano nel Parlamento egiziano, dichiarando che ‘brucerò personalmente i libri israeliani’. Hosni non ha fatto assolutamente nulla per placare l’antisemitismo virulento su al Rahma Tv”. SulWashington Post è uscito un lungo articolo della scrittrice egiziana Mona Eltahawy contro la candidatura di Hosni. In questo caso l’accusa, più che di essere un antisemita, è quella di essere un liberticida e un distruttore delle poche voci libere arabe (Hosni ha fatto bandire molti autori dalla Fiera del libro del Cairo). “Forse non ha bruciato libri, ma certamente ne ha fatti bandire molti”, scrive Eltahawy. “I sostenitori di Hosni dicono che è tempo per una guida araba della cultura alle Nazioni Unite. Forse è così. Ma con il suo record, Hosni non merita di essere il capo dell’Unesco. Siamo orgogliosi del nostro retaggio arabo e sappiamo che Hosni non è l’uomo che ci rappresenta”. “Non è perché è egiziano che Hosni non va bene”, conclude Samuels. “Nel 1999 fra i candidati c’era l’egiziano Ismail Serageldin, un uomo di tolleranza e di pace. Hosni non può essere accettato perché è un bigotto che ha consentito la violazione delle libertà culturali e intellettuali”.

CORRIERE della SERA - " Fumata nera all’Unesco Hosni sotto al quorum "

 Farouk Hosni

Farouk Hosni (foto), ministro egiziano della Cultura, candidato favorito al ruolo di direttore generale dell’Unesco ma contestato per le sue passate dichiarazioni anti-israeliane, non è riuscito a superare il quorum necessario per essere eletto al primo scrutinio nella sede parigina della prestigiosa istituzione delle Nazioni Unite. «Nessun candidato ha ricevuto la maggioranza richiesta per essere eletto», ha dichiarato Olabiyi Babalola Joseph Yai, beninese, presidente del Consiglio esecutivo dell’agenzia che sovrintende al patrimonio culturale mondiale.
Secondo fonti interne all’Unesco, Hosni avrebbe ottenuto 22 voti sui 30 necessari per ottenere la carica quadriennale di direttore generale. La seconda, la bulgara Irina Bokova, avrebbe ricevuto 8 voti, l’austriaca Benita Ferrero-Waldner 7, così come Ivonne Baki, della Guinea Equatoriale. Farouk Hosni, da 22 anni ministro della Cultura nel suo Paese, resta il grande favorito e al secondo scrutinio di oggi potrebbe superare il quorum. Nel maggio 2008, parlando al Parlamento del Cairo, disse di essere pronto a bruciare i libri di israeliani «presenti nelle biblioteche dell’Egitto». In seguito si scusò per la sua dichiarazione, assicurando di «non essere antisemita».

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