Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/09/2009, a pag. 14, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Bin Laden manda un 'messaggio all’America' ". Ecco come uno dei libri degli odiatori di Israele, e il più citato da chi ne contesta la legittimità, si scopre essere il libro amato da Bin Laden che lo consiglia a Obama.


La Israel Lobby e la politica estera americana, di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt e «Confessions of economic hit man» di John Perkins. Ecco i libri degli odiatori di Israele ai quali fa riferimento Osama Bin Laden
WASHINGTON — Forse è perché si rivolgeva al popolo americano. O forse perché non è lui a parlare. O ancora: chi lo consiglia, quasi fosse un blogger occidentale, ha più passione per gli autori di casa nostra che per quelli islamisti. Ed è così che per l’anniversario dell’11 settembre Osama è tornato a lanciare un messaggio virtuale con poca retorica jihadista. Un audio di 9 minuti diffuso via Internet con il quale Bin Laden sostiene che la soluzione del conflitto è molto semplice. Liberatevi del rapporto con Israele smettete con le vostre guerre — dice — e tutto andrà per il meglio. Se invece continuate — avverte — «noi siamo pronti a continuare il conflitto d’attrito su tutti i fronti».
Nel messaggio la presunta voce di Osama sostiene che «il vero motivo delle nostre divergenze» è l’alleanza degli americani con Israele. E punta il dito contro la lobby ebraica che tiene in ostaggio la Casa Bianca. Per dare forza alle sue parole Bin Laden ricorda il famoso libro di John Mearsheimer e Stephen Walt — «The Israel lobby» appunto — dove sono evidenziati i rapporti di potere. Quindi, con una seconda citazione a sorpresa, invita a leggere il saggio di «un ex agente della Cia» perché così si potranno capire le ragioni dell’attacco dell’11 settembre. Secondo gli esperti si tratta di «Confessions of economic hit man», un testo controverso scritto da John Perkins che denuncia il controllo economico del Terzo Mondo da parte delle corporazioni. C’è chi ha contestato la sua appartenenza ai servizi segreti e lo ha accusato di non aver fornito prove per documentare le sue accuse. Ma per la «voce» di Osama è sufficiente per dimostrare la sua tesi. Non meno significativo è il riferimento ai Kennedy. Il Califfo ritiene che Bush sia caduto «nella trappola» tesagli dai gruppi di pressione che lo hanno costretto ad andare in guerra. Ua passo obbligato perché «temeva che il suo destino fosse simile a quello di Kennedy e suo fratello». Quindi Bin Laden torna su Obama. Lo definisce un «debole» e lo accusa di aver mantenuto alla Difesa gli uomini del suo predecessore, in particolare il segretario Gates.
Per gli analisti il testo del discorso è sulla linea di quelli usciti negli ultimi anni. Non c’è il Saladino o Maometto, ma tanti riferimenti americani. Un insolito «on the road». Osama lo aveva iniziato a fare un paio di anni fa parlando della crisi dei mutui ed ha proseguito su questa strada suscitando non pochi interrogativi sulla sua attendibilità. Inoltre mancano le tradizionali minacce. Osama continua a presentare lo scontro come un atto di autodifesa. E gioca la carta della lobby ebraica sapendo quanto seguito abbia non solo negli ambienti islamisti ma anche in Occidente.
Resta la domanda di fondo: è ancora vivo o gli audio sono prefabbricati? E’ strano che il «grande polemista» — perché questo è — non ribatta le indiscrezioni che lo danno per morto e sepolto. Il messaggio non è sufficiente. Altro aspetto è la capacità di al Qaeda di condurre l’azione propagandistica. Per alcuni le pubblicazioni appaiono più sofisticate e moderne, anche se l’apparato media è in difficoltà. Non è stato più in grado di mostrare i video dedicati ai kamikaze dell’11 settembre (li hanno finiti?), è sotto pressione ed è contrastato da hacker e 007 che bloccano i siti in momenti chiave. Senz’altro vero. Ma ciò non ha impedito che l’audio di Osama fosse ripreso su scala mondiale. Un successo comunque per chi fa la pubblicità alla Jihad.
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