Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Abitazioni e nuove colonie, continua la confusione ma capire non è difficile
Testata:Corriere della Sera,La Repubblica, La Stampa Autore: Francesco Battistini. Redazioni Repubblica e Stampa Titolo: «Il piano di Netanyahu, nuove case, poi lo stop»
Continua sui giornali di oggi la confusione tra nuove colonie, che il Premier Netanyahu si impegnato a non promuoverne di nuove, e la costruzione di unità abitative nelle città e villaggi già esistenti. Riprendiamo il pezzo di Francesco Battistini dal CORRIERE della SERA, il più diffuso, seguito da due brevi di REPUBBLICAe STAMPA:
Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Il piano di Netanyahu, nuove case, poi lo stop"
GERUSALEMME — Cazzuola e cemento, ci sono. La cerimonia è pronta. I ministri, pure: oltre all’Uzi Landau dell'ultradestra, al Daniel Hershkovic dei coloni e al Moshe Kahlon del Likud, è attesa una pattuglia di deputati. E se non arriverà la polizia a sospendere tutto, cosa improbabile, stamane alle porte di Gerusalemme, nell’insediamento di Maaleh Adumim, si celebrerà la prima manifestazione d’aperta sfida a Obama, ai palestinesi e a quelli che sperano riparta il processo di pace: «Getteremo le fondamenta di 3.500 nuovi alloggi». In un posto dove la Road Map e il buonsenso imporrebbero d’evitare. In un momento in cui la Casa Bianca chiede il congelamento di tutti gl’insediamenti e, a fatica, strapperà forse la promessa di quella che Bibi Netanyahu preferisce chiamare una limitata «moratoria» di pochi mesi.
È la politica delle fughe in avanti. Delle docce gelate sui congelamenti. Proprio ieri mattina il governo israeliano — prima che i suoi ministri annunciassero la provocatoria posa della pietra a Maaleh Adumim — ha esaminato il piano da discutere a New York, all’assemblea dell’Onu, con Obama e Abu Mazen. A sorpresa, il premier ha rilanciato: va bene la moratoria, ma intanto si completerà l'opera. E non solo di quelle 2.500 costruzioni in Cisgiordania, su cui Bibi non ha mai voluto mollare; non solo a Gerusalemme Est, dove non è stata aperta alcuna trattativa: l’ultima spallata è sui cantieri di 500-700 nuove case per i coloni, con tanto di scuole e sinagoghe, che Israele intende inaugurare già venerdì prossimo. Il ragionamento è il seguente: siccome i Paesi arabi non hanno accettato alcune proposte americane, tipo il cielo aperto agli aerei israeliani dell’El Al (per i sauditi sarebbe un sacrilegio, consentirne il sorvolo della Mecca), meglio mettere le mani avanti ampliando un altro po’ le colonie. Con lo scopo evidente di tacitare l’ala destra del governo, poco incline alla linea imposta dagli Usa a Bibi: «È solo una moratoria tattica — tranquillizza i suoi Eli Yishai, vicepremier e leader dei religiosi dello Shas — la politica israeliana sulle colonie non cambierà tanto facilmente ». Interpretazione credibile. Perché i giochi sono appena all’inizio. Gli sgambetti, pure. Quando George Mitchell ha saputo da Netanyahu di queste nuove costruzioni, s’è infuriato: «Ma che razza di congelamento è, se un mese prima date il permesso di costruire?», è sbottato l’inviato americano. «È un congelamento virtuale — dà la risposta Yaariv Oppenheimer, di Peace Now —. La costruzione di colonie non si fermerà mai». La Lega araba dice che il dialogo a questo punto è impossibile. Anche l’Autorità palestinese batte un colpo: «L’incontro di New York non è stato ancora fissato », avverte Abu Mazen. Tuona pure Hamas: «Politica pericolosa ». Diversi commentatori israeliani, Ben Caspit in testa, invitano a leggere oltre: Bibi cerca di non sfasciare il governo, prima d’un accordo che considera ormai inevitabile, e gli americani lo sanno. Basterà a rassicurarli? L’esercito israeliano ha ricevuto l’ordine di prepararsi a qualche sgombero forzato. «Dopo la festa di Yom Kippur»: che arriva a fine mese, dopo l’assemblea dell’Onu. A meno che, tra docce fredde e congelamenti, non cali il grande freddo.
La Repubblica- " Netanyahu autorizza 500 case per i coloni "
GERUSALEMME - Guai in vista per il premier israeliano Netanyahu, per la sua intenzione di accettare una "moratoria" temporanea, chiesta dagli Usa, nell´espansione delle colonie ebraiche. Nel governo questa linea trova crescenti resistenze. Per affievolirle, Netanyahu nei prossimi giorni autorizzerà la costruzione di 500 nuovi alloggi per coloni in Cisgiordania, che si vanno ad aggiungere agli altri 2500 che intende far concludere prima del "congelamento" chiesto dagli Usa. Ma questo non basta a placare la fronda. Il municipio della città-colonia Maaleh Adumim, a est di Gerusalemme, ha reso noto che oggi ci sarà la posa della prima pietra di una nuova aerea abitata concepita per ospitare 3.500 nuove case.
La Stampa- " Sì di Netanyahu a 500 nuovi alloggi "
Netanyahu e Mitchell
Un’ultima accelerata, poi sulle colonie il governo israeliano frenerà. A pochi giorni dal ritorno dell’emissario di Barack Obama, George Mitchell - che da mesi insiste per ottenere da Israele un chiaro impegno a congelare la colonizzazione in Cisgiordania - il ministro della difesa Ehud Barak ieri ha autorizzato la costruzione di 500 alloggi, in un centinaio di nuovi edifici. È il modo escogitato dal premier Netanyahu - spiega la stampa - per mettere a tacere i «falchi» del suo governo, che in settimana dovranno ingoiare loro malgrado l’impegno di Israele verso Washington per una moratoria nella colonizzazione.
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