Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
con la mia esortazione non intendevo affatto giustificare quegli scellerati che non hanno ancora capito un fico secco, di ció che studiano giorno e notte, anzi: andrebbero severamente puniti (magari con un paio di mesi di servizio militare…). Ció che difendo a spada tratta, è l´ istituzione delle Yeshivot, scuole di studio e di approfondimento (meglio sarebbe dire miglioramento) di uno stile di vita che ne ha passate di tutti i colori, negli ultimi 2000 e passa anni. Nessuno è perfetto in questo Mondo, mi creda. A volte mi coglie il dubbio che neppure “Lui” sia perfetto. La tendenza (o ultima moda) qui in Israele, è di far passare TUTTI gli Haredim (religiosi, osservanti, ortodossi, ultraortodossi ecc, ecc) per un branco di scalmanati. Basta che uno si metta una Kippah in testa, specialmente nei Kibbutz (avrei a proposito un sacco di storie da raccontarLe), che subito ti guardano storto. Non me ne voglia, Volli: non gettiamoci la zappa sui piedi, che ne abbiamo giá troppe. Saluti Paolo Scanferla – Ein Harod Meuchad - Israel
Gentile signor Scanferla, la ringrazio della sua lettera, civile e argomentata. Sono ebreo anch'io e credo di sapere cosa significa il sabato per noi. E però mi sembra di sapere anche che Israele è un paese laico e multiculturale in cui ognuno segue liberamente le norme della propria vita: ebrei delle diverse tradizioni, arabi, drusi, e anche laici. Nessuno costringe gli haredim a violare lo shabbat, sono loro che pretendono di impedire con la forza che si apra un parcheggio, gestito fra l'altro da non ebrei, autorizzato dal comune e da un tribunale. Qualcuno (non un branco di scalmanati, come descrive lei la dirigenza dell'Edà Haredit, un'organizzazione ombrello antisionista che riunoisce diversi gruppi hassidici) ha deciso di creare gli incidenti, per marcare un punto politico, per dire che Gerusalemme non si governa senza il loro consenso. Gli scalmanati sono venuti dietro.E le altre scuole haredì non si sono dissociate: questo mi sembra gravissimo. Che nelle Yeshivot si studi e ci si migliori, ci credo, naturalmente. Ma è chiaro che non accade solo questo, purtroppo. A me sembra che, di fronte a un governo in cui gli ortodossi sono potenti e ben rappresentati, ci sia un tentativo di modificare l'equilibrio di potere all'interno del mondo ortodosso, a favore dei gruppi più estremisti. Perché nessuno ha il coraggio di spiegare la ragione dell'acquiescienza generale nei confronti di teppisti che tirano pietre invece di studiare?