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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
02.09.2009 Udg liscia il pelo a Desmond Tutu
Con un'intervista compiacente

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Ho rivisto l’apartheid nei check-point della Cisgiordania»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 02/09/2009, a pag. 22, l'intervista di Umberto De Giovannangeli e Desmond Tutu dal titolo " Ho rivisto l’apartheid nei check-point della Cisgiordania ".

Desmond Tutu critica la barriera difensiva e i check point dicendo : "Quei check point, assieme al Muro, isolano villaggi, spezzano comunità; quei check point sono l’espressione di un dominio che segna la quotidianità di decine di migliaia di palestinesi. Li prostra, li umilia. Essi mi riportano indietro nel tempo, al Sudafrica dell' apartheid ". Il paragone con l'apartheid sudafricana non regge. La barriera e i checkpoint non hanno lo scopo di isolare gli arabi discriminandoli per il colore della loro pelle, ma servono a difendere la popolazione israeliana dagli attentati suicidi. Non è una questione di razzismo come lo era l'apatheid in Sudafrica.
Tutu loda gli abitanti di Bi'ilin e sostiene : "
La loro è una testimonianza straordinaria di resistenza non violenta. Agli attivisti di Bi’ilin ho portato la mia solidarietà e il mio sostegno, ricordando loro che con la nonviolenza Gandhi riuscì a sconfiggere l’impero britannico e Martin Luther King a portare avanti la lotta per i diritti della gente di colore negli Usa. ". Le cronache hanno più volte riferito di sassate dei manifestanti "pacifici" contro i soldati israeliani, impegnati a difendere una barriera che ha salvato e continua a salvare molte vite umane dalle stragi del terrorismo palestinese. Per questo motivo il paragone fra gli abitanti di Biilin e veri pacifisti non violenti come Gandhi e Martin Luther King è assurdo.
Nel corso dell'intervista Desmond Tutu critica Israele per l'operazione Piombo Fuso, accusandolo di aver commesso crimini di guerra. Le accuse, quando fatte, andrebbero provate, cosa che Desmond Tutu non fa : "
Mi lasci aggiungere, però, che non c’è giustificazione alcuna ai crimini di guerra compiuti nella Striscia da Israele durante l’operazione denominata “Piombo Fuso”". Nel finale Udg chiede se Israele dovrebbe includere Hamas nei negoziati e Tutu risponde : "«I conflitti si risolvono trattando con i nemici, non con gli amici». ". I conflitti si risolvono trattando con i nemici, certo, ma a patto che essi siano interessati a trovare dei compromessi. Trattare non significa fare concessioni senza ottenere nulla in cambio. Hamas ha delle pretese inaccettabili. Non mira alla pace con Israele, ma alla sua cancellazione. Ecco l'intervista:

 Desmond Tutu

InSudafricahanno cercato di ottenere la sicurezza dalla canna del fucile.Nonl’hanno mai avuta. Perché la sicurezza per una parte non può essere realizzata sulla sofferenza, l’umiliazione, le punizioni collettive inflitte ad un’altra parte della popolazione o a un popolo che rivendica la propria libertà e autodeterminazione. È una lezione della storia di cui Israele dovrebbe far tesoro. Purtroppo ancora non è così».A parlare è colui che assieme a Nelson Mandela, è stato l’uomo simbolo della lotta al regime segregazionista sudafricano: Monsignor DesmondTutu, premio Nobel per la Pace nel 1984. Nei giorni scorso, Tutu ha visitato Israele e la Cisgiordania assieme ad altri Nobel per la Pace, tra i quali l’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter. L’Unità ha avutomododi rivolgergli alcunedomande.
Monsignor Tutu, Lei ha visitato più volte i Territori occupati. In una nostrapassataconversazione, Leihadenunciato la condizione disperata in cui versa la popolazione di Gaza. In questo viaggio, Lei ha visitato la Cisgiordania. Qual è la cosa che l’ha più colpita?
«I check point.Sono centinaia e spezzano la Cisgiordania in mille frammenti territoriali. Quei check point, assieme al Muro, isolano villaggi, spezzano comunità; quei check point sono l’espressione di un dominio che segna la quotidianità di decine di migliaia di palestinesi. Li prostra, li umilia. Essi mi riportano indietro nel tempo, al Sudafrica dell' apartheid».
Un parallelo pesante, monsignor Tutu.
«Lo so e me ne dispiaccio, ma la realtà è questa. Ed una realtà in cui un soldato può ergersi a giudice ed emettere sentenze senza appello. È un arbitrio che spesso si rivolge contro anziani, donne, che non chiedono di entrare in Israele ma di raggiungere un villaggio nella Cisgiordania... ».
Israele giustifica questa pratica in nome della sua sicurezza..
«È un approccio errato, oltre che profondamente ingiusto. È l’importenza della ragione mascherata con l’esercizio della forza. È un’illusione, una tragica illusione. È quello che provo a ripetere ai miei amici israeliani ed ebrei: Israele non potrà mai ottenere la sicurezza attraverso le recinzioni,i muri, i fucili. La sicurezza potrà essere realizzata solo quando i diritti umani di tutti saranno riconosciuti e rispettati. È una lezione della storia che viene dal mio Paese, il Sudafrica».
Assieme ad altri Nobel per la Pace, lei ha incontrato i pacifisti palestinesi e israelianicheanimanole proteste del villaggio di Bi’ilin contro la costruzione del Muro.
«La loro è una testimonianza straordinaria di resistenza non violenta. Agli attivisti di Bi’ilin ho portato la mia solidarietà e il mio sostegno, ricordando loro che con la nonviolenza Gandhi riuscì a sconfiggere l’impero britannico e Martin Luther King a portare avanti la lotta per i diritti della gente di colore negli Usa.
La disobbedienza civile è la giusta via per far valere i diritti di una comunità, di un popolo. È una scelta coraggiosa, lungimirante, eroica. Essa va sostenuta da ogni persona che crede davvero nella pace e nella giustizia».
Lei parla di disobbedienza civile, ma tra i palestinesi sono ancora in molti a perorare, e praticare, la lotta armata.
«In passato ho avuto modo di interloquire con dirigenti di Hamas. Ha loro ho ripetuto che sparare missili contro le città israeliane ai confini con Gaza era doppiamente sbagliato: perché è sempre sbagliato colpire civili e perché quelle azioni avrebbero rafforzato quanti in Israele ritengono che esista una soluzione militare alla questione palestinese. La realtà, purtroppo, mi sta dando ragione. Mi lasci aggiungere, però, che non c’è giustificazione alcuna ai crimini di guerra compiuti nella Striscia da Israele durante l’operazione denominata “Piombo Fuso”. A denunciarlo sono le agenzie Onu impegnate a Gaza e le più importante associazioni umanitarie internazionali. Aconfermarlo sono anche le testimonianze di diversi soldati israeliani impegnati nelle operazioni militari. Resto convinto che l’unico modo per porre fine alle violenze e all’ingiustizia è che israeliani e palestinesi si siedano attorno a un tavolo per cercare insieme un compromesso accettabile per le due parti.Non esistono scorciatoie al dialogo».
Una affermazione che riecheggia quanto più volte affermato dal presidente Usa, Barack Obama.
«Nutro molte speranze nel presidente Obama. Mi ha molto colpito il suo discorso del giugno scorso al Cairo. Obama ha creato molte aspettative nel mondo arabo, tra i palestinesi. Sta a lui non deluderle. Per questo è importante che passi al più presto dalle parole ai fatti”.
Dialogo e di negoziato. Con dentro o fuori Hamas?
«I conflitti si risolvono trattando con i nemici, non con gli amici».

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