Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/09/2009, a pag. 1-12, l'articolo dal titolo " Il miracolo della pace " con le dichiarazioni di Angela Merkel, a pag. 13, l'articolo di Andrea Tarquini dal titolo " La Merkel si inchina a Danzica 'Causammo dolori indicibili' ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, l'intervista di Danilo Taino allo storico Hans Mommsen dal titolo " Tedeschi guariti dal passato Cancellato il nazionalismo ".
La REPUBBLICA - Angela Merkel : " Il miracolo della pace "
Angela Merkel
Cominciò sessant´anni fa con l´aggressione tedesca alla Polonia il capitolo più tragico della storia europea. La guerra scatenata dalla Germania portò dolore e sofferenza incommensurabili a molti popoli, anni di totale privazione dei diritti, anni di umiliazione e distruzione.
Nessun paese ha sofferto così a lungo dell´occupazione tedesca come la Polonia. Proprio nei tempi bui, di cui parliamo oggi, il Paese fu raso al suolo. Città e villaggi vennero distrutti. Nella capitale, dopo che l´insurrezione del 1944 fu soffocata nel sangue, non fu lasciata in piedi nemmeno una pietra. Potere arbitrario e violenza segnarono in quegli anni la vita quotidiana di ogni famiglia polacca.
Oggi qui, sulla Westerplatte di Danzica, io, cancelliera federale, ricordo con rispetto profondo tutti i polacchi a cui fu arrecato dolore inenarrabile sotto i crimini dell´occupazione tedesca. Gli orrori del ventesimo secolo ebbero il loro culmine nell´Olocausto, la sistematica persecuzione e sterminio degli ebrei d´Europa. Io ricordo con rispetto profondo i sei milioni di ebrei e tutti gli altri che trovarono una morte atroce nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi. Io ricordo con rispetto profondo i molti milioni di uomini che dovettero sacrificare la loro vita nella guerra e nella Resistenza contro la Germania. Io ricordo con rispetto profondo tutti gli innocenti che dovettero morire di fame, freddo o malattia a causa della violenza di quella guerra e delle sue conseguenze. Io ricordo con rispetto profondo i 60 milioni di esseri umani che persero la vita a causa di questa guerra che fu scatenata dalla Germania. Non ci sono parole che possano restituire il dolore atroce di questa guerra e dell´Olocausto. Io m´inchino davanti alle vittime.
Lo sappiamo bene: non possiamo cancellare l´orrore della seconda guerra mondiale o fare come se non fosse accaduto. Le cicatrici resteranno a lungo visibili. Il nostro compito è costruire il futuro con la consapevolezza sempre presente della nostra responsabilità. L´Europa si è trasformata da continente d´orrore e violenza in un continente di libertà e pace. Il fatto che ciò sia stato possibile è né più né meno che un miracolo. Noi tedeschi non lo abbiamo mai dimenticato: gli amici della Germania all´Est e all´Ovest hanno aperto questa strada con la loro prontezza alla riconciliazione. Hanno teso a noi tedeschi la mano della riconciliazione e noi l´abbiamo afferrata, colmi di gratitudine. Sì, è un miracolo il fatto che noi quest´anno non dobbiamo ricordare solo gli abissi d´infamia della storia europea avvenuti settant´anni fa. È un miracolo che possiamo anche ricordare quei giorni felici e fortunati che vent´anni fa portarono alla caduta del Muro di Berlino, alla riunificazione della Germania e all´unità dell´Europa. Perché solo con la caduta della cortina di ferro il cammino dell´Europa verso la libertà poté dirsi compiuto.
Nella tradizione di Solidarnosc in Polonia, la gente allora aprì ovunque con coraggio le porte verso la libertà. Noi tedeschi non lo dimenticheremo mai. Non dimenticheremo il ruolo dei nostri amici in Polonia, in Ungheria e nell´allora Cecoslovacchia. Non dimenticheremo il ruolo di Mikhail Gorbaciov e dei nostri amici e alleati occidentali. Non dimenticheremo il ruolo della forza morale della Verità che nessuno incarnò in modo così convincente e credibile come Papa Giovanni Paolo II. Anche per questo noi tedeschi ci siamo impegnati ad aprire alla Polonia e agli altri Stati dell´Europa centrale e orientale la strada verso l´ingresso nell´Unione Europea e nella Nato e a stare al loro fianco.
Sì, è un miracolo, una grazia, il fatto che noi europei oggi possiamo vivere in libertà e in pace. Non c´è nulla che possa rappresentare la grande differenza tra il 1939 e oggi meglio della stretta e fiduciosa collaborazione tra Germania e Polonia e delle molteplici relazioni d´amicizia tra i nostri due Paesi. L´unità dell´Europa e l´amicizia della Germania con i suoi vicini trovano forza nel fatto che noi non chiudiamo gli occhi sulla nostra storia. Lo hanno ben colto i presidenti delle conferenze episcopali tedesca e polacca nella loro ultima dichiarazione congiunta: «Insieme dobbiamo guardare al futuro senza dimenticare o minimizzare la realtà storica in tutti i suoi aspetti». Se nel mio Paese pensiamo anche al destino dei tedeschi che, in seguito alla guerra, persero la loro patria, lo facciamo sempre nel senso indicato da queste parole dei vescovi. Lo facciamo con piena consapevolezza della responsabilità della Germania. Lo facciamo senza voler riscrivere il capitolo che riguarda la responsabilità storica della Germania. Questo non accadrà mai.
Proprio consapevole di tutto ciò, settant´anni dopo io sono venuta qui a Danzica, in questa città segnata dal dolore, ma splendidamente restaurata. Signor Presidente, signor Primo ministro, mi commuove profondamente il fatto che mi abbiate invitato alla cerimonia di oggi in qualità di cancelliera tedesca. Vedo in questa vostra scelta un segno del nostro rapporto di fiducia, della nostra stretta cooperazione e dell´autentica amicizia tra i nostri due Paesi, tra la gente in Germania e in Polonia. E per questo voglio ringraziarvi.
La REPUBBLICA - Andrea Tarquini : " La Merkel si inchina a Danzica 'Causammo dolori indicibili' "
Vladimir Putin
BERLINO - «La Germania, attaccando la Polonia, scatenò la Seconda guerra mondiale e l´Olocausto, la pagina più buia della Storia europea. Qui, a Danzica, io, cancelliera tedesca m´inchino ai sessanta e oltre milioni di morti, penso a tutti i polacchi e a tutti gli europei cui i tedeschi inflissero anni di dolori indicibili, lutti e umiliazioni». Così, parlando alla Westerplatte di Danzica, Angela Merkel ha ripetuto a suo modo in sostanza e con forza il gesto storico del cancelliere della pace Willy Brandt che s´inchinò al Ghetto di Varsavia aprendo la distensione. Il premier russo Vladimir Putin invece non chiede scusa per nulla: condanna il Patto Molotov-Ribbentrop (con cui Hitler e Stalin si spartirono la Polonia) ma lo equipara agli accordi anglofrancotedeschi di Monaco, ricorda l´enorme tributo di sangue sovietico alla disfatta dell´Asse, tace sui crimini di Stalin nel centro-est europeo liberato e insieme occupato. La cerimonia di ieri per ricordare i settant´anni della seconda guerra mondiale è stata una resa dei conti col presente. Comincia - hanno auspicato Putin e il premier liberal polacco Donald Tusk - una nuova èra tra Varsavia e il Cremlino, anche aiutata da Obama che frena sul miniscudo spaziale in suolo polacco, ma siamo lontani dall´intesa tra la Polonia del boom, figlia di Solidarnosc, e la nuova Germania unita.
«Non ci sono parole che possano descrivere quei crimini, i dolori e lutti immensi causati dalla Germania con la guerra e l´Olocausto», ha sottolineato Angela Merkel. Ha aggiunto che dopo il ‘45 l´espulsione di milioni di civili tedeschi dai territori polacchi o passati alla Polonia «fu un errore», ma ponendo in rilievo che la causa fu la guerra scatenata dalla Berlino di Hitler. E rompendo con cautele e silenzi dei suoi predecessori Kohl e Schroeder, ha lodato la rivoluzione democratica polacca, «che aprì a tutti nell´89 la porta della libertà, noi tedeschi non dimenticheremo mai».
Ben diverso in toni e sostanza il discorso di Putin. Condanna sì del Molotov-Ribbentrop, ma anche di «ogni tentativo di definirlo unica causa della guerra», rifiuto di «ogni riscrittura della Storia». Ricordo dei 27 milioni di sovietici morti nel conflitto, silenzio sull´oppressione staliniana all´Est. Tutto in linea con la riabilitazione strisciante di Stalin, mentre da Mosca giungeva l´annuncio dell´imminente pubblicazione di dossier, non si sa se veri, che proverebbero negoziati tra la Polonia di allora e il Reich.
Se Merkel soddisfa le aspettative polacche, Putin dunque le ha in buona parte deluse. Eppure egli ha auspicato una nuova epoca nei rapporti Mosca-Varsavia, «liberandosi dai fardelli del passato». Il premier polacco Donald Tusk - che dalla sua vittoria nel 2007 contro i gemelli nazionalpopulisti Kaczynski tenta di ridurre le tensioni bilaterali - gli ha fatto èco. Anche auspicando che infine si vada ad accordi su gas ed energia, vitali per la prospera economica polacca, prima per crescita nella Ue. Ha teso la mano a Putin, ma ricordando la verità. «Due totalitarismi», ha ricordato, furono all´origine della guerra, «prima da alleati poi da nemici». Ma «niente, nemmeno i drammi del dopoguerra, può cancellare l´enorme tributo di sangue dei sovietici nel conflitto contro Hitler».
CORRIERE della SERA - Danilo Taino : " Tedeschi guariti dal passato Cancellato il nazionalismo "
Hans Mommsen
BERLINO — «Una delle conseguenze della seconda guerra mondiale è stata la cancellazione e la scomparsa del nazionalismo in Germania».
Hans Mommsen, uno dei maggiori storici tedeschi, ricorda con questo pensiero positivo il 70˚ anniversario, ieri, dell'invasione nazista della Polonia. Che il suo Paese possa ancora ricorrere alle armi è secondo lui impossibile. Mommsen — 78 anni, professore emerito dell'Università di Bochum, pronipote dello storico Theodor, Premio Nobel e monumento degli studi sull'antica Roma — è forse il più grande conoscitore tedesco della storia del Terzo Reich e dell'Olocausto. Soprattutto, come si capisce anche da questa intervista, le sue analisi sono una base d'appoggio fondamentale sulla quale la Germania ha ricostruito se stessa e nella quale si riconosce.
Cosa significa, professore, una Germania senza nazionalismo?
« Significa che la questione non è nemmeno più seriamente discussa, nel Paese. E che una delle maggiori ragioni che condussero alla guerra non c'è più, è stata cancellata ».
La Germania ha rinunciato allo strumento della guerra. E' una scelta profonda, ormai, non formale?
«Sì, la Germania è cambiata nel profondo. E' un Paese piuttosto democratico, direi. La Bundesrepublik è diversa dalla Repubblica di Weimar (che precedette il nazismo, ndr): la democrazia è una realtà condivisa e entrata profondamente nella società oltre che nei partiti».
Perché dice «piuttosto democratica » e non del tutto democratica? Ha dei dubbi?
«No, è che bisogna sempre essere cauti. I ricordi e le mentalità non si cancellano completamente».
Il premier russo Vladimir Putin ha sostenuto che il Patto Ribbentrop- Molotov era immorale ma necessario dopo che le democrazie occidentali si erano accordate con Hitler a Monaco.
«E' un nonsenso. Monaco non c'entra nulla perché non minacciava l'Est europeo e l'Unione Sovietica. Quella di Putin è una posizione molto primitiva».
La cancelliera Angela Merkel, invece, ha ovviamente riconosciuto fino in fondo le responsabilità della Germania ma ha anche ricordato i 12 milioni di tedeschi che furono espulsi dall'Europa dell'Est a fine guerra.
«Non sono d'accordo con le campagne che alcuni fanno in Germania sulla questione delle espulsioni tedesche dopo la guerra. Penso però che con il tempo anche i Paesi dell'Est dovranno riconoscere la realtà di quello che successe allora. Anche in Polonia e negli altri Paesi dell'Est europeo sono in corso tentativi di cambiamento».
Il rapporto della Germania con la Russia. Certe volte sembra che Berlino ne sia ossessionata.
«Nel lungo periodo credo che sia veramente un rapporto importante. Certo, oggi la situazione in Russia solleva preoccupazioni, serve un cambiamento forte. E la Germania, soprattutto attraverso la leva economica, può dare un contributo essenziale allo sviluppo non solo economico russo. Occorre fare di tutto per migliorare la situazione. Ma su questo sono ottimista ».
Quanto è stata importante l'Europa nella democratizzazione della Germania?
«Decisiva. Senza l'integrazione europea lo sviluppo democratico tedesco sarebbe stato impossibile. Anche il ricollocamento dell'Est europeo nella Comunità è stato di grande importanza per il Paese».
Si ha però l'impressione che la spinta europeista tedesca sia esaurita. Che leader come Angela Merkel o Frank-Walter Steinmeier siano meno interessati dei Kohl o degli Schmidt a sviluppare l'integrazione.
«No, non credo che siano meno europeisti. Anzi, penso che il loro sostegno vada a un miglioramento dell'integrazione. In generale, direi che la Germania è convinta della necessità di un'ulteriore integrazione: a questo mi pare ci siano davvero poche opposizioni».
Beh, la Corte Costituzionale ha detto che il limite massimo dell’integrazione accettabile è stato raggiunto.
«La Corte di Karlsruhe non ha detto di fermarsi. Ha detto che c'è un problema di democrazia e di rappresentatività, in Europa, e ha voluto riaffermare il ruolo e il potere democratico del Bundestag. Non ha voluto frenare l'integrazione europea».
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