lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.09.2009 Turchia e Armenia pronte a normalizzare i rapporti
Cronaca di Antonio Ferrari

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 settembre 2009
Pagina: 19
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Turchia e Armenia pronte a normalizzare i rapporti»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/09/2009, a pag. 19, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo " Turchia e Armenia pronte a normalizzare i rapporti ".

 L’Armenia contesta alla Turchia di non vo­ler riconoscere il genocidio dei suoi connazionali

La pazienza, la costanza e la determinazione a volte vinco­no e producono notizie di cui andar fieri. Turchia e Armenia, dopo decenni di gelo, hanno deciso — con la mediazione el­vetica — di normalizzare i loro rapporti, finora inesistenti. In­tendono scambiarsi gli amba­sciatori, scongiurare nuovi conflitti e correggere assieme le incomprensioni del passato. Quasi sempre l’ottimismo non rientra nel quadro grigio e confuso della politica e degli interessi, ma la manifestazio­ne di buona volontà offerta dai due Paesi disegna prospettive importanti: inimmaginabili fi­no a poco tempo fa. Addirittu­ra sembravano un sogno quan­do l’anno scorso, sfidando ata­vici rancori, il presidente della Repubblica turca Abdullah Gul decise, incurante dei fischi, di sedersi accanto al suo omolo­go armeno Serge Sarkisian per assistere alla partita di calcio tra le due nazionali che cerca­no un posto al Campionato del mondo. Quando si tratta di fa­re la pace occorre superare ostacoli improvvisi, e magari utilizzare colpi di maglio verba­li. Come ha fatto Sarkisian, ri­schiando di vanificare un anno di sforzi diplomatici con l’an­nuncio che, in assenza di un negoziato vero, non sarebbe andato in Turchia per la partita di ritorno, il 14 ottobre prossi­mo. Ieri i ministri degli Esteri dei due Paesi si sono finalmen­te accordati: sostenendo che entro sei settimane, una bozza per la normalizzazione delle re­lazioni sarà sottoposta ai ri­spettivi parlamenti. L’Armenia contesta alla Turchia di non vo­ler riconoscere il genocidio dei suoi connazionali, tra il 1915 e il 1917; la Turchia, che fu il pri­mo Paese a riconoscere l’Arme­nia dopo il crollo dell’Urss, chiuse le sue frontiere nel 1993 quando le forze armene si mobilitarono nell’enclave cristiana del Nagorno-Kara­bakh, quindi nel territorio del­l’alleato Azerbaijan.
Contenzioso pesantissimo. Ma la volontà può superare qualsiasi ostacolo. E ora Anka­ra e Erevan si preparano a defi­nire i dettagli su quattro impe­gni: normalizzazione delle rela­zioni, con apertura delle sedi diplomatiche; creazione di commissioni che dovranno analizzare ogni controversia; ri­discussione dell’accordo di Kars (1921) sui confini tra Tur­chia e Armenia; apertura delle frontiere e avvio di scambi commerciali.
Inutile ricordare che una spinta decisiva è stata data in aprile dal presidente degli Sta­ti Uniti Obama, che ha incon­trato i due ministri degli Este­ri. Ma non si può sottacere co­me
il progetto di accordo con­tenga importanti capitoli eco­nomici e strategici. Neutralizza­re l’ostilità dell’Armenia favori­sce i disegni della Turchia, sempre più intenzionata a di­ventare l’irrinunciabile canale di transito di tutte le risorse energetiche dell’area verso l’Europa. Certo, l’Azerbaijan, ricco di gas e petrolio, può ave­re qualche ragione di risenti­mento con Ankara (il Nagor­no- Karabakh è una ferita aper­ta), di cui però non può fare a meno. Ancora una volta, quin­di, quanto è accaduto confer­ma la linea vincente del pre­mier turco Erdogan. Se norma­lizzazione vi sarà davvero, è an­che e soprattutto merito suo.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT