Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 29/08/2009, a pag. 16, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo " Punire i leader della rivolta ". Dal MANIFESTO, a pag. 8, la breve dal titolo " Sul nucleare Tehran coopera: lo dice l’Aiea" preceduta dal nostro commento. Ecco gli articoli:
La STAMPA - Giordano Stabile : " Punire i leader della rivolta "


Punire anche i capi, non solo i manifestanti che sono scesi in piazza, sobillati «dalle potenze straniere». Mahmud Ahmadinejad lancia il primo punto del programma per il suo secondo mandato con una pesantissima minaccia. Parla all’Università di Teheran, per la preghiera del venerdì, di fronte a migliaia di persone. Un appuntamento che da sempre segna le svolte politiche. L’affondo è contro Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, i candidati riformisti sconfitti, accusati di aver attentato alle istituzioni della Repubblica islamica in combutta con Stati Uniti e Gran Bretagna.
Non cita nessuno, Ahmadinejad, ma i riferimenti sono chiari. «Bisogna affrontare seriamente la questione degli istigatori degli incidenti, quelli che hanno provocato, organizzato e attuato la linea del nemico devono essere affrontati con fermezza». Gli «elementi più importanti», sottolinea, non possono godere di «impunità e sicurezza» mentre i loro «seguaci» vengono puniti. Debbono essere affrontati «senza pietà».
Le punizioni, per i «seguaci» sono già state severissime. Nei disordini scoppiati per i presunti brogli nelle elezioni presidenziali ci sono stati almeno 30 morti, 70 per l’opposizione. Dei quattromila arrestati subito dopo il voto, un centinaio sono a processo, e altrettanti probabilmente ancora detenuti. Gli altri sono passati attraverso un inferno durato giorni o settimane. Botte, torture, stupri sistematici, con bastoni e bottiglie. Almeno due detenuti sono morti, nel centro di detenzione di Kahrizak.
Ahmadinejad ha ammesso le violenze, ma ha detto che sono state commesse fuori dai centri di detenzione, sempre per opera dei cospiratori «del movimento golpista», organizzate per gettare discredito sul governo. Il leader supremo Ali Khamenei, che aveva chiuso d’autorità Kahrizak, dove sono avvenuti gli abusi più gravi assieme alla famigerata prigione di Evin, ha ammesso, sempre ieri, che invece le violenze ci sono state, in carcere, ma sono state violazioni «triviali» rispetto ai crimini commessi dai manifestanti.
Mousavi e Karroubi hanno condannato i processi spettacolo e gli «stupri sistematici». Sui siti di opposizione, come Roozonline e Parleman News, filtrano sempre più numerose le testimonianze di chi è passato da Kahrizak ed Evin, sconvolgenti. L’avvocato Abdolfattah Soltani, uno dei collaboratori del premio Nobel Shirin Ebadi, venne arrestato il 16 giugno. Ha passato 17 giorni in una prigione, probabilmente quella di Ebin. «Ero chiuso in una cella minuscola - racconta - senza poter vedere nessuno, senza neanche potermi lavare. I giudici volevano che rinunciassi a lavorare per Ebadi e smettessi di parlare con i giornali stranieri, specie la Bbc».
Molto peggio è andata ai compagni di sorte di Soltani. «Nel cuore della notte venivano interrogati, torturati. Si sentivano le loro grida disperate: basta, non ne posso più». Soltani è stato liberato dietro una cauzione di 70 mila euro, una somma enorme in Iran. Un deputato del Parlamento, il Majilis, della commissione che sta indagando sugli abusi, denuncia invece «stupri sistematici con bastoni e bottiglie di soda» a Kahrizak, e violenze brutali durante l’irruzione della polizia in borghese, e dei miliziani Basiji, nei dormitori dell’Università, il 14 giugno, due giorni dopo il voto.Continuano gli attacchi degli insorti taleban contro le nostre truppe dispiegate nell’ovest dell’Afghanistan. Ieri mattina due elicotteri d’assalto dell’esercito, i «Mangusta», sono stati colpiti dal fuoco di armi leggere automatiche, sopra il villaggio di Pusth Rud, a circa 20 chilometri a nord di Farah. Gli elicotteri sono intervenuti nell’area a seguito della richiesta di supporto aerea di una base della polizia afghana, che si trovava sotto attacco da parte degli insorti. I due Mangusta, partiti da Farah, hanno raggiunto in pochissimi minuti la zona e durante «l’attività di supporto», cioè fuoco contro i ribelli sono stati fatti bersagliati da terra. I piloti hanno individuato la fonte della minaccia e neutralizzata. Nonostante i danni riportati, entrambi i velivoli sono rientrati alla base di Farah e nessun militare italiano è rimasto ferito.
Il MANIFESTO - " Sul nucleare Tehran coopera: lo dice l’Aiea"
Solo il quotidiano comunista può riportare le dichiarazioni ottimistiche dell'Aiea riguardo il programma nucleare iraniano. L'agenzia di controllo dell'Onu sostiene che " L’Iran ha rallentato le sue attività di arricchimento dell’uranio e ha ampliato la sua cooperazione (...) l’Iran ha aumentato (a 8.308) il numero di centrifughe per arricchire uranio installate, ma ne funziona solo una parte, e l’effettivo arricchimento è rallentato da maggio scorso ". Dato che l'Iran ha imbrogliato in passato l'Aiea sulla quantità di uranio in suo possesso, i suoi controlli sono poco attendibili. In ogni caso, se anche lo fossero, risulterebbe che il programma nucleare non è stato bloccato, ma solo rallentato. nessun segnale positivo, perciò. Ecco la breve:

" Davvero, è solo per uso domestico e pacifico... "
L’Iran ha rallentato le sue attività di arricchimento dell’uranio e ha ampliato la sua cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, permettendo un monitoraggio più efficace nel sito di arricchimento di Natanz. Così afferma l’agenzia di controllo dell’Onu: indiscrezioni in questo senso erano trapelate giorni fa, e maggiori dettagli sono in un rapporto confidenziale sull’Iran di cui la reuter ha ottenuto ieri qualche anticipazione. Si spiega che l’Iran ha aumentato (a 8.308) il numero di centrifughe per arricchire uranio installate, ma ne funziona solo una parte, e l’effettivo arricchimento è rallentato da maggio scorso. Il rapporto sarà la base dei colloqui tra le 5 potenze del Consiglio di sicurezza (più la Germania) che il 2 settembre tratteranno il caso Iran: renderà più difficile per Usa e i tre grandi europei convincere Russia e Cina ad approvare nuove sanzioni contro Tehran. Mentre l’Iran ha nominato un uomo relativamente moderato e favorevole al dialogo a capo della sua agenzia atomica nazionale.
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