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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.08.2009 Holbrooke accusa Karzai : ' Brogli alle elezioni '
Cronaca di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 agosto 2009
Pagina: 16
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «Brogli alle elezioni: l’inviato degli Usa adesso accusa Karzai»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/08/2009, a pag. 16, l'articolo di Andrea Nicastro dal titolo " Brogli alle elezioni: l’inviato degli Usa adesso accusa Karzai ".

 Richard Holbrooke e Hamid Karzai

KABUL — Sono trascorsi già dieci giorni dalle elezioni afgha­ne e ce ne vorrà ancora il dop­pio per sapere ufficialmente chi sarà il nuovo presidente o chi si dovrà affrontare al ballottag­gio. In tutto quasi un mese per contare poco meno di sei milio­ni di voti, circa il 35% degli aventi diritto. Il ritmo è di 200 mila schede al giorno, una pes­sima prova di efficienza, la peg­giore al mondo, esemplare del cattivo funzionamento della macchina statale afghana co­struita in 8 anni di aiuti stranie­ri. Eppure a Kabul nessuno pa­re preoccuparsene.
Nelle ambasciate, negli «uffi­ci » dei candidati, nei com­pound murati delle Nazioni Uni­te, l'interminabile attesa è ben­venuta. Offre il tempo, è il ra­gionamento più diffuso, per tro­vare un accomodamento, far sbollire gli spiriti, raggiungere compromessi.
Ad urne appena chiuse, i due candidati favoriti, il presidente Hamid Karzai e l'ex ministro de­gli Esteri Abdullah hanno en­trambi dichiarato vittoria. C'è voluto l'intervento dell'inviato speciale Usa Richard Holbroo­ke, la mattina dopo, per far cam­biare i toni. L'incontro con Kar­zai, però, fu tempestoso, confi­dano fonti anonime. E non è la prima volta tra i due.
Holbrooke avrebbe chiesto se Karzai fosse pronto ad accet­tare il ballottaggio. Il presiden­te
si sarebbe infuriato accusan­do gli Usa di predeterminare il risultato. I due potrebbero an­che aver parlato dei vicepresi­denti scelti da Karzai per rastrel­lare voti. Un attacco al sistema di potere prefigurato con que­ste elezioni.
«Il presidente ha promesso talmente tante poltrone a chi gli portava dei voti che sarà co­stretto a creare nuove provin­ce e nuovi ministeri per accon­tentare
tutti», sostiene Abdul Sherzai Khan, giornalista af­ghano. Fosse vero, spieghereb­be anche la lite con Holbrooke: un governo costruito su inte­ressi personali è il contrario di ciò che vorrebbe Washington.
Più quieta la conversazio­ne con lo sfidante Abdullah teso ad accattivarsi il favore americano. «Sappiamo come governa Karzai — spiega Eli­zabeth Rubin sul sito di
Forei­gn Affairs —. Abdullah è un' incognita».
Data per certa un'enorme quantità di brogli, il risultato del voto sembra in mano alla Commissione per i reclami (presieduta da tre occidentali e due afghani) che per legge ha il diritto di cancellare i voti delle aree con frodi accertate. Un giu­dizio opinabile e in pratica non appellabile. Qualunque sia il presidente, frodi e accuse ne
hanno già diminuito l'autore­volezza rispetto al primo Kar­zai. Il ballottaggio potrebbe mi­gliorare il clima oppure ripro­porre le scene di oggi ancora più esacerbate.
Uno dei rimedi per sollevare la popolarità del prossimo presi­dente (chiunque sia) potrebbe essere un summit internaziona­le da tenersi a Kabul. E' più di un'ipotesi in ambienti Onu. For­se potrebbe restituire un po' di fiducia e orgoglio agli afghani.
Ne hanno bisogno perché i talebani sono sempre più ag­gressivi. Ieri due elicotteri Man­gusta sono intervenuti a difesa di poliziotti afghani sotto attac­co a Farah. I talebani hanno col­piti i velivoli, ma sono stati «neutralizzati».
Nessun ferito tra gli italiani e solo lievi danni ai mezzi. Peg­gio è andata a un soldato Usa a Kandahar. I militari stranieri uc­cisi nel 2009 sono ormai già 299, il numero più alto dall'ini­zio della guerra nel 2001.

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