Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 28/08/2009, a pag. 11, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Angela Merkel e il miraggio della pace ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 19, l'articolo di Mara Gergolet dal titolo " Berlino dona a Israele le «mappe della Shoah» " preceduto dal nostro commento. Ecco gli articoli:
L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Angela Merkel e il miraggio della pace "

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato ieri la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed ha ascoltato in tedesco la stessa cantilena che aveva udito in inglese nei giorni scorsi. Infatti la Merkel, come aveva fatto Gordon Brown, è tornata sul tema degli insediamenti, asserendo il loro congelamento è di vitale importanza per arrivare all'apertura di una trattativa di pace. Ha anche aggiunto che è proprio nell'interesse di Israele fare di tutto per non perdere la possibilità di arrivare ad una pace in tempi brevi. Netanyahu ha già risposto a questa richiesta, che l'Europa ripete da tempo, asserendo che esistono degli insediamenti illegali e che sono stati smantellati in passato e lo saranno anche in futuro. Per quello che riguarda le costruzioni all'interno delle aree urbane e nella periferia di Gerusalemme e di altre città, invece, non è disposto a discuterle neanche con il potente alleato americano. "Gerusalemme è la capitale di Israele", è stato ciò che si è sentito rispondere il Primo Ministro inglese dopo avere insistito più del dovuto su questo punto. Per quello che riguarda l'altro tema caldo, cioè la rincorsa nucleare iraniana, la Merkel, sembra essere positiva nei confronti d ell'Iran facendo sua la proposta americana di instaurare un dialogo con Teheran al fine di avere la certezza che il nucleare degli Ayatollah sia pulito e non a fini militari. Ha aggiunto che nel caso in cui la strada del dialogo non dovesse portare a risultati concreti l'Occidente si vedrà costretta a mettere in atto il già deciso inasprimento delle sanzioni. Netanyahu ha ringraziato pubblicamente il governo tedesco per l'aiuto che sta dando per ottenere la liberazione di Gilad Shalit; infatti sono due rappresentanti tedeschi che stanno portando avanti le trattative per la sua liberazione fra Israele e il gruppo terroristico di Hamas. La sensazione che rimane alla fine della fiera è che durante l'incontro siano stati affrontati altri temi sui quali non è stata fatta parola in conferenza stampa. Angela Merkel è una politica troppo astuta per non sapere che il congelamento degli insediamenti, condizione posta dai palestinesi per poter aprire un tavolo di trattativa, è solo una scusa per prendere tempo. Siamo sicuri che una volta ottenuto Abu Mazen tirerà fuori dal suo cilindro una nuova ragione per mantenere lo "Status Quo". La Merkel, inoltre, non può non sapere che Ahmedinejad e i suoi sfrutteranno al meglio il tempo del dialogo per arrivare alla loro bomba atomica. E poi, perché mai dovrebbe essere proprio Israele ad avere interesse a raggiungere una pace con i palestinesi in tempi brevi?
CORRIERE della SERA - Mara Gergolet : " Berlino dona a Israele le «mappe della Shoah» "
Mara Gergolet riporta le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu e le commenta così : " Tutti in sala capiscono che Netanyahu pensa all’Iran, arriva fino a evocare la minaccia della Bomba, ma trova il buongusto — tra i superstiti della Shoah — di rinunciare a un facile discorso di propaganda anti-ayatollah.". Una frase infelice sfuggita all'inviata del Corriere della Sera. Parlare della minaccia iraniana non significa fare propaganda, bensì fare un discorso lucido e razionale. Invitiamo i nostri lettori a scrivere in questi termini al Corriere della Sera. Ecco l'articolo:
Bibi Netanyahu
BERLINO — Auschwitz, come l’hanno disegnata gli architetti di Hitler. C’è un grande foglio, porta la data del 14 ottobre 1941, è il «piano generale del campo di prigionia»: le baracche sistemate a gruppi di dieci, «controllate» da una caserma dei kapò disposta in modo perpendicolare. Ci sono gli schizzi della camera a gas: 8 novembre 1941. I crematori. In tutto 29 fogli, i piani originali del lager dove morirono 1 milione di persone, in larga parte ebrei: sono stati scoperti solo un anno fa, e donati ieri a Berlino al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
«C’è gente che nega l’Olocausto », dice Netanyahu, ricevendoli alla Springer Verlag, il gruppo editoriale del giornale Bild che ne è venuto in possesso nell’ottobre scorso. «Vengano adesso a vederli a Gerusalemme, questi piani per la fabbrica della morte». I disegni saranno esposti a partire dal 27 gennaio 2010, il giorno della memoria, allo Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme. «Non dobbiamo permettere che il male prepari lo sterminio degli innocenti — continua —. La barbarie armata non conosce limiti: deve essere disarmata, smilitarizzata in tempo». Tutti in sala capiscono che Netanyahu pensa all’Iran, arriva fino a evocare la minaccia della Bomba, ma trova il buongusto — tra i superstiti della Shoah — di rinunciare a un facile discorso di propaganda anti-ayatollah.
Singolare, la storia di questi documenti. Sono stati trovati in un appartamento di Berlino Est, durante una ristrutturazione e portati alla Bild . Ai margini sono siglati con le iniziali del capo delle Ss Heinrich Himmler e del comandante di Auschwitz, Rudolf Höss. Sul retro, un numero di catalogazione: probabilmente appartenevano, dicono gli storici, all’archivio sul Terzo Reich della Stasi e dopo la caduta del muro sono andati dispersi. Non sono gli unici piani di costruzione di Auschwitz recuperati, l’Armata rossa dopo la liberazione del lager ne trovò alcuni e li portò a Mosca: ma questi sono gli unici che saranno esposti, e per di più in Israele.
«Documenti importantissimi, non solo perché ci consentono di seguire tutto il processo d’ideazione — dice il direttore dello Yad Vashem, Avner Shalev —, ma anche perché ci permettono di portare la progettazione di Auschwitz indietro fino all’autunno 1941». Ben prima quindi (come è ormai provato dagli storici) della Conferenza di Wannsee, dove nella concezione più diffusa fu ideata la Soluzione finale.
«In verità — dice Shalev— lo sterminio sistematico, industriale degli ebrei fu deciso mesi prima da Hitler, lì furono solo impartite le istruzioni a tutti gli alti vertici del Reich». E nel castello di Wannsee Netanyahu ha voluto, prima di ripartire, rendere omaggio all’eccidio del proprio popolo.
E tuttavia, se ogni visita in Germania non può che caricarsi di fortissimi simboli, se la cancelliera Angela Merkel ha ripetuto anche ieri che l’«Olocausto è la responsabilità storica dei tedeschi» che per questo sono vincolati «a difendere Israele», Netanyahu aveva in agenda temi molto urgenti. La ripresa dei negoziati di pace con i palestinesi: e qui ha dovuto incassare la richiesta della Merkel «di bloccare gli insediamenti». Ma soprattutto l’Iran, argomento che — se lasciato solo aleggiare nelle cerimonie pubbliche — è stato al centro degli incontri privati. «Servono sanzioni paralizzanti » contro il regime — ha attaccato Netanyahu —, scegliendo un linguaggio che ricalca perfino nelle parole quello di Hillary Clinton. «Se entro settembre non ci saranno progressi — gli ha risposto la Merkel —, dovremo considerare nuove misure e sanzioni». Un altro segnale che la repressione attuata dal regime di Teheran sta chiudendo la finestra di dialogo con l’Occidente. Parole che Netanyahu voleva sentire e che — insieme ai disegni di Auschwitz — porta a casa come un impegno.
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