mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






L'Opinione - Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.08.2009 Netanyahu a Berlino
Cronaca di Michael Sfaradi e uno scivolone di Mara Gergolet

Testata:L'Opinione - Corriere della Sera
Autore: Michael Sfaradi - Mara Gergolet
Titolo: «Angela Merkel e il miraggio della pace - Berlino dona a Israele le 'mappe della Shoah'»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 28/08/2009, a pag. 11, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Angela Merkel e il miraggio della pace ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 19, l'articolo di Mara Gergolet dal titolo " Berlino dona a Israele le «mappe della Shoah» " preceduto dal nostro commento. Ecco gli articoli:

L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Angela Merkel e il miraggio della pace "

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato ieri la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed ha ascoltato in tedesco la stessa cantilena che aveva udito in inglese nei giorni scorsi. Infatti la Merkel, come aveva fatto Gordon Brown, è tornata sul tema degli insediamenti, asserendo il loro congelamento è di vitale importanza per arrivare all'apertura di una trattativa di pace. Ha anche aggiunto che è proprio nell'interesse di Israele fare di tutto per non perdere la possibilità di arrivare ad una pace in tempi brevi. Netanyahu ha già risposto a questa richiesta, che l'Europa ripete da tempo, asserendo che esistono degli insediamenti illegali e che sono stati smantellati in passato e lo saranno anche in futuro. Per quello che riguarda le costruzioni all'interno delle aree urbane e nella periferia di Gerusalemme e di altre città, invece, non è disposto a discuterle neanche con il potente alleato americano. "Gerusalemme è la capitale di Israele", è stato ciò che si è sentito rispondere il Primo Ministro inglese dopo avere insistito più del dovuto su questo punto. Per quello che riguarda l'altro tema caldo, cioè la rincorsa nucleare iraniana, la Merkel, sembra essere positiva nei confronti d ell'Iran facendo sua la proposta americana di instaurare un dialogo con Teheran al fine di avere la certezza che il nucleare degli Ayatollah sia pulito e non a fini militari. Ha aggiunto che nel caso in cui la strada del dialogo non dovesse portare a risultati concreti l'Occidente si vedrà costretta a mettere in atto il già deciso inasprimento delle sanzioni. Netanyahu ha ringraziato pubblicamente il governo tedesco per l'aiuto che sta dando per ottenere la liberazione di Gilad Shalit; infatti sono due rappresentanti tedeschi che stanno portando avanti le trattative per la sua liberazione fra Israele e il gruppo terroristico di Hamas. La sensazione che rimane alla fine della fiera è che durante l'incontro siano stati affrontati altri temi sui quali non è stata fatta parola in conferenza stampa. Angela Merkel è una politica troppo astuta per non sapere che il congelamento degli insediamenti, condizione posta dai palestinesi per poter aprire un tavolo di trattativa, è solo una scusa per prendere tempo. Siamo sicuri che una volta ottenuto Abu Mazen tirerà fuori dal suo cilindro una nuova ragione per mantenere lo "Status Quo". La Merkel, inoltre, non può non sapere che Ahmedinejad e i suoi sfrutteranno al meglio il tempo del dialogo per arrivare alla loro bomba atomica. E poi, perché mai dovrebbe essere proprio Israele ad avere interesse a raggiungere una pace con i palestinesi in tempi brevi?

CORRIERE della SERA - Mara Gergolet : " Berlino dona a Israele le «mappe della Shoah» "

Mara Gergolet riporta le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu e le commenta così : " Tutti in sala capi­scono che Netanyahu pensa al­l’Iran, arriva fino a evocare la minaccia della Bomba, ma tro­va il buongusto — tra i super­stiti della Shoah — di rinuncia­re a un facile discorso di propa­ganda anti-ayatollah.". Una frase infelice sfuggita all'inviata del Corriere della Sera. Parlare della minaccia iraniana non significa fare propaganda, bensì fare un discorso lucido e razionale. Invitiamo i nostri lettori a scrivere in questi termini al Corriere della Sera. Ecco l'articolo:

Bibi Netanyahu

BERLINO — Auschwitz, co­me l’hanno disegnata gli archi­tetti di Hitler. C’è un grande fo­glio, porta la data del 14 otto­bre 1941, è il «piano generale del campo di prigionia»: le ba­racche sistemate a gruppi di dieci, «controllate» da una ca­serma dei kapò disposta in mo­do perpendicolare. Ci sono gli schizzi della camera a gas: 8 novembre 1941. I crematori. In tutto 29 fogli, i piani origi­nali del lager dove morirono 1 milione di persone, in larga parte ebrei: sono stati scoperti solo un anno fa, e donati ieri a Berlino al primo ministro isra­eliano Benjamin Netanyahu.
«C’è gente che nega l’Olo­causto », dice Netanyahu, rice­vendoli alla Springer Verlag, il gruppo editoriale del giornale Bild che ne è venuto in posses­so nell’ottobre scorso. «Venga­no adesso a vederli a Gerusa­lemme, questi piani per la fab­brica della morte». I disegni sa­ranno esposti a partire dal 27 gennaio 2010, il giorno della memoria, allo Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusa­lemme. «Non dobbiamo per­mettere che il male prepari lo sterminio degli innocenti — continua —. La barbarie arma­ta non conosce limiti: deve es­sere disarmata, smilitarizzata in tempo». Tutti in sala capi­scono che Netanyahu pensa al­l’Iran, arriva fino a evocare la minaccia della Bomba, ma tro­va il buongusto — tra i super­stiti della Shoah — di rinuncia­re a un facile discorso di propa­ganda anti-ayatollah.
Singolare, la storia di questi documenti. Sono stati trovati in un appartamento di Berlino Est, durante una ristrutturazio­ne e portati alla
Bild . Ai margi­ni sono siglati con le iniziali del capo delle Ss Heinrich Him­mler e del comandante di Au­schwitz, Rudolf Höss. Sul re­tro, un numero di catalogazio­ne: probabilmente appartene­vano, dicono gli storici, all’ar­chivio sul Terzo Reich della Stasi e dopo la caduta del mu­ro sono andati dispersi. Non sono gli unici piani di costru­zione di Auschwitz recuperati, l’Armata rossa dopo la libera­zione del lager ne trovò alcuni e li portò a Mosca: ma questi sono gli unici che saranno esposti, e per di più in Israele.
«Documenti importantissi­mi, non solo perché ci consen­tono di seguire tutto il proces­so d’ideazione — dice il diret­tore dello Yad Vashem, Avner
Shalev —, ma anche perché ci permettono di portare la pro­gettazione di Auschwitz indie­tro fino all’autunno 1941». Ben prima quindi (come è or­mai provato dagli storici) del­la Conferenza di Wannsee, do­ve nella concezione più diffu­sa fu ideata la Soluzione fina­le.
«In verità — dice Shalev— lo sterminio sistematico, indu­striale degli ebrei fu deciso me­si prima da Hitler, lì furono so­lo impartite le istruzioni a tut­ti gli alti vertici del Reich». E nel castello di Wannsee Neta­nyahu ha voluto, prima di ri­partire, rendere omaggio al­l’eccidio del proprio popolo.
E tuttavia, se ogni visita in Germania non può che caricar­si di fortissimi simboli, se la cancelliera Angela Merkel ha ripetuto anche ieri che l’«Olo­causto è la responsabilità stori­ca dei tedeschi» che per que­sto sono vincolati «a difende­re Israele», Netanyahu aveva in agenda temi molto urgenti. La ripresa dei negoziati di pa­ce con i palestinesi: e qui ha dovuto incassare la richiesta della Merkel «di bloccare gli insediamenti». Ma soprattutto l’Iran, argomento che — se la­sciato solo aleggiare nelle ceri­monie pubbliche — è stato al centro degli incontri privati. «Servono sanzioni paralizzan­ti » contro il regime — ha attac­cato Netanyahu —, scegliendo un linguaggio che ricalca perfi­no nelle parole quello di Hil­lary Clinton. «Se entro settem­bre non ci saranno progressi — gli ha risposto la Merkel —, dovremo considerare nuove misure e sanzioni». Un altro se­gnale che la repressione attua­ta dal regime di Teheran sta chiudendo la finestra di dialo­go con l’Occidente. Parole che Netanyahu voleva sentire e che — insieme ai disegni di Auschwitz — porta a casa co­me
un impegno.

Per inviare il proprio parere a Opinione e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti


diaconale@opinione.it
lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT