Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Abdullah Abdullah : ' Niente alleanze con Karzai ' L'intervista di Mariangela Pira
Testata: La Stampa Data: 27 agosto 2009 Pagina: 13 Autore: Mariangela Pira Titolo: «Niente alleanze con Karzai»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/08/2009, a pag. 13, l'intervista di Mariangela Pira ad Abdullah Abdullah dal titolo " Niente alleanze con Karzai ".
Abdullah Abdullah
Abdullah Abdullah, rivale di Karzai nella corsa alle presidenziali afgane, ha ottenuto - stando al 17% dei voti conteggiati finora - il 35% dei consensi, contro il 45% dell’attuale presidente Hamid Karzai. Se il distacco resta così ridotto si andrà verso il ballottaggio. Tagiko di origini ma con legami di parentela con i pashtun, ex mujaheddin, amico di Ahmad Shah Massoud la cui Alleanza del Nord cacciò i taleban, viene descritto come un uomo di «rara intelligenza», molto apprezzato dai governi europei. I risultati preliminari dimostrano che il vantaggio di Karzai si sta ampliando. Come giudica questi risultati? «Sono solo dati preliminari. Abbiamo sottoposto alla Commissione per i reclami le nostre richieste di verifica sui brogli in alcune regioni. Non è riflesso in questi dati, aspetto i risultati dopo le verifiche. Nelle province di Kandahar, Helmand, Khost, Ghazni i voti dovrebbero essere ricontati perché c’è stata una frode massiccia. Sappiamo che in queste aree l’affluenza è stata inferiore al 10%. Ma dai dati preliminari risulta il 45%. Inaccettabile». Circa 800 denunce sono sul tavolo dei commissari. Lei ha parlato di brogli elettorali a favore del suo rivale Karzai. Ritiene legittime queste elezioni? «Che si siano tenute è un fatto positivo. Ma più che irregolarità c’è stata una frode massiccia orchestrata dal governo Karzai. Non dovrebbe essere consentito decidere a priori chi vincerà le elezioni». Quindi il distacco che cresce nelle ultime ore è il risultato di una frode? «Karzai non si aspettava che io fossi un candidato così forte viste le alleanze che aveva architettato con i leader delle varie regioni, da Dostum al maresciallo Fahim per assicurarsi il voto al nord e al centro. Perché sono questi i voti importanti, reali, non quelli del Sud. Peccato che si aspettava il 100% dei voti in queste regioni, invece ha il 25%». È possibile il riconteggio dei voti? «Certo, almeno nelle regioni dove la frode è visibile a tutti, anche agli organismi internazionali». Si parla di un governo parlamentare con un presidente e un primo ministro, Karzai e a lei. È vero? «No. No. No. Non c’è posto per me in una sorta di sistema mafioso. Basta l’esempio di queste elezioni, rubate ancor prima che gli afghani andassero a votare». Ma se Karzai glielo chiedesse? «No. Semplicemente non ci sono punti di incontro. Da una parte l’uso e l’abuso del potere per se stesso, dall’altra chi combatte per il governo del popolo. Karzai vorrebbe una coalizione basata sulle sue alleanze e sulle promesse che ha fatto ad altri. Per lui il governo, la leadership, sono nelle mani di poche persone». Molti accusano il governo di corruzione. Cosa farebbe lei? «La corruzione è una regola con il governo Karzai. Non ci sarà tolleranza, correggeremo le leggi che anche se indirettamente la permettono e ci sarà un’autorità di anti-corruzione. Perché i giovani non diventino corrotti migliorerò le loro condizioni di vita e alzerò gli stipendi». Le donne afghane sono vittime di soprusi soprattutto nelle famiglie. Quali sono i suoi programmi per la loro tutela? «La violenza contro le donne purtroppo è presente in tutto l’Afghanistan. E proprio a causa delle minacce dei talebani nei loro confronti c’è stata una bassa affluenza rispetto alle attese. La mia priorità è migliorare le loro condizioni di vita». Lei ha parlato di un processo di pace con i talebani «moderati». «Questa frase che mi è stata attribuita non è corretta. Intendevo dire che vorrei raggiungere tutte le aree del Paese, anche quelle più remote. Quelle libere dai talebani e quelle in cui vige ancora il loro controllo. Ci sono giovani che si sono uniti ai taleban per il malfunzionamento del governo Karzai, non è colpa loro. Io voglio rivolgermi a loro. Chi invece continua l’uso della violenza deve essere isolato. Il fallimento del governo ha rafforzato il loro movimento». Quante responsabilità hanno i Paesi vicini nelle bombe e nella tensione in Afghanistan, il Pakistan in particolare? «Ci sono responsabilità, certo. I talebani sono presenti anche oltre confine e il movimento è finanziato da altre regioni. Occorre stabilire una reale collaborazione tra i due Paesi per fronteggiare questo problema».
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