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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
24.08.2009 Lockerbie, Gheddafi attacca: 'l´Occidente è arrogante'
Cronache di Fabio Cavalera, Cristina Nadotti

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Fabio Cavalera - Cristina Nadotti
Titolo: «I party di Lord Mandelson con i russi e Gheddafi Jr - Lockerbie, Gheddafi attacca: 'L´Occidente è arrogante'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/08/2009, a pag. 13, l'articolo di Fabio Cavalera dal titolo " I party di Lord Mandelson con i russi e Gheddafi Jr ". Dalla REPUBBLICA, a pag. 16, l'articolo di Cristina Nadotti dal titolo " Lockerbie, Gheddafi attacca: 'L´Occidente è arrogante' ". Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Fabio Cavalera : " I party di Lord Mandelson con i russi e Gheddafi Jr "

 Saif Gheddafi

LONDRA — In giugno la compa­gnia si ritrovò all’hotel Splendid, un resort cinque stelle di Becici sulle co­ste adriatiche del Montenegro, la pic­cola Repubblica che sogna di trasfor­marsi in rifugio di multimiliardari uo­mini d’affari. Decine di bottiglie di champagne erano state prenotate per brindare ai trentasette anni di Saif Gheddafi, il secondo dei sette figli del Colonnello, arrivato con il jet privato. A organizzare la rimpatriata avevano pensato gli amici: Oleg Deripaska, l’oligarca russo che controlla un impe­ro (energia, alluminio, finanza) con 300 mila dipendenti, Nat Rothschild, la dinastia dei banchieri, Lakshmi Mit­tal, l’indiano che è il quarto uomo più ricco al mondo. Poi Lord Mandelson, il sofisticato numero due del governo britannico. Tutti lì a festeggiare Saif, l’«ambasciatore del business» libico.
Raffinato e colto, Saif ha una predi­lezione per Londra e la City: ama com­prare scarpe attorno a Bond Street, ha casa, manovra capitali e soprattutto ha preso un master in Relazioni inter­nazionali alla London School of Eco­nomics che gli è rimasta nel cuore, tanto che qualche tempo fa si è per­messo di donare alla prestigiosa uni­versità due milioni di dollari. E natu­ralmente ha una ragnatela di relazioni che arrivano fino a Buckingham Pala­ce. Se il duca di York, Andrea, in dodi­ci mesi è volato tre volte a Tripoli per promuovere i rapporti commerciali, lo deve anche al terreno che gli ha pre­parato Saif: è il volto moderno del re­gime libico.
Scontato che a Becici, per i suoi 37 anni, ci fosse la giusta compagnia di amici. Quella sera il giovane Gheddafi parlò con Lord Mandelson, il vice di Gordon Brown, della liberazione del­l’attentatore di Lockerbie, al-Me­grahi? Se di «Libia connection», petro­lio e gas in cambio della scarcerazione dell’ex agente dei servizi segreti di Tri­poli, è in qualche modo possibile par­lare, come ha fatto ieri il
Sunday Tele­graph in prima pagina, si può anche partire dalla festa di Becici e dai corol­lari (i party di Londra e di Corfù) che non provano nulla se non che fra Tri­poli e Londra corrono intensi rapporti «mondani». Ma di tasselli da sistema­re in questa storia ve ne sono molti.
Saif è sicuramente con la sua ele­ganza un «ponte» importante fra il Co­lonnello Gheddafi, i governi e il mon­do d’affari europei. Ed è difficile pen­sare che parli a caso. Se due giorni fa, intervistato alla radio di Tripoli, ha detto che il rilascio di al-Megrahi era sul tavolo di tutte le trattative com­merciali fra Regno Unito e Libia avrà avuto pure le sue ragioni. Politica, bu­siness e salotti nobili, addirittura rea­li: Saif, sa bene come gira il mondo. Il master in Relazioni internazionali non lo ha preso, a Londra, per avere un diploma da attaccare al muro. Non sarebbe sorprendente se nella «Libia connection» spettasse a lui il ruolo di
primo attore.

La REPUBBLICA - Cristina Nadotti : " Lockerbie, Gheddafi attacca: 'L´Occidente è arrogante' "

 Muammar Gheddafi

LONDRA - E dire che gli era stato raccomandato di tenere un basso profilo e agire con prudenza. Il leader libico Muammar Gheddafi risponde alle polemiche che infuriano in Gran Bretagna sul rilascio di al Megrahi, l´unico condannato per l´attentato di Lockerbie, nel suo stile, cioè soffiando sul fuoco. Il colonnello accusa l´Occidente di arroganza e di una politica «dei due pesi e due misure che nasce dall´arroganza, dal disprezzo per le altre nazioni e la loro opinione pubblica». Il leader libico fa poi un´affermazione che sembra una risposta indiretta alle critiche espresse dal direttore dell´Fbi, Robert Mueller, venerdì. L´agenzia statunitense aveva parlato della decisione scozzese come di «una beffa alla giustizia» e un pericoloso incitamento al terrorismo. Gheddafi respinge l´accusa al mittente sostenendo che è la politica occidentale a generare «il terrorismo che oggi subiscono quei Paesi che protestano per al Megrahi. Il terrorismo è un fenomeno che ha delle cause - sottolinea il colonnello - e trova le sue giustificazioni in questa politica».
Mentre Gheddafi continua a esternare, il primo ministro britannico Gordon Brown non replica al nuovo attacco che gli è venuto dall´Observer. Il quotidiano ha infatti avuto il testo della lettera con cui il premier consigliò al colonnello, poco prima dell´annuncio della scarcerazione per motivi umanitari di al Megrahi, di «agire con sensibilità». Nella stessa lettera si fa riferimento a colloqui tra il leader libico e il premier sulla possibile liberazione di Abdebaset al-Megrahi al G8 dell´Aquila. Il quotidiano osserva dunque che la decisione era già avanzata a tal punto e Brown talmente ben informato, che ritenne necessario parlare a luglio dei termini del ritorno a casa del condannato.
In un clima di tale esasperazione acquista un signifcato particolare anche la notizia che il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha comprato una villa ad Hampstead, zona di gran pregio nella parte settentrionale di Londra. Non sarebbe un evento straordinario, visto che da tempo la capitale britannica è una delle città preferite dai rampolli facoltosi del mondo arabo, ma il prezzo della residenza, oltre 11,5 milioni di euro, fa gridare allo scandalo il Daily Mail. Il quotidiano sostiene che quello che è considerato l´erede del colonnello e il principale architetto delle trattative per la liberazione di al Megrahi potrebbe aver fatto tappa ad Hampstead giovedì scorso quando volò a Londra per andare a prendere l´ex ergastolano e riportarlo a Tripoli.

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