Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 22/08/2009, a pag. 25, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Fadwa Barghouti dal titolo " Liberate Barghouti. La sua mediazione porterà alla pace ".
Fadwa Barghouti, intervistata da un compiacentissimo Umberto De Giovannangeli, richiede la scarcerazione del marito, il quale è in carcere per i massacri di cui si è reso responsabile negli attentati terroristici nella seconda intifada. E per questo condannato a cinque ergastoli.
Quando Udg le fa notare timidamente che suo marito è in carcere per aver assassinato dei civili, lei nega,sostenendo che " Marwan ha organizzato la resistenza all’occupazione israeliana dei Territori, ma ha sempre condannato l’uccisione di civili in Israele. La resistenza armata non è sinonimo di terrorismo, essa è sancita anche dalla Convenzione di Ginevra». ". Marwan Barghouti è un assassino. La 'resistenza armata' è terrorismo dato che prevede l'uccisione di civili innocenti.Ma Udg non gliel'ha ricordato.
Ecco l'intervista:

Marwan Barghouti e la moglie, Fadwa
Marwan si è sempre battuto per l’unità e il rinnovamento di Fatah, condizioni che ha sempre ritenute fondamentali per il rafforzamento della causa palestinese e per sfidare politicamente Hamas. Unità e rinnovamento che il Congresso appena concluso ha sancito con forza». A parlare è una delle figure femminili emergenti nella leadership palestinesi: Fadwa Barghouti, avvocato, moglie di Marwan Barghouti, l’uomo simbolo della seconda Intifada, detenuto nel carcere israeliano di Hadarim, condannato all’ergastolo. Barghouti è risultato il terzo degli eletti al nuovo Comitato Centrale di Fatah al Congresso di Betlemme. Metà dei 2.200 delegati hanno votato per lui. E se c’è una figura nel Fatah che è davvero popolare tra i palestinesi, è proprio lui, il leader dell’Intifada arrestato nel 2002 da Israele e condannato per l’assassinio di 5 israeliani.
Secondo un sondaggio del «Centro palestinese di ricerca su politica e sondaggi», se le presidenziali si tenessero ora, il presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) otterrebbe il 49% dei voti contro il 44% del leader di Hamas Ismail Hanyieh. Ma se Barghouti sfidasse Hamas, vincerebbe col 64%. Fadwa Barghouti è entrata a far parte degli organismi dirigenti di Fatah. Ed oggi, dalle pagine dell’Unità, rilancia il suo appello per la liberazione del marito: «Marwan - afferma decisa Fadwa Barghouti - da uomo libero può dare un contributo importante alla ricerca di una pace giusta, stabile. Una pace tra pari».
C’è chi sostiene che il vero vincitore del Congresso di Fatah sia stato suo marito...
«Marwan ha sempre rigettato ogni personalizzazione. Lui si è sempre battuto per un profondo rinnovamento di Fatah, senza il quale a uscire indebolito non è solo il movimento Fatah la stessa causa palestinese. Resta l’amarezza per il tempo perso, ma oggi si finalmente voltata pagina...».
Quel tempo perso è stato messo a frutto da Hamas...
«Che però ha finito per abusare del consenso avuto... Marwan è sempre stato convinto che Hamas andasse sconfitto politicamente e che a farlo doveva essere il popolo palestinese...».
Invece?
«Invece Israele ha pensato di poter utilizzare la vittoria di Hamas e la prova di forza a Gaza per punire l’intero popolo palestinese, trasformando la Striscia in una enorme prigione a cielo aperto, infliggendo a un milione e mezzo di palestinesi punizioni collettive contraria ad ogni norma internazionale e al diritto umanitario. Ma sulla sofferenza e il disprezzo dei diritti umani non si costruisce un percorso di pace, si alimenta odio e disperazione».
Nel Congresso di Fatah, il presidente Abu Mazen ha parlato del diritto di resistenza del popolo palestinese....
«Lo stesso diritto rivendicato da Marwan, per il quale è stato sequestrato da Israele e condannato al carcere a vita...».
Israele lo ha condannato per l’uccisione di civili...
«È falso. Falso. Marwan ha organizzato la resistenza all’occupazione israeliana dei Territori, ma ha sempre condannato l’uccisione di civili in Israele. La resistenza armata non è sinonimo di terrorismo, essa è sancita anche dalla Convenzione di Ginevra».
Nei giorni scorsi, lei ha lanciato un nuovo appello a Israele perché liberi Marwan Barghouti.
«Considero la liberazione di Marwan non solo un atto di giustizia ma un “investimento” politico. Un investimento di pace. Perché il consenso ricevuto da Marwan al Congresso di Fatah è la riprova che lui è un fattore di unità, un leader che non ha mai smesso di credere e battersi per una pace giusta, fondata sul diritto dei palestinesi a vivere in uno Stato indipendente, compatto territorialmente, con Gerusalemme Est come capitale. Uno Stato pienamente sovrano, e non una sorta di bantustan mediorientale, Marwan è parte della soluzione del problema, non il problema...».
Marwan Barghouti. Spesso si parla di lui come di un simbolo...
«Per me è il compagno della vita, il padre dei miei figli, e non solo un compagno di lotta. E se Marwan è diventato un simbolo, è perché un popolo prigioniero si riconosce in lui, nelle volontà indomita di non arrendersi all’ingiustizia. E in una voglia di libertà che non sarà piegata. Mai».
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