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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
20.08.2009 Guerra in Afghanistan: i 'cattivi' sono quelli con meno morti
L'analisi delirante di Robert Fisk

Testata:
Autore: Robert Fisk
Titolo: «Quei funerali militari fanno perdere la guerra»

Riportiamo dall'UNITA',di oggi, 20/08/2009, a pag. 10, l'articolo di Robert Fisk dal titolo " Quei funerali militari fanno perdere la guerra ".

Robert Fisk crede che la guerra in Afghanistan sia di occupazione, di conquista : " Nessuno dei militari britannici o di qualsiasi altro paese occidentale ha motivo di occupare neppure un metro quadrato del suolo musulmano. Ma lo fa. ". Le motivazione che hanno spinto i paesi occidentali a intraprendere una guerra in iraq non sono menzionati. Il terrorismo islamico? Robert Fisk ne ignora l'esistenza.
"
Pochi tra coloro che si ritrovano all’aereoporto militare di Brize Norton spendono molto tempo a ricordare i civili afgani o iracheni uccisi. Quanti mesi ci vorrebbero per portare solennemente in corteo attraverso le città britanniche quelle centinaia di migliaia di corpi? Il loro destino non è dopo tutto meno «profondamente tragico» – ecco le parole del ministro della Difesa per le nostre più recenti perdite – rispetto alla morte dei soldati britannici.". La visione manichea di Fisk è evidente da queste righe: gli occidentali sono i "cattivi" della situazione perchè i loro morti sono in numero minore rispetto a quelli iraqeni o afghani. Sul fatto che la guerra in Afghanistan abbia degli obiettivi militari, non una parola. La lotta al terrorismo tanto disprezzata dai critici dell'America di Bush qui non viene nemmeno menzionata. Sembra quasi che l'occidente abbia "invaso" l'Afghanistan e che l'abbia fatto con lo scopo di massacrare la popolazione inerme, quando si tratta dell'esatto contrario.
Sul fatto che l'opinione pubblica inglese si commuova di più per la morte dei propri soldati che non per quella di talebani afghani, Fisk scrive, attribuendo alle democrazie occidentali sentimenti razzisti e islamofobi che non hanno : "
Credo che siamo abituati alla tv di guerra, quella dove noi viviamo e loro - gli altri, gli stranieri dagli occhi scuri e dalla strana religione - muoiono. ".  L'UNITA' plaude. Il DNA trinariciuto non molla la presa. Ecco l'articolo:

 Robert Fisk

Più di 200 soldati morti in Afghanistan, e Gordon Brown ci avverte che «il modo migliore per onorarne la memoria è andare avanti su questo percorso». Non so quale «percorso» abbia in mente – proteggere la democrazia, addestrare l’esercito afgano, sconfiggere i talebani, dialogare con i talebani o semplicemente combatterli per non ritrovarseli sulle coste britanniche – ma questo è farina del sacco di George W. Bush. Bush, mi sembra di ricordare, ci diceva che avremmo tradito i morti americani in Iraq se avessimo smesso di combattere. Era per loro che dovevamo continuare a uccidere altri iracheni. E adesso dobbiamo farlo per i morti in Afghanistan, continuare a uccidere altri afgani. Che, naturalmente, continueranno a uccidere noi. Non c’è fine a questa follia? Se continuiamo a mandare i nostri soldati a morire perché i soldati che abbiamo mandato prima di loro sono stati uccisi, allora dovremmo lasciare subito l’Afghanistan. È un dato di fatto. Nessuno dei militari britannici o di qualsiasi altro paese occidentale ha motivo di occupare neppure un metro quadrato del suolo musulmano. Ma lo fa.
Sono morti più di 200 soldati, ma per onorarli dobbiamo perderne altri. Gli inglesi – gran popolo, anche se talvolta un po’ duro di comprendonio – hanno affrontato tutto questo molto tempo fa. Ecco perché quella folla in lutto per gli otto soldati britannici uccisi in Afghanistan a metà luglio (nessun membro del governo, ovviamente). La stessa cosa succede ogni volta che una bara torna a casa avvolta nella bandiera.
Fino alla Prima Guerra Mondiale i nostri soldati non venivano celebrati ma semplicemente sepolti in fosse comuni. E così anche nella Seconda Guerra Mondiale. Nessuna bara avvolta nella bandiera è tornata in patria. Solo un telegramma alle famiglie. Ma questo ci ha forse impedito di mettere sotto accusa le guerre in cui quei soldati sono morti? La maggior parte dei cittadini britannici pensava che valesse la pena combattere nel secondo conflitto mondiale. Lo stesso non si può dire della Prima Guerra Mondiale dopo la Somme.
Abbiamo perduto poco più di 200 soldati – riconosciamolo, la maggior parte dei quali negli ultimi 14 mesi – in una guerra durata otto anni. Nella Seconda Guerra Mondiale, durata circa sei anni, la GB ha perso 650 uomini solo nel D-Day, il 6 giugno 1944. I canadesi hanno avuto appena 335 caduti, ma gli americani 1.465. In un solo giorno.
Torniamo alla Grande Guerra. Nel primo giorno della battaglia della Somme – il 1 luglio 1916 – sono caduti circa 19.500 uomini. Cento volte i nostri morti in Afghanistan in 24 ore. Nelle battaglie di Arras e Messines, nel 1917, la GB ha perso 37.500 uomini. Non tornarono a casa. Restarono sul campo di battaglia. Certo, non possiamo seppellire i nostri soldati in Afghanistan – quando in epoca vittoriana si faceva così, gli afgani dissotterravano e mutilavano i corpi – ma lo stillicidio di cadaveri che tornano a casa dai campi di battaglia stranieri è qualcosa che un primo ministro britannico non ha mai dovuto affrontare.
Pochi tra coloro che si ritrovano all’aereoporto militare di Brize Norton spendono molto tempo a ricordare i civili afgani o iracheni uccisi. Quanti mesi ci vorrebbero per portare solennemente in corteo attraverso le città britanniche quelle centinaia di migliaia di corpi? Il loro destino non è dopo tutto meno «profondamente tragico» – ecco le parole del ministro della Difesa per le nostre più recenti perdite – rispetto alla morte dei soldati britannici.
Credo che siamo abituati alla tv di guerra, quella dove noi viviamo e loro - gli altri, gli stranieri dagli occhi scuri e dalla strana religione - muoiono. Non dobbiamo permettere loro di raggiungere le coste dell’Inghilterra. Ecco perché, a volte e in pochi, moriamo anche noi.

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