Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/08/2009, a pag. 33, l'articolo di Maurizio Porro dal titolo "L’orrore a Gaza, documentario da premio ".
Del documentario di Stefano Savona abbiamo già scritto (cliccare sul link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=10&sez=110&id=30575 per leggere la critica di IC, rassegna dell'11/08/2009). La recensione entusiastica di Maurizio Porro conferma i nostri sospetti sulla natura del "documentario" di Stefano Savona. E' pura propaganda anti israeliana.
Nell'articolo si legge che il documentario sarà programmato su Rai3 a metà settembre e, per questo, invitiamo i lettori di IC a scrivere alla commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi (l'indirizzo e-mail è : vigilanzarai@senato.it ) per bloccarne la trasmissione.
Ecco l'articolo di Maurizio Porro :
Stefano Savona
LOCARNO — Nel dichiarare chiuso il 62mo Festival c’è stato un irripetibile, edipico gioco di parole: il direttore uscente Frederic Maire ha passato le consegne a Olivièr Père, cioè da mamma a papà. I numeri, trattandosi di un anno di crisi e con i manga in agguato giorno e notte, non sono male: sì, 157.057 spettatori contro 180.008 del 2008 (12,7%), ma la Piazza Grande e campanilista (ha votato un film svizzero), è salita, 58.100 presenze, nonostante il recital di una cantante mongola.
I film fortunati? Il pardo d’oro a She, a Chinese di Xialou Guo sulla nota caparbietà delle ragazze made in China; Speciale al cecoviano Buben Barabou di Mirgirev; la diva migliore è Lotte Verbeek di
Nothing personal e il miglior attore Antonis Kafetzopoulos, gran vitellone di Accademia Plato . Il premio che consola l’Italia (assente dal concorso) è quello speciale dei Cineasti del Presente andato a Stefano Savona per Piombo fuso , agghiacciante documentario su Gaza: 8000 persone plaudenti ma anche 30.000 franchi, il passaggio su Ciné Cinéma. E in seconda serata, il 17 settembre, su Rai3.
«Mi interessa — dice lui — che il film circoli in tv in versione ridotta e poi sugli schermi, per capire se il cinema ha qualcosa da dire sulle tragedie contemporanee che racconto come fossero storia, superando tv, cronaca e attualità». Non è stata una passeggiata. L’inferno della lingua di Gaza, l’oggetto di offensiva israeliana dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 09, era chiuso a occhi indiscreti: «Non so come, per caso, con carte false, sono riuscito dopo il 6 gennaio, a entrare con la mia telecamera e nessuno poi ha controllato. Volevo far vedere il contesto della guerra per cui gli israeliani non si sono scaldati come nel Libano, dove piangevano molti loro morti, considerando l’attacco un episodio di politica estera e annunciando che non erano nemici di Gaza ma Hamas, col terrorismo, era il nemico d’entrambi: quasi surreali!».
Da quando il film entra a Rafah, posto di confine egiziano, Savona lascia parlare i fatti, interroga la coscienza di chi assiste, non è retorico, non dà giudizi e per questo il suo lavoro è coraggioso e straordinario. Inutile fare i professorini e confrontarlo con il Rossellini di
Germania anno zero o con i ragazzini umiliati del neo realismo: basta guardare le immagini. Basta ascoltare quel padre che all’obitorio, spingendo il carrello, guarda il figlio di 12 anni cadavere e augura a Bush di fare la stessa fine di Sharon, il coma profondo. Basta vedere quel piccino che si aggira sperduto tra le pecore e il rombo degli aerei, già solo al mondo; basta seguire quel ragazzo che ci porta a vedere le macerie di quella che fino a ieri era casa sua. Basta osservare le code all’ospedale e i cortei notturni, senza uno shekel in tasca e con torcia elettrica, invocando la vendetta della Jihad. «Hamas Dio lo benedica — dice il padre di 5 figli accucciati accanto a lui —. Gli israeliani i bimbi li tagliano come il basilico, subito, appena crescono».
Naturalmente ciascuno ha le sue colpe, ma fu guerra, come diceva Gerusalemme, o massacro, come voleva la Palestina? «Non ci sono state polemiche a Locarno, ma molto interesse — dice l’autore palermitano che vive in Francia — Ma i numeri di morti e feriti parlano da soli, anche se nessuno rinuncia alla sua piccola propaganda ». Il resto è affidato potere dell’immagine, talvolta funzione alta e morale del cinema.
vigilanzarai@senato.it
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