Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Nel negoziato atomico Teheran ha un fianco scoperto. Il gasolio Colpire l'Iran sul petrolio per bloccare il suo programma nucleare?
Testata:Il Foglio - Corriere della Sera Autore: La redazione del Foglio - La redazione del Corriere della Sera Titolo: «Nel negoziato atomico Teheran ha un fianco scoperto. Il gasolio»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi,15/08/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Nel negoziato atomico Teheran ha un fianco scoperto. Il gasolio ". Dal CORRIERE della SERA , a pag. 19, la breve dal titolo " I riformisti: indagine su Khamenei ". Ecco gli articoli:
Il FOGLIO - " Nel negoziato atomico Teheran ha un fianco scoperto. Il gasolio "
Roma. Nessun segnale lascia presagire che Teheran abbia intenzione di sciogliere quel pugno chiuso che Barack Obama chiede di aprire. Una controproposta iraniana sull’annoso dossier nucleare è attesa per settembre, ma è probabile che non sia altro che l’invito a un altro sterile “negoziato sul negoziato”. L’ultimatum di Hillary Clinton – stop ai progetti atomici o sanzioni devastanti – scadrà a fine settembre e nel frattempo Mahmoud Ahmadinejad gioca d’anticipo invocando dalle Nazioni Unite una dichiarazione formale contro l’ipotesi di attacco alle installazioni nucleari persiane. Il “reset button” con Teheran non ha prodotto risultati e gli iniziali entusiasmi sul nuovo corso della politica estera americana vanno scemando. Sull’Iran il presidente Obama deve tirare fuori un coniglio dal cilindro e il fulcro della strategia dei prossimi mesi potrebbe concentrarsi sul gasolio. L’Iran è un gigante petrolifero che importa il 40 per cento del suo carburante. Il gasolio è l’uovo di Colombo degli analisti: colpire Teheran in questo settore – si dice – potrebbe costringere il regime a ripensare le sue ambizioni atomiche e certamente renderlo più arrendevole. “Se riuscissimo ad impedire all’Iran di procurarsi il gasolio di cui ha bisogno la loro analisi sui costi e sui benefici delle loro azioni cambierebbe” ha detto Obama in un dibattito presidenziale il 7 ottobre. L’idea ha ottenuto un consenso bipartisan. L’Iran Refined Petroleum Sanctions Act è già stato presentato sia al Senato che al Congresso e si è già conquistato il sostegno di 74 senatori e 294 deputati. Per produrre qualche risultato però l’assalto al tallone d’Achille della Repubblica Islamica dovrà contare su uno schieramento coeso, e formare una coalizione dei volenterosi che blocchi l’afflusso di gasolio in Iran è un’operazione complessa. E’ facile immaginare che Mosca e Pechino remino contro, ma alla tradizionale renitenza sino-russa potrebbe raccordarsi un fronte variegato. Tra le società che riforniscono di carburante l’Iran ci sono la svizzera Vitol, la svizzero-olandese Trafigura, la russa Lukoil e la malese Petronas. Ma è l’indiana Reliance quella che avrebbe maggiormente da perdere se fossero applicate sanzioni. Nel bel mezzo della recessione, la compagnia ha ultimato una gigantesca raffineria che produce 580 mila barili al giorno e non può permettersi di diminuire i volumi di export. Rinunciare all’Iran (da maggio le consegne sono già in calo) è un rischio che Nuova Delhi preferirebbe non correre. La partita poi si allarga perché l’effetto domino delle sanzioni colpirebbe non solo i paesi fornitori ma anche quelli di transito, il porto di Jebel Ali negli Emirati Arabi ad esempio dove viene convogliato il greggio raffinato pronto a partire per Teheran. “I confini sono porosi, iracheni e turchi chiuderebbero entrambi gli occhi ai traffici del mercato nero e il flusso non si interromperebbe, ma le sanzioni renderebbero tutto più difficile e dispendioso”, sottolinea Al Troner, direttore di Asia Pacific Energy Consulting. “I fornitori sarebbero costretti a sobbarcarsi alti costi politici e finanziari e, quanto all’Iran, molti capitali dovrebbero essere utilizzati per aggirare l’embargo, risorse che Teheran preferirebbe investire in altro modo”. In Iran il razionamento del gasolio nel 2007 ha già creato reazioni violente ed è plausibile che le sanzioni causerebbero ulteriori guai a un governo già pesantemente delegittimato al suo avvio. Ciò detto, annusando il pericolo, il regime non è rimasto fermo. Caracas e Pechino sono pronte a correre in soccorso, nuove raffinerie sono in costruzione a Chah Bahar e sull’isola di Qeshm. La tecnologia è italiana, tedesca, inglese, francese, coreana e persino americana, anche se intervenissero le sanzioni gli iraniani posseggono ormai il know how per andare avanti. Sempre i cinesi stanno ultimando l’espansione delle raffinerie di Tabriz e Shahzad e Ahmadinejad punta a dimezzare i consumi con lo sfruttamento di gas naturale e il metanolo.
CORRIERE della SERA - " I riformisti: indagine su Khamenei "
Khamenei
Sfida senza precedenti alla Guida Suprema Ali Khamenei. Un gruppo di ex parlamentari, in maggioranza riformisti, ha scritto una lettera all’ex presidente Ali Akbar Rafsanjani — in quanto capo dell’Assemblea degli Esperti — mettendo in dubbio che Khamenei abbia le qualità per ricoprire il suo ruolo. Rompendo il tabù sulla critica aperta dei politici alla Guida Suprema, gli ex legislatori si sono rivolti all’unico organo che ha il potere di rimuoverla. La lettera denuncia i disordini seguìti alle elezioni del 12 giugno e i recenti processi (definiti «corti staliniane») per chiedere quindi «un’indagine giudiziaria» su Khamenei. Se si accertasse che «è diventato incapace di adempiere ai suoi doveri» — aggiungono i firmatari — dovrebbe essere rimosso.
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