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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.08.2009 Un goffo tentativo di confutare le tesi di Laqueur
L'analisi capovolta di Gianpiero Dalla Zuanna

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 agosto 2009
Pagina: 10
Autore: Gianpiero Dalla Zuanna
Titolo: «Quelle previsioni esagerate sull'invasione islamica dell'Europa»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/08/2009, a pag. 10, l'articolo di Gianpiero Della Zuanna dal titolo " Quelle previsioni esagerate sull'invasione islamica dell'Europa ".

Gianpiero Dalla Zuanna tenta, maldestramente, di confutare la tesi di Walter Laqueur e sottovaluta la portata dell'immigrazione islamica vero l'Europa.
Sul fatto che i flussi migratori sono destinati a diminuire, si tratta di una opinione di Dalla Zuanna, non supportata da dati scientifici.
Dalla Zuanna scrive: "
Perché la stragrande maggioranza degli immigrati assumono — spesso molto rapidamente — idee, gusti, sogni, pregi e difetti del Paese che li ospita ". Ne deduciamo che, secondo lui, fa parte della cultura europea sottomettere la donna e costringerla a girare per strada col velo, e che, a suo avviso, le donne musulmane emigrate in Europa mettono il velo non perchè obbligate dal marito/padre/fratello, ma come segno di assimilazione della nuova cultura nella quale sono immerse.
Riguardo all'assimilazione della cultura europea da parte degli emigrati musulmani, saremmo curiosi di conoscere l'opinione di Dalla Zuanna riguardo a città come Malmoe o Rotterdam e riguardo a Paesi come la Gran Bretagna, dove non è stato concesso il visto d'ingresso a Geert Wilders (autore di FITNA, visibile nell'archivio video di IC) per paura di disordini con la comunità islamica locale.
Ecco l'articolo:

Un recente studio ripreso — spesso con toni allarmistici — da molti quotidiani dice che nel 2050 un europeo su cinque sarà musulmano. Questa previsione si basa su due ipotesi: che il flusso di immigrati dalle aree isla­miche verso l’Europa resti sostenuto an­che nei prossimi decenni e che le fami­glie islamiche continuino ad avere più fi­gli di quelle non islamiche.
Entrambe le ipotesi sono molto discutibili. I flussi emigratori dalle aree islami­che sono destinati — nel gi­ro di pochi anni — a dimi­nuire, perché il controllo delle nascite sempre più ra­pidamente sta investendo anche popolosi Paesi isla­mici come il Marocco, l’Egitto e il Pakistan. In Iran, già oggi, na­scono due figli per donna, come in Fran­cia. In molti Paesi europei continueran­no ad arrivare molti immigrati, ma pro­verranno per lo più dall’Africa e dall’Asia non islamiche e dalla cattolica America Latina. Inoltre, le coppie islamiche immi­grate in Europa hanno meno figli di quel­le rimaste in patria, e ancor meno ne avranno in futuro. In una recente indagi­ne sulle seconde generazioni oggi in Ita­lia, le adolescenti marocchine hanno di­chiarato di volere meno figli rispetto alle coetanee italiane. Perché la stragrande maggioranza degli immigrati assumono — spesso molto rapidamente — idee, gusti, sogni, pregi e difetti del Paese che li ospita.
È quindi fuorviante lanciare questi messaggi allarmistici, basa­ti sull’idea che l’appartenen­za etnica e religiosa si tra­sferisca — immutabile — dai genitori ai figli. La stes­sa indagine prima citata mostra che gli adolescenti islamici giunti in Italia in te­nera età sono religiosamen­te molto più tiepidi dei coe­tanei correligionari appena immigrati. Con velocità diverse, un po’ alla volta — dappertutto nel mondo — i migranti diventano simili a chi vive da secoli nel Paese che li ospita. Perché la migrazione nasce, prima di tutto, da una divorante volontà di cambiare.

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