Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/08/2009, a pag. 10, l'articolo di Gianpiero Della Zuanna dal titolo " Quelle previsioni esagerate sull'invasione islamica dell'Europa ".
Gianpiero Dalla Zuanna tenta, maldestramente, di confutare la tesi di Walter Laqueur e sottovaluta la portata dell'immigrazione islamica vero l'Europa.
Sul fatto che i flussi migratori sono destinati a diminuire, si tratta di una opinione di Dalla Zuanna, non supportata da dati scientifici.
Dalla Zuanna scrive: "Perché la stragrande maggioranza degli immigrati assumono — spesso molto rapidamente — idee, gusti, sogni, pregi e difetti del Paese che li ospita ". Ne deduciamo che, secondo lui, fa parte della cultura europea sottomettere la donna e costringerla a girare per strada col velo, e che, a suo avviso, le donne musulmane emigrate in Europa mettono il velo non perchè obbligate dal marito/padre/fratello, ma come segno di assimilazione della nuova cultura nella quale sono immerse.
Riguardo all'assimilazione della cultura europea da parte degli emigrati musulmani, saremmo curiosi di conoscere l'opinione di Dalla Zuanna riguardo a città come Malmoe o Rotterdam e riguardo a Paesi come la Gran Bretagna, dove non è stato concesso il visto d'ingresso a Geert Wilders (autore di FITNA, visibile nell'archivio video di IC) per paura di disordini con la comunità islamica locale.
Ecco l'articolo:

Un recente studio ripreso — spesso con toni allarmistici — da molti quotidiani dice che nel 2050 un europeo su cinque sarà musulmano. Questa previsione si basa su due ipotesi: che il flusso di immigrati dalle aree islamiche verso l’Europa resti sostenuto anche nei prossimi decenni e che le famiglie islamiche continuino ad avere più figli di quelle non islamiche.
Entrambe le ipotesi sono molto discutibili. I flussi emigratori dalle aree islamiche sono destinati — nel giro di pochi anni — a diminuire, perché il controllo delle nascite sempre più rapidamente sta investendo anche popolosi Paesi islamici come il Marocco, l’Egitto e il Pakistan. In Iran, già oggi, nascono due figli per donna, come in Francia. In molti Paesi europei continueranno ad arrivare molti immigrati, ma proverranno per lo più dall’Africa e dall’Asia non islamiche e dalla cattolica America Latina. Inoltre, le coppie islamiche immigrate in Europa hanno meno figli di quelle rimaste in patria, e ancor meno ne avranno in futuro. In una recente indagine sulle seconde generazioni oggi in Italia, le adolescenti marocchine hanno dichiarato di volere meno figli rispetto alle coetanee italiane. Perché la stragrande maggioranza degli immigrati assumono — spesso molto rapidamente — idee, gusti, sogni, pregi e difetti del Paese che li ospita.
È quindi fuorviante lanciare questi messaggi allarmistici, basati sull’idea che l’appartenenza etnica e religiosa si trasferisca — immutabile — dai genitori ai figli. La stessa indagine prima citata mostra che gli adolescenti islamici giunti in Italia in tenera età sono religiosamente molto più tiepidi dei coetanei correligionari appena immigrati. Con velocità diverse, un po’ alla volta — dappertutto nel mondo — i migranti diventano simili a chi vive da secoli nel Paese che li ospita. Perché la migrazione nasce, prima di tutto, da una divorante volontà di cambiare.
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