Libri in fuga André Schiffrin
A cura di Valentina Parlato
Volant Euro 15
In un’epoca in cui l’editoria è divenuta pura questione di bilanci economici, consigli d’amministrazione, perdite & profitti (e forse non a caso le prime sono più evidenti dei secondi), appare come una bella boccata d’ossigeno questo “Libri in fuga” di André Schiffrin. Sottotitolo: “Un itinerario politico fra Parigi e New York”. Schiffrin è stato ed è una delle figure di spicco dell’editoria indipendente americana: di quel mondo insomma che considerava il proprio mestiere non soltanto nei suoi risvolti commerciali, ma anche e forse soprattutto come un’idea del mondo. Figlio di Jacques, inventore della Bibliothèque de la Pléiade (per anni ai vertici della Gallimard e poi sbattuto fuori senza troppi complimenti perché ebreo, negli anni dell’occupazione nazista), André Schiffrin si trova giovanissimo negli Usa a condividere col padre l’avventura di un nuovo marchio editoriale, Pantheon Books. Sono gli anni in cui la vita da esule è durissima. Subito dopo la fine della Seconda Guerra, comincerà il maccartismo e le cose non andranno meglio, per chi rimane saldamente ancorato alla propria ispirazione liberal e socialdemocratica. Schiffrin racconta le proprie vicende mai perdendo di vista il contesto storico, e in particolare il confronto fra il mondo politico-culturale americano e quello del vecchio continente. Attraverso la propria esperienza (fonderà poi la New Press), riesce a riflettere sulla crisi dell’editoria di cultura con la scioltezza di racconto che è tipica solo di chi i libri, pur non scrivendoli in prima persona, li ha sempre amati come si ama la vita stessa.
Mario Fortunato
L’Espresso