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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
01.08.2009 Il quotidiano DS non può fare i libri di testo israeliani
Eppure deve farsene una ragione

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Via la Catastrofe dai libri, Netanyahu riscrive la storia»

C'è poco da fare, quando l'odio per Israele lo si è succhiato fin da piccoli, è difficile riciclarsi in toto. E' quel capita all'UNITA', qualche rara volta c'è un articolo corretto, ma per la maggior parte delle volte l'ostilità verso lo Stato ebraico si taglia a fette. Come oggi, 01/08/2009, a pag. 22-23, nei due articoli di Umberto De Giovannangeli. Nel  primo, attacca la decisione del governo israeliano di modificare la narrazione della nascita dello Stato, ovvero la riduzione della esaltazione della Nakba che prima troneggiava nei libri di scuola israeliani. Non capiamo perchè sarebbe dovuta rimanere, nei testi di scuola italiani non viene raccontata alcuna Nakba vaticana nè borbonica per raccontare l'Unità d'Italia. Molto più semplicemente, il governo a guida Netnayahu ha provveduto a ridurre il tasso di masochismo che troppo spesso indebolisce la democrazia israeliana invece di rafforzarla. L'immagine che illustra la pagina non poteva essere, in puro stile trinariciuto, che quella di un gruppo su superortodossi di Mea Shearim, il quali, poverini, in affari di questo genere non hanno mai messo becco. Segue una intervista a Yoram Kaniuk, il quale però fa un discorso molto articolato, dal quale Udg estrapola quello che gli fa più comodo. Naturalmente nessun accenno al milione di ebrei cacciati dal paesi Arabi, la loro "catastrofe" non interessa nè a Udg nè a Kaniuk,il quale, da buon sinistro, osserva le regole del politicamente corretto. Ecco i due articoli:

Umberto De Giovannangeli- " Via la Catastrofe dai libri, Netanyahu riscrive la storia "

 in Israele il 1948 si festeggia così

Bandita dai libri di scuola. Cancellata con un alzata di mano. Rimossa per legge dalla memoria collettiva. La «Nakba» (catastrofe in arabo) sparirà dai libri di testo destinati agli studenti arabo-israeliani. A deciderlo è stata la maggioranza di destra che governa Israele. RIMOSSA PER LEGGE A spiegarne le motivazioni è il ministro dell'Istruzione, Gideon Saar (Likud): il riferimento alla nascita di Israele come «catastrofe» (nakba) «fu un errore che adesso va corretto ». «Il sistema dell'istruzione - aggiunge Saar - non deve condurre a negare la legittimità di Israele nè promuovere l'estremismo tra gli arabi israeliani». Di recente lo Stato ebraico ha approvato una legge che vieta l'erogazione di fondi agli eventi che ricordano la Nakba. Una versione iniziale della normativa, presentata dal ministro degli Esteri, l'ultranazionalista Avigdor Lieberman,aveva il proposito di vietare le stesse commemorazioni. In seguito il governo è tornato sui propri passi e ha proposto una norma più morbida, macomunqueavvertitacomeingiusta da gran parte degli 1,2 milioni di arabi che vivono nello Stato di Israele. Dueanni fa l’allora ministra laburista dell’Istruzione,, Yuli Tamir, aveva consentito l’introduzione del termine «Nakba» nei libri di testo destinati alle scuole arabe. «Rivendico con orgoglio quella decisione - dice a l’Unità Tamir, oggi parlamentare laburista - perché continuo a ritenere che il dialogo passi anche attraverso la non rimozione di eventi che hanno comunque segnato la memoria collettivo. Rimuovere un evento storico per legge è comunque un segno di debolezza, una censura inaccettabile ». REVISIONISMO Attenuare il revisionismo forzato dell’ultradestra. Giocando comunque di rimessa. È stato così nel maggio scorso, quando Yisrael Beitenu, il partito di Lieberman, ha presentato in Parlamento una proposta di legge in base alla quale sarebbe possibile incarcerare fino a tre anni, i cittadini arabi israeliani che commemorano la Nakba. Hanna Swaid, membro della Knesset per il partito Hadash ha definito la proposta di legge «razzista e immorale» e «un grave insulto ai diritti politici e democratici». Il ministro per gli Affari Sociali, Isaac Herzog (Labour), ha rimarcato che «potremmo danneggiare la libertà di espressione e la libertà di protesta e ottenere il contrario dei nostri scopi, aumentando l’alienazione e rinforzando l'estremismo». La proposta non è passata, ma resta il segno dei tempi. Tempi di revisioni forzate.Asenso unico. Che trovano però ancora potenti antidoti inunasocietà plurale e democratica come è quella israeliana. «Stiamo assistendo a unpreoccupante deterioramento del diritto alla libertà di pensiero ed espressione in Israele - riflette lo scrittore Sami Michael -. Commemorare la Nakba non mette a repentaglio la sicurezza di Israele, piuttosto è un diritto fondamentale e pienamente legittimo di ogni persona o gruppo di esprimere il dolore per le tragedie vissute». «La nascita d’Israele nel 1948, era e resta indissolubilmente legata nella nostra memoria all’esodo di circa 800mila profughi e alla perdita della terra. Nessuno può imporci di cancellare il dolore che proviamo per ciò che è accaduto e troveremo sempre il modo per commemorarelaNakba e conservare la nostra memoria collettiva», gli fa eco il deputato arabo israeliano Jamal Zahalka. «La violazione di un diritto fondamentale come quello della libertà di espressione mina le basi di una democrazia», avverte Hagal El-Ad, direttore del Centro israeliano per i diritti civili».Unadenuncia coraggiosa che porta con sé anche unasfida agli intellettuali palestinesi: contestare i «loro» libri di storia che negano Israele, la sua identità ebraica, il suo diritto a esistere.

Udg - Intervista a Yoram Kaniuk: " Noi israeliani non dobbiamo censurare la Nakba "

 diede una mano anche Baffone, ma l'Unità l'ha dimenticato.

Nelle sue riflessioni l’esperienza di vita e la passione civile s’intrecciano indissolubilmente, fondendosi in una produzione letteraria che fa di Yoram Kaniuk, una figura di primissimo piano nel panorama intellettuale israeliano. Nei giorni scorsi, Kaniuk ha contestato pubblicamente la normativa, votata a maggioranza dalla Knesset (il parlamento israeliano) che prevede che il termine «Nakba » - in arabo «Catastrofe», parola usata dai palestinesi per indicare la nascita d’Israele - venga espunta da qualsiasi testo scolastico di storia.«Trovo questa forzatura - rimarca Kaniuk - ingiustificata e ingiustificabile ». E a l’Unità ne spiega il perché. Partendo da una considerazione di fondo: anche i vinti hanno diritto alla memoria. Come giudica la legislazione «anti Nakba» approvata alla Knesset? «La ritengo una forzatura ingiustificata e ingiustificabile, ed anche pericolosa perché rischia di innescare nuove tensioni». I deputati arabi hanno parlato di «negazionismo ». «Un’accusa pesante, che io riformulerei in termini che non feriscano l’identità, e la memoria, ebraica. Cancellare la parola Nakba dai libri di testa significa cancellare qualcosa che è esistito...». Qualcosa che lei ha vissuto in prima linea. «Sì, io la Nakba la ricordo e l’ho vissuta, mentre il ministro dell’Educazione (Gideon Saar, esponente del Likud - il partito del premier Netanyahu - portabandiera della nuova legge, ndr) probabilmente ne ha solo sentito parlare». Vorreirestareaqueigiornichefecero Israele. Lei partecipò alla guerra del‘48 nelle file dell’esercito sionista dell’Haganah.. Cosa ricorda di quell’esperienza? «Ricordo una campagna dura e senza misericordia di giovani soldati che versarono il sangue e sacrificarono la loro vita contro un ben determinato nemico, e lo sconfissero. Oggi io vedo in questa normativa censoria un doppio errore...». Vale a dire? «Il nemico di allora è esistito ed oggi ha eredi legittimi, ed è profondamente sbagliato volerne conculcare la memoria. Non si cancella con una legge o un tratto di penna una memoria collettiva. In quella guerra io sono stato ferito, ma credo ugualmente che il ministro dell’Educazione debba consentire che si insegni ai nostri ragazzi che ci sono stati anche degli sconfitti. Sconfitti che non governano oggi un Paese che fu loro, ma hanno una storia e ai quali nessun ministro può imporre di cancellare una memoria potente». Onore agli sconfitti, dunque... «I combattenti della Nakba ci furono e combatterono eroicamente, anche se noi lo facemmo meglio. Rendere loro onore è un atto che nobilita chi ha vinto. Disconoscerli, è una dimostrazione di arroganza che squalifica gli ispiratori. Ma c’è una cosa che mi preme aggiungere e che riguarda il futuro. È un auspicio che faccio a me stesso e al mio Paese...». Qual è questo auspicio? «Quello di vivere abbastanza da poter vedereungiorno unvero Stato ebraico, invece di un Paese popolato da masse di zeloti che si proclamano ebrei; un Paese in grado di convivere in pace accanto a uno Stato palestinese, e di condividere Gerusalemme, chiamata anche Al-Quds, quale capitale comune. Ma soprattutto, un Paese in grado di rispettare coloro che abbiamo combattuto e sconfitto».

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