giovedi` 11 settembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.08.2009 La verità sull'aereo iraniano esploso in volo, di Guido Olimpio
Un esempio di ottimo giornalismo investigativo

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 agosto 2009
Pagina: 17
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Il jet iraniano esploso in volo per il carico d'armi dei Pasdaran»

Un articolo  molto accurato, quello di Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA di oggi, 01/08/2009, a pag.17, dal titolo " Il jet iraniano esploso in volo per il carico d'armi dei Pasdaran ". Dal quale apprendiamo non solo il perchè dell'esplosione in volo dell'aereo iraniano, ma anche la natura del carico che trasportava, il destinatario Hezbollah in Libano, con l'aiuto della Siria. Ci auguriamo che il pezzo di Olimpio venga letto dal corrispondente della STAMPA a Beirut, Lorenzo Trombetta, per il quale il terrorismo contro Israele è sempre "presunto", al punto da non accorgersi che le proteste violente contro Unifil non erano condotte da civili libanesi, ma da Hezbollah travestiti da civili per spacciare agli allocchi la loro versione. Ecco l'articolo, che ci auguriamo che venga letto e meditato anche da chi di dovere alla Farnesina. Un ottimo esempio di giornalismo investigativo. Complimenti a Guido Olimpio.

Cosa c’era nella stiva del Tupolev iraniano precipitato il 15 luglio con 168 persone a bordo? Fonti medio­rientali sospettano che il jet stesse trasportando un carico di sofisticati detonatori e alcuni di questi sarebbe­ro esplosi provocando il disastro.
Il comandante dell’aereo, decolla­to da Teheran e diretto a Erevan (Ar­menia), ha segnalato un’emergenza 16 minuti dopo il decollo. E poco do­po il Tupolev, forse durante un dispe­rato tentativo di atterraggio, si è schiantato nella regione di Qazvin, a nord della capitale. Il jet — secondo indiscrezioni — aveva imbarcato, ol­tre ai bagagli dei passeggeri, un buon numero di casse di metallo che ospitavano detonatori di ultima gene­razione. Apparati composti da due chilogrammi di esplosivo e meccani­smi elettrici. Alcuni di questi, per mo­tivi non chiariti, avrebbero causato una deflagrazione fatale al jet. Infatti, testimoni hanno raccontato di aver sentito degli scoppi prima dell’impat­to.
Sempre secondo le fonti il Tupolev do­veva trasferire il ma­teriale lungo la se­guente rotta: Iran-Ar­menia- Turchia- Si­ria. Quindi il carico bellico avrebbe pro­seguito, via terra, per il Libano. I deto­natori erano, infatti, destinati al mo­vimento filo-iraniano degli Hezbol­lah, tenace avversario di Israele. Era stato scelto un percorso tortuoso — sostengono ambienti dell’opposizio­ne in esilio — nella speranza di dare meno nell’occhio. Una misura di pre­cauzione accompagnata dal cambio del «manifesto di carico» che doveva essere attuato a Erevan. In passato le autorità turche hanno impedito il transito di equipaggiamenti militari. E in un’occasione un attentato ad un treno da parte dei separatisti curdi nel sud della Turchia ha svelato un traffico di missili in favore del­l’Hezbollah.
Sembra che l’operazione Tupolev sia stata gestita da una sezione spe­ciale dei Pasdaran, impegnata a soste­nere le milizie sciite. Tra le vittime vi sarebbe, infatti, anche un dirigente dei Guardiani della rivoluzione a cui era stato assegnato il compito di sor­vegliare la consegna. E non è un caso che nella zona dove si è schiantato il jet siano arrivati uomini della sicurez­za e artificieri mentre le autorità han­no continuato a parlare di «inciden­te ». Informazioni trapelate dal Liba­no hanno aggiunto un particolare in­teressante. Il piano prevedeva che le casse dovessero essere nascoste in uno dei rifugi che l’Hezbollah ha crea­to nel Libano sud. Ma dopo un’esplo­sione che ha distrutto, il 14 luglio, il deposito di Khirbet Slem, gli iraniani avevano deciso di nascondere i deto­natori a nord del fiume Litani.
La presenza di arsenali proibiti ha causato, negli ultimi mesi, forte ten­sione
tra l’Hezbollah e il contingente Onu, del quale fanno parte soldati ita­liani. A fine aprile un reparto spagno­lo ha iniziato a scattare foto nel villag­gio di Rabat Al Talatin dopo aver indi­viduato «un luogo sospetto». Un’atti­vità che ha provocato l’immediata re­azione di decine di civili — in realtà Hezbollah — che hanno circondato la pattuglia.
Una situazione simile si era verifi­cata in gennaio quando una folla di miliziani, travestiti da abitanti, ha as­salito un’unità francese che aveva scoperto un bunker a sud del fiume Litani. Ne è nato un duro confronto risolto con l’intervento di una colon­na di soldati libanesi, tutti sciiti. I mi­litari sono entrati nel tunnel ed han­no «certificato» che non vi erano ar­mi. In realtà hanno dato una mano all’Hezbollah nel coprire azioni non
permesse dalle risoluzioni Onu.

Per inviare i complimenti a Guido Olimpio, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT