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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
29.07.2009 Un articolo incomprensibile per il lettore medio
Momigliano tratta un argomento che meritava svariate cartelle in poche righe

Testata:
Autore: Anna Momigliano
Titolo: «E Netanyahu punta a spaccare Kadima»

Riportiamo dal RIFORMISTA di oggi, 29/07/2009, a pag. 11, l'articolo di Anna Momigliano dal titolo " E Netanyahu punta a spaccare Kadima ".

Della prima parte dell'articolo di Momigliano, il lettore medio avrà capito ben poco. Mancano, infatti, i prerequisiti necessari per comprenderlo.
Momigliano dipinge il Likud come partito poco sionista. Questo è falso, dal momento che il sionismo non è un movimento legato a singoli partiti, ma trasversale ad essi.
Forse Anna Momigliano non lo ricorda, ma scrive per un quotidiano e non per una rivista trimestrale specializzata, sulla quale l'argomento sarebbe stato trattato più approfonditamente. In merito alla proprietà della terra, la spiegazione data è insufficiente, l'argomento è più complesso. C'entra anche l'eredità del sistema inglese, dal quale deriva la proprietà privata per la durata di 99 anni, anche se poi subentra il rinnovo, ecc. tutti argomenti difficili da trattare in un articolo di quotidiano. Farne oggetto di una polemica interpartitica ci sembra riduttivo e sbagliato.
Per quanto riguarda la seconda parte, quella sulla divisione di Kadima, si tratta di giochi parlamentari, comuni a tutte le democrazie. Ecco l'articolo:

 Benjamin NetanyahuTheodor Herzl

Tel Aviv. Due riforme ambiziose e uno scontro aperto con Kadima. Obiettivo: ridurre l'opposizione ai minimi termini. Mentre i riflettori dei media internazionali si concentravano sulla questione delle colonie e sull'atomica iraniana, per il premier israeliano Benyamin Netanyahu sono stati giorni di fuoco anche, se non soprattutto, sul fronte interno. Che si sono conclusi con una mezza sconfitta e una vittoria a discapito di Kadima.
Prima la riforma della terra, un progetto che (nel bene o nel male) scuote uno dei fondamenti dello Stato: la terra appartiene tutti. O meglio: la terra appartiene allo Stato, oppure al Keren Kayemet Le-Israel, il Fondo nazionale ebraico. La proprietà privata praticamente non esiste. Le ragioni di questa peculiarità sono soprattutto storiche, ma anche strategiche e sociali. Israele è nato proprio grazie al Keren Kayemet, un ente fondato nel 1901 dall'Organizzazione Sionista Mondiale con l'obiettivo di comperare terre, soprattutto dai proprietari turchi, nella Palestina ottomana (poi passata sotto il Mandato britannico). Ancora oggi il Keren Kayemet possiede circa il 13% del suolo israeliano, anche se ora il suo scopo principale è salvaguardare l'ambiente piantando alberi e bonificando zone semi-desertiche. Circa il 90 per cento dei terreni rimanenti appartiene direttamente allo Stato, che li governa attraverso la Israel Land Administration, che a sua volta li "affitta" a investitori e cittadini per periodi che vanno dai 50 ai 100 anni.
Una legge del 1960, voluta dallo stesso "padre fondatore" David Ben Gurion, vieta di vendere la terra ai privati. La preoccupazione era che degli stranieri comprassero una buona parte delle terre cambiando l'assetto del Paese, proprio come il Keren Kayemet aveva fatto ai tempi dell'impero ottomano. Adesso Netanyahu però vuole annullare questa legge. E ha già ottenuto l'appoggio dei laburisti per farlo.
L'unico grande partito che si è schierato nettamente contro è Kadima, la principale forza dell'opposizione, nonché del Paese, visto che ha 28 seggi, uno in piu rispetto al Likud, la formazione di destra del premier. La leader di Kadima Tzipi Livni ha bollato la riforma di Netanyahu come «una legge per il traffico della terra nazionale». «Il Likud si oppone all'indipendenza di Israele», ha detto il parlamentare Otniel Schneller. In un primo momento Kadima è riuscita a bloccare l'approvazione della legge. Anche se non è chiaro se riuscirà a bloccare la seconda versione, leggermente modificata: in base al nuovo testo, solo le terre della Israel Land Administration (cioè la stragrande maggioranza) saranno privatizzate, mentre il Keren Kayemet potrà tenersi il suo 13%. Tutti soldi che entreranno nelle casse dello Stato.
Tzipi Livni potrà consolarsi. «Se non altro sono riusciti a umiliare Netanyahu» dice al Riformista il politiologo Arye Carmon, presidente dell'Israel Democracy Institute. «Per il premier, un liberista convinto, la riforma della terra è sempre stata un punto d'onore», dice Carmon. «Il problema è che ogni volta che si parla di riforme della terra, in Israele si toccano i fondamenti stessi dell'ideologia sionista, quasi una cosa sacra». In più, spiega il politiologo, esistono preoccupazioni di carattere sociale: «Israele è un Paese cosi piccolo, qualche speculatore edilizio senza scrupoli potrebbe trovarsi a controllarne una grande fetta».
Kadima invece ha perso completamente sulla seconda riforma, meno importante dal punto di vista strategico ma decisiva per gli equilibri interni. Una legge soprannominata "dividi-Kadima", oppure "legge Mofaz", in onore di Shaul Mofaz, ex ministro della Difesa nonché attuale numero due del partito centrista. Lunedì sera il Parlamento ha approvato, 62 voti contro 47, una riforma che facilita la scissione di un gruppo parlamentare. Una volta, affinché un partito presente in Parlamento potesse dividersi in due fazioni legalmente riconosciute, era necessario che il gruppo separatista contasse almeno due terzi dei legislatori del partito da cui intende separarsi. Ora invece ne bastano sette. La legge, apparentemente innocua, sembra disegnata apposta per spingere Mofaz e i suoi sostenitori a lasciare Kadima per unirsi al governo. Dal canto suo, Mofaz ha negato ogni interesse in questo senso, e ha anzi accusato il premier di «piegare le regole della democrazia». Tzipi Livni dice di non avere paura. Quanto a Netanyahu, è convinto che la nuova legge potrebbe segnare la fine dei suoi avversari. E non ne fa mistero: «Kadima vuole rovesciare il mio governo, e io voglio dividerla. Che cosa c' è di male?».

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