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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Ansa Rassegna Stampa
27.07.2009 Tutti buoni tranne Bibi
Netanyahu è 'conservatore, coriaceo' e responsabile del blocco dei negoziati con gli arabi

Testata:La Stampa - Ansa
Autore: La redazione della Stampa - la redazione dell'Ansa
Titolo: «L’inviato di Obama a Damasco e Tel Aviv 'Sbloccare i negoziati' - M.O.: Mitchell in Siria e Israele, riparte pressing Usa»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/07/2009, a pag. 12, la breve dal titolo " L’inviato di Obama a Damasco e Tel Aviv “Sbloccare i negoziati”  " e il lancio ANSA dal titolo " M.O.: Mitchell in Siria e Israele, riparte pressing Usa " preceduti dal nostro commento:

La STAMPA - " L’inviato di Obama a Damasco e Tel Aviv “Sbloccare i negoziati”  "

 Hamas

La breve attribuisce a Netanyahu la responsabilità per il mancato raggiungimento di un accordo fra arabi e israeliani : " il negoziato, bloccato soprattutto dal rifiuto di Netanyahu di congelare gli insediamenti in Cisgiordania". Il terrorismo di Hamas e il rifiuto degli arabi (Abu Mazen in prima linea) di riconoscere Israele come Stato ebraico non contano?
Ecco la breve:

DAMASCO
Riparte da una visita dell’emissario George Mitchell in Siria, Israele e territori palestinesi il pressing degli Stati Uniti per il rilancio del processo di pace in Medio Oriente. L’obbiettivo è la ripresa «in tempi brevi» del negoziato fra Damasco e Gerusalemme. Reduce da un incontro definito «molto franco e positivo» con il presidente siriano, Bashar Al Assad, l’inviato di Barack Obama è sbarcato ieri a Tel Aviv. Mitchell - che precede in Israele il capo del Pentagono, Robert Gates, atteso oggi, e l’emissario della Casa Bianca per l’Iran, Dennis Ross - ha incontrato il ministro della Difesa, Ehud Barak. Oggi sarà a Ramallah (Cisgiordania), per vedere il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas). Domani, a Gerusalemme, avrà un confronto decisivo con il premier conservatore israeliano Benyamin Netanyahu e poi si sposterà in Egitto. L’obiettivo è far ripartire - sulle base della Road Map, - il negoziato, bloccato soprattutto dal rifiuto di Netanyahu di congelare gli insediamenti in Cisgiordania.

ANSA - " M.O.: Mitchell in Siria e Israele, riparte pressing Usa "

 Bibi Netanyahu

Tutti i politici con i quali si è incontrato (o si incontrerà) Mitchell vengono elencati per nome, senza giudizi. Tranne uno. Netanyahu viene preceduto da alcuni aggettivi, precisamente : " coriaceo premier conservatore d'Israele ". Netanyahu è coriaceo e conservatore perchè si rifiuta di dare in pasto Israele ai fondamentalisti islamici?
Il lancio non è firmato, ma ci sembra di riconoscere la prosa di Giorgio Raccah, eccellente quando si tratta di fare propaganda antiisraeliana. Ecco il pezzo:

TEL AVIV, 26 LUG - Riparte da una visita dell'emissario George Mitchell in Siria, Israele e territori palestinesi il pressing degli Stati Uniti per il rilancio del processo di pace in Medio Oriente, attraverso un percorso che potrebbe passare anche dalla ripresa "in tempi brevi" del negoziato fra Damasco e Gerusalemme. Reduce da un incontro definito "molto franco e positivo" con il presidente siriano, Bashar al-Assad, l'inviato di Barack Obama è sbarcato a Tel Aviv, primo di una lunga lista di ospiti americani annunciati in questi giorni nello Stato ebraico per provare a riannodare il filo del dialogo con l'alleato israeliano anche sui punti che negli ultimi mesi hanno prodotto un insolito livello di frizione: su tutti quello della richiesta di congelamento degli insediamenti dei coloni in territorio palestinese. Mitchell - che precede in Israele il capo del Pentagono, Robert Gates, atteso domani da colloqui incentrati soprattutto sulla minaccia nucleare iraniana, il consigliere per la sicurezza nazionale, James Jones, e l'emissario della Casa Bianca per l'Iran, Dennis Ross - ha esordito  incontrando il ministro della Difesa, Ehud Barak. Domani sarà a Ramallah (Cisgiordania), per vedere il leader dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), mentre martedì, a Gerusalemme, avrà il confronto-chiave con il coriaceo premier conservatore d'Israele, Benyamin Netanyahu. L'obiettivo è sempre lo stesso: provare a far ripartire - sulle base dei passaggi indicati dalla Road Map, l'itinerario di pace fissato da Usa, Russia, Ue e Onu - un processo negoziale che da tempo langue. Fino alla totale paralisi seguita all'offensiva militare israeliana condotta tra dicembre e gennaio nella Striscia di Gaza, la porzione di territorio palestinese controllata dagli integralisti di Hamas. Un obiettivo nel quale Mitchell si mostra ora convinto di poter coinvolgere pure la Siria. Destinata nelle speranze degli Usa a riaprire la porta della trattativa bilaterale con Israele "in tempi brevi" - come l'inviato di Washington ha sottolineato lasciando Damasco alla volta di Tel Aviv -, e magari a favorire anche il rilancio del negoziato israelo-palestinese attraverso un'azione moderatrice su Hamas. "Ho detto al presidente Assad - ha spiegato Mitchell - che il presidente Obama è determinato a promuovere una pace arabo-israeliana davvero globale". Con Israele restano tuttavia da diradare le nubi sullo spinoso dossier degli insediamenti: il cui congelamento - previsto dalla Road Map, preteso dall'Anp e sollecitato dalla comunità internazionale - è apparso finora indigesto al governo Netanyahu. La stampa israeliana riporta  indiscrezioni attribuite alla segretaria di Stato, Hillary Clinton, secondo cui - dopo un lungo tira e molla - Israele sarebbe ormai sul punto di accettare almeno "un congelamento temporaneo", in cambio di un tacito via libera americano al completamento dei controversi progetti di ampliamento edilizio avviati in alcune delle colonie già esistenti. Un'intesa tutta da verificare, d'altronde, e che Netanyahu - nel consiglio dei ministri della domenica - si è guardato bene dal confermare. Limitandosi per ora ad assicurare che il rapporto fra Israele e Stati Uniti resta "importante e saldo". Ma non senza definire "naturale che in un quadro di relazioni amichevoli fra alleati possa non esserci pieno accordo su tutti i punti".

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