lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.07.2009 Rapita e poi forse torturata. Succede, nelle strade di Teheran.
Il racconto di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 luglio 2009
Pagina: 15
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Shadi, rapita in strada, rischia la tortura»

La violenza della teocrazia iraniana continua. Sul CORRIERE della SERA di oggi, 19/07/2009, a pag.15, un articolo di Viviana Mazza, dal titolo " Shadi, rapita in strada, rischia la tortura ". Non ci risultano proteste da parte di fruppi femministi, nè dalla Federazione della Stampa italiana. A dire il vero, la notizia non compare nemmeno sui giornali sempre bene informati sui "desaparecidos". Forse il torto di Shadi è di essere iraniana e non cilena. Ecco l'articolo:

Un gruppo di donne cammi­nava su Boulevard Keshavarz, nel centro di Teheran. «Erava­mo normali, pacifiche», ha rac­contato una di loro, Zahra. An­davano all’Università di Tehe­ran per la preghiera del vener­dì, alle 11.30 dell’altro ieri, po­co prima del sermone con cui Rafsanjani, ex presidente e so­stenitore del leader dell’opposi­zione Mousavi, ha sfidato il re­gime.
Un uomo in moto sbarra lo­ro la strada. Altri due scendo­no da una Peugeot. Il centauro indica una delle donne nel gruppo, Shadi Sadr, avvocates­sa e giornalista, agli altri due. «Prendetela». Lei scappa. La picchiano con un manganello, la spingono nell’auto, la porta­no via. Non si sa dove.
Così è stata rapita l’altro ieri a Teheran Shadi Sadr, 34 anni, impegnata nella difesa di attivi­ste, giornaliste e di molte ira­niane condannate a morte, fon­datrice di Raahi, uno studio le­gale chiuso dalle autorità, e del primo sito sui diritti delle don­ne nel Paese (Zanan-e Iran). E’ una delle centinaia di studenti, intellettuali, politici incarcera­ti dopo le proteste per le elezio­ni del 12 giugno. I responsabi­li: lebas shakhsi, li chiamano le donne che erano con lei, «agenti in borghese» — e sen­za mandato. Le compagne han­no pubblicato il racconto degli eventi sui siti Mothers of Laleh (creato dalle madri di ragazzi uccisi nelle proteste) e Maydaan.org (un gruppo di at­tiviste co-fondato da Sadr che ha lanciato la «Campagna con­tro la lapidazione» nel 2008).
Amnesty International con­ferma il rapimento e lancia un appello: «Sadr è stata probabil­mente arrestata per le sue atti­vità nel campo dei diritti uma­ni. Rischia la tortura». Moham­med Mostafaei, ex avvocato di Delara Darabi (impiccata a maggio), si è assunto la difesa di Shadi.
Una cattura brutale. «Le ami­che hanno chiesto: 'Mostrate­ci i documenti, diteci dove la portate' — racconta Zahra —. Ma loro: 'Niente domande, voi andate, vogliamo lei'. Lottia­mo per tirarla fuori dall’auto, ma un uomo seduto dietro la tira a sé. Shadi grida, il suo so­prabito viene via e si mette a correre, un altro la attacca, il velo le cade, lei corre in strada senza soprabito e senza velo gridando. Ma uno comincia a picchiarla con un manganello, la costringe a salire». Alcune ore dopo il marito, Hossein Ni­achian, riceve una telefonata dal cellulare, che appartiene a lui: è Shadi. Dice che non può rivelargli da dove chiama, ma per seguire il suo caso si deve andare nello stesso luogo in cui è stata arrestata in passato. Ovvero il tribunale rivoluziona­rio: nel marzo 2007 Shadi fu fermata insieme a 33 donne per aver protestato davanti al­l’edificio contro il processo di 5 iraniane accusate di «propa­ganda contro il sistema». Al tri­bunale è andato ieri l’avvocato Mostafaei: ha incontrato due funzionari ma non gli hanno detto perché sia stata arrestata né dove si trovi. Alla figlia di 10 anni, Shadi ha detto al tele­fono che sarà presto libera. Ma il marito è preoccupato perché soffre di una malattia ghiando­lare e alle ossa. Funzionari del­l’intelligence con un mandato hanno rovistato per ore a casa sua, portando via documenti e due computer. «Sembra che nel puzzle che stanno creando abbiano lasciato posto per un pezzo - dice il marito —. E quel pezzo è Shadi».


Paladina delle donne Shadi Sadr, 34 anni

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT