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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.07.2009 Stesso giornale, il Corriere, ma il giornalista non è Girardi
La cronaca accurata di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 luglio 2009
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «E Bruno, erede di Borat, indigna arabi e israeliani»

Stesso giornale, CORRIERE della SERA, stesso giorno, 18/07/2009, stessa pagnia, la 17, ma, per fortuna diverso giornalista. Mentre tale Enrico Girardi racconta bufale, Davide Frattini, che conosce ciò di cui scrive, ci informa di una polemica flltrata con accuratezza attraverso le dichiarazioni di chi si è risentito per l'ironia di Sasha Baron Cohen nel suo ultimo film " Bruno". Non abbiamo ancora visto il film, ma abbiamo seguito le polemiche. Frattini le ha riportate correttamente. Ecco il suo articolo, dal titolo " E Bruno, erede di Borat, indigna arabi e israeliani":

 Sasha Baron Cohen nel film " Bruno"

GERUSALEMME — Messaggero di pace in quella che chiama «terra di mezzo», come l’arcana regione nei libri di Tolkien, Brüno è riusci­to a portare concordia tra israeliani e palestinesi. Offesi, irritati e pron­ti alla vendetta — nel caso delle Bri­gate Al Aqsa — per la scorribanda in Medio Oriente di Sacha Baron Cohen e del suo giornalista di mo­da omosessuale, avido di celebrità (vuole essere il primo «austriaco» a diventare più famoso di Adolf Hit­ler).
Il gruppo palestinese (in gran parte smantellato, ancora nella li­sta nera del Dipartimento di Stato americano) avrebbe minacciato il comico per una scena che coinvol­ge un loro ex leader. Brüno si av­ventura in Cisgiordania per prova­re a convincere Ayman Abu Aita a rapirlo, in quello che dovrebbe es­sere un altro passo verso lo star sy­stem. «Voglio che siano i migliori del ramo a sequestrarmi. Al Qaeda è così 2001», invoca con il suo ac­cento iper-gay e iper-tedesco. Per poi suggerire ad Abu Aita di tagliar­si i baffi, «perché il vostro Re Osa­ma sembra una specie di Babbo Na­tale barbone».
Baron Cohen ha raccontato a Da­vid Letterman di aver organizzato l’incontro attraverso un agente del­la Cia. Adesso Abu Aita vuole inten­tare causa a lui e alla Universal Stu­dios, la casa di produzione (il film è già in vetta agli incassi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna). «Que­st’uomo non è un uomo, non dice la verità su di me. Mente», attacca il militante in pensione dall’intifa­da.
Hatem Abu Ahmad, il suo avvo­cato arabo israeliano, smentisce che Abu Aita abbia partecipato ad «attacchi terroristici» ed è preoccu­pato soprattutto dalla battuta sui baffi: «Sono scherzi pericolosi da queste parti. Non siamo negli Stati Uniti o in Europa. Il mio cliente po­trebbe essere ammazzato per una storiella che lo associa agli omoses­suali ».
Ebreo osservante (la moglie si è potuta convertire dopo tre anni di studi con un rabbino), l’attore bri­tannico
ha cominciato a recitare da ragazzino nell’organizzazione sio­nista- socialista Habonim Dror e ha passato le vacanze nei kibbutz isra­eliani. Il finto kazhako parlato da Borat — il personaggio che ha pre­ceduto Brüno al cinema — e le sue sparate antisemite sono piene di parole ebraiche.
Il rispetto della tradizione ko­sher non lo ha risparmiato dalla rabbia degli ultraortodossi, quan­do ha attraversato le vie dei quartie­ri religiosi a Gerusalemme indos­sando un abito tradizionale, ritoc­cato alla Brüno: molto aderente, con pantaloncini extra-corti. «La reazione era prevedibile — com­menta Jonathan Rosenblum, edito­rialista per un giornale ultra-orto­dosso, alla
Associated Press —. La scena voleva offendere e il comico ci è riuscito».
Oltraggiati si sono sentiti anche Yossi Alpher, ex agente del Mos­sad, e Ghassan Katib, ex ministro palestinese, convinti di essere stati invitati a un’intervista sul proces­so di pace. I primi dubbi devono es­sere sorti alla domanda «perché siete così tanto anti-Hamas? E’ la pita (il pane arabo, ndr) il vero ne­mico? ». Khatib replica a Brüno con un veloce ripasso: «Lei crede ci sia una relazione tra Hamas e lo hum­mus? Non hanno nulla a che vede­re. Il primo è un movimento fonda­mentalista, l’altro è cibo: sano e ve­getariano ». Al che il dieta-consape­vole stilista obbietta: «La crema di ceci è piena di carboidrati».
Alpher ha raccontato stizzito l’in­contro
nella sua rubrica sul giorna­le Forward: «Non ha ridicolizzato noi, ma il conflitto che ci occupa e preoccupa. Sacha Baron Cohen ha sfruttato questa tragica e dolorosa violenza nel modo più cinico». La risposta di Brüno è nello scambio di battute. Quando prova a ridi­mensionare lo scontro tra israelia­ni e palestinesi: «Non è così terribi­le, molto peggio la guerra Angeli­na- Jennifer. Perché non condivide­te questa terra a tempo?». O quan­do suggerisce che gli «ebrei restitu­iscano finalmente le Piramidi» e «facciano la pace con gli indù». 

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