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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
17.07.2009 Il caso Cohen-Barenboim qualcosa dovrà pur insegnare
A Ramallah si suona e si canta solo se escludi Israele

Testata: Il Foglio
Data: 17 luglio 2009
Pagina: 3
Autore: La Redazione del Foglio
Titolo: «Nessuno suoni a Ramallah»

Ai fautori del dialogo a tutti i costi, dedichiamo l'editoriale che segue, pubblicato sul FOGLIO di oggi, 17/07/2009, a pag.3, dal titolo " Nessuno suoni a Ramallah ".  Da loro vorremmo sapere come ci si dovrebbe comportare con la moderata Anp dopo l'aut aut posto a Cohen e Barenboim. (la cronaca dell'accaduto, nell'archivio IC digitando il nome dei due musicisti). Ecco l'articolo:

 a destra la coppia Abu Mazen-Yasser Arafat, a sinistra Cohen e Barenboim

Il direttore d’orchestra israeliano di origini argentine Daniel Barenboim e il cantante canadese Leonard Cohen hanno cancellato concerti che si erano impegnati a tenere a Ramallah, dopo che diversi esponenti palestinesi ne avevano chiesto il boicottaggio. Barenboim è il grande alfiere della pace e della musica come strumento di convivenza, è l’ospite dei migliori salotti politicamente corretti, un simbolo dell’universalismo ebraico e della infaticabile profferta di dialogo. Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, gli ha conferito la cittadinanza onoraria dei Territori nel 2008 (è l’unico israeliano ad averla). A tanto però è arrivato l’odio per Israele e l’inimicizia persino verso i suoi più radicali pacifisti, fino al punto di precludere a un partigiano della pace come Barenboim il diritto di tenere un concerto nella capitale dell’Anp, Ramallah. I due musicisti volevano favorire il dialogo dei due popoli. Ma Cohen si è rifiutato di accettare la condizione posta dagli organizzatori palestinesi: annullare il concerto a Tel Aviv che avrebbe poi tenuto dopo Ramallah. Di Barenboim ai palestinesi non è piaciuta invece la solidarietà che ha dato a Sderot prima dell’operazione a Gaza. Lo scorso anno Daniel Barenboim doveva essere il primo direttore d’orchestra israeliano a essere invitato in Egitto. Aveva in programma “Le Nozze di Figaro” con l’Orchestra sinfonica egiziana, ma il suo concerto alla Cairo Opera House è stato invece cancellato all’ultimo minuto. Il “nessun suoni” venne ordinato direttamente dal ministro della Cultura Farouk Hosni, probabile prossimo dominum dell’Unesco. E’ l’effetto reale, banditesco, del boicottaggio antisraeliano, come quello messo in atto dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che mira a ottenere il medesimo risultato dei censori islamici di Ramallah. Chiudere la bocca, rapire la cultura e l’informazione, impedire la circolazione delle idee. Nei fatti, stimolare e suggerire una forma di apartheid. Di segregazione oscurantista.

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