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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.07.2009 In Iran si continua ad impiccare, mentre l'Occidente tace
La cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 luglio 2009
Pagina: 13
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Tredici impiccati in Iran, sono terroristi sunniti»

Continuano le impiccagioni in Iran, nel totale, colpevole silenzio dell'Occidente. Una notizia largamente ignorata dai media nazionali.  Sul CORRIERE della SERA di oggi, a pag.13. una cronaca di Guido Olimpio, dal titolo " Tredici impiccati in Iran, sono terroristi sunniti ".

 M.Ahmadinejad

WASHINGTON — Li hanno impiccati nella prigione di Zahedan, tredici militanti del Baluchistan mandati sul pati­bolo perché accusati di terro­rismo. Per le autorità iraniane facevano parte di Jundallah, piccolo ma agguerrito che ha rivendicato una lunga serie di attacchi. Tra i giustiziati non vi sarebbe però, come annun­ciato in un primo momento, Abdulhamid Rigi, fratello del fondatore della fazione, Ab­delmalik. La sua esecuzione sarebbe stata rinviata.
La lotta tra i pasdaran e i ba­luchi che vivono in Iran — cir­ca 3,5 milioni — è fatta di col­pi terribili. Il regime ha repres­so con grande vigore le spinte irredentiste, con arresti e «li­quidazione » fisica degli oppo­sitori. Jundallah non ha dato tregua alternando agguati alle forze dell’ordine con attentati anti-sciiti. Il più clamoroso quello che ha colpito a fine maggio una moschea di Zahe­dan: 30 i morti, oltre 180 i feri­ti. Azione seguita da un aggua­to teso da un commando ad un esponente religioso.
Ad animare la ribellione è il potente clan Rigi. Oltre ad aver fondato Jundallah l’este­sa famiglia partecipa diretta­mente alle attività militari. Uno dei tanti fratelli, Abdulga­fur Rigi, si è fatto saltare per aria come kamikaze in un at­tacco contro una stazione di polizia (2008). Una tattica nuova per il teatro importata forse in seguito ai contatti sta­biliti dalla fazione con gruppi di ispirazione jihadista. A unirli la fede sunnita e l’odio per gli sciiti. La crisi nel Balu­chistan si specchia in un’ana­loga situazione nel vicino Pakistan e del resto i separati­sti si considerano legati ai lo­ro fratelli oltre confine. Il con­fronto, che ha origini lonta­ne, si è aggravato per le condi­zioni particolari della provin­cia, negletta dalle autorità, as­sai povera e tradizionale pun­to di passaggio per mille traf­fici, compreso quello della droga.
Una realtà che ha permesso agli ayatollah di presentare gli avversari come «banditi» o, peggio, alla stregua di bu­rattini nelle mani di potenze straniere. Da tempo Teheran accusa Jundallah di essere ar­mato dalla Cia e da Israele nel­l’ambito di una campagna per destabilizzare il paese. Ma­novre che sarebbero ripetute a ovest nelle regioni abitate dalla minoranza araba e a nord ovest dai curdi. Ma non sono mancati neppure sospet­ti di collusioni — sostenuti sia da fonti pachistane che ira­niane — con l’asse taleba­no- qaedista.
Una rappresentazione con­testata duramente da Rigi che presenta il suo movimento co­me la bandiera del popolo del Baluchistan e nega di aver in mente il distacco dall’Iran. In diversi interventi il leader ha detto di battersi solo per con­dizioni di vita migliori e per il rispetto dei diritti umani nel­la regione. Una campagna che i mujaheddin di Jundallah hanno intensificato variando i tipi di operazioni, un indizio di una migliore organizzazio­ne e probabilmente di un ad­destramento più sofisticato.



lettere@corriere.it

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