L'espulsione di Israele dalla Federazione internazionale dei giornalisti è stata giudicata una non-notizia dalla stragrande maggioranza dei nostri quotidiani. Se si esclude l'intervento di Pierluigi Battista sul CORRIERE della SERA di ieri, dopo la denuncia del FOGLIO, oggi, 14/07/2009 Giulio Meotti, sul FOGLIO, rilancia la polemica, insieme a Dimitri Buffa sull'OPINIONE. Accanto all'articolo di Meotti, viene ospitata la lettera di Paolo Serventi Longhi, che cerca di spacciare per valida la spiegazione del mancato pagamento della quota, senza entrare nel merito del comportamento della Federazione nei confronti di Israele. Solo il MANIFESTO, con alcune righe in difesa di Serventi Longhi, all'interno di un altro articolo, entra in merito alla polemica. Su tutti gli altri media, il silenzio. Una domanda a Furio Colombo, intervistato da Meotti, perchè non fa un pezzo sull'UNITA', di cui è stato direttore ed oggi autorevole collaboratore ? Ecco articolo e lettera;
Giulio Meotti: "Cercasi minoranza giornalistica che non creda alla quota anti israeliana "
Roma. Aidan White, segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti, ieri attaccava chi, come il Foglio di sabato e il Corriere della Sera con Pierluigi Battista, ha denunciato il boicottaggio d’Israele da parte della Federazione, che ha appena espulso dal sindacato la branca israeliana con i suoi seicento giornalisti: “Parlare di boicottaggio di Israele o di antisemitismo o di motivi politici dietro quest’azione è assurdo”, ha detto White. Anche il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, chiede alla Federazione di chiarire subito sull’espulsione. Haim Shibi, veterano dell’Unione dei giornalisti di Gerusalemme, spiega che la decisione di cacciare gli israeliani non ha nulla a che fare con le quote, risale invece alla guerra in Libano del 2006, quando la Federazione attaccò lo stato ebraico per aver colpito gli studi di al Manar, l’organo di propaganda di Hezbollah. “E’ un’organizzazione che si batte per l’etica nel giornalismo”, dice Shibi, “ma adesso cacciano i giornalisti più liberi e combattenti nella regione”. Quanto alle quote, Shibi taglia corto: “No taxation without representation”. Il caso è politico, altro che ingiunzione di pagamento. Sul Corriere della Sera, Battista scrive che “sarebbe bello se i giornalisti di tutto il mondo libero, nel nome e nel ricordo di Daniel Pearl, boicottassero i boicottatori e lasciassero al suo (ignobile) destino la Federazione internazionale dei giornalisti”. L’ex vicedirettore del Corsera ha spiegato che “la suddetta, dannosa organizzazione è dominata da un pensiero unico e ossessivo: discriminare Israele e non far mancare l’appoggio a chi, assieme alla distruzione di Israele, non nasconde il proprio compiacimento per la soppressione fisica degli ebrei”. Di “apartheid antisemita” parla espressamente Fiamma Nirenstein, giornalista e vicepresidente della commissione Esteri della Camera. “Il giornalismo israeliano è uno dei più aggressivi del mondo, accusa i soldati, i generali, i politici, è vero giornalismo d’indagine. Nulla giustifica la sua messa sotto accusa, il boicottaggio è una delle armi principali dell’ideologia estremista e antisemita che diventa sempre più forte di giorno in giorno”. Vittorio Dan Segre, storico commentatore di vicende israeliane e fondatore dell’Istituto Studi Mediterranei di Lugano, pensa che simili boicottaggi antisraeliani decretino soltanto l’irrilevanza di organismi come la Federazione. “Molte battaglie oggi si combattono sull’informazione, ma non credo che questa decisione antisraeliana cambi qualcosa presso le grandi fonti dell’informazione. Penso all’Economist o al New York Times. Questi del sindacato sono i nemici dell’informazione libera”. Di sindacalismo fazioso parla anche Giorgio Israel, saggista e matematico all’Università La Sapienza di Roma. “L’espulsione è una manifestazione della degenerazione antisemita e antisionista, non si è mai vista una cosa del genere dal Dopoguerra a oggi”. Battista è stupito che presso la Federazione nazionale della stampa italiana nessuno abbia fatto sentire il proprio dissenso sull’espulsione. “Spero che la minoranza almeno si faccia sentire e si dissoci da questa vergogna di doppio standard. C’è una cecità spaventosa verso ogni violazione della libertà di stampa in paesi come l’Iran e poi si attacca l’unico paese dove vige il pluralismo dell’informazione”. L’ex direttore dell’Unità, Furio Colombo, si dice “umiliato”. “Dopo aver letto il Foglio ho accertato il fatto e ho scoperto che era vero. C’è stata una miserabile scusa di quote non pagate da parte di Israele. Una sorta di autodenuncia. E’ la desolante conclusione che l’antisemitismo è sempre più rampante, cade persino la vergogna di mostrarsi tali, dietro la quale si camuffavano gruppi e persone che lo sono. E’ un episodio grandissimo, un autentico scandalo”.
La lettera di Paolo Serventi Longhi al Foglio:
Paolo Serventi Longhi
Al direttore - Il collega Giulio Meotti ha gratificato la Federazione Internazionale dei Giornalisti (www.ifj.org) e il sottoscritto di un velenoso e ingiustificato attacco al quale hanno risposto oggi la stessa Ifj e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, della quale come è noto sono stato in passato, per quasi dodici anni, segretario generale. Il Foglio sostiene che la Ifj ha espulso per ragioni politiche anti israeliane il Sindacato di quel paese israeliano prendendo a pretesto una banale questione di quote. Sono membro da oltre sei anni del Comitato Esecutivo della Ifj e ne conosco regole e statuti. Nella riunione che si è svolta a Oslo dal 5 al 7 giugno scorsi, il segretario generale Aidan White ha posto la questione del mancato versamento da oltre tre anni delle quote da parte della National Israeli Federation of Journalists. Come avviene in tutte le organizzazioni federative (sindacali e non) il mancato versamente dei contributi rappresenta un sostanziale ritiro dell’adesione e, d’altra parte, la Federazione israeliana aveva rifiutato qualunque soluzione proposta più volte, anche in ripetuti viaggi a Tel Aviv, dal segretario generale White e dal presidente Jim Boumelha. Con molto rincrescimento si è dovuto quindi prendere atto del ritiro dell’adesione e, con voto unanime, è stata decisa l’espulsione, come è stato fatto negli ultimi anni in moltissimi casi analoghi di sindacati morosi dei quattro continenti. Non vi è quindi alcuna motivazione politica né tanto meno una persecuzione anti israeliana. La Ifj si batte per promuovere una informazione libera e pluralista in tutto il mondo e contro la repressione ovunque si manifesti. Non c’è nessuna discriminazione da parte della Ifj, dunque, anche perché in caso contrario il sottoscritto e, credo di poter dire, la stessa Fnsi non avrebbero ragioni per farne parte. Paolo Serventi Longhi, comitato esecutivo della Federazione Internazionale dei Giornalisti
L'Opinione- Dimitri Buffa: " Polemica nella Fnsi "
Dopo il voto favorevole del rappresentante italiano Paolo Serventi Longhi
all¹interno della Federazione internazionale dei giornalisti per
l¹espulsione del sindacato dei giornalisti israeliani da quel consesso, se
qualcuno volesse restituire la tessera della Fnsi questo è il momento giusto
per farlo.
Tanto più che sta già nascendo un nuovo sindacato, la Fasipress di Adriano
Provera, che da mesi scalda i motori e che promette di fare il sindacalismo
solo nell¹interesse economico dei cronisti e non per compiacere la politica
o la Cgil. E soprattutto senza lasciare con le terga scoperte decine di
colleghi (vedi da ultimo il caso de ³la Padania²) che hanno il solo torto di
non appartenere a quotidiani di rilievo nazionale o di area comunista e
sinistrorsa, né tantomeno alla casta Rai o a quella Mediaset, che sono
notoriamente le categorie di cronisti per cui più volentieri vengono emessi
comunicati di solidarietà.
La scivolata sui giornalisti israeliani però è imperdonabile, da dimissioni
immediate di tutto il direttivo della Fnsi, oltre che dello stesso Serventi
Longhi che ha votato la risoluzione della vergogna dell¹IFJ, che ha sede in
Belgio.
E infatti ieri è arrivata una lettera molto risentita di Andrea Morigi di
³libero², membro del consiglio nazionale della Fnsi, che minaccia pubbliche
e plateali dimissioni di protesta.
In essa fra l¹altro si legge: ³Caro presidente, apprendo dalla stampa (³Il
foglio² di sabato, articolo di Giulio Meotti, ndr) che "la Federazione
internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della
stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata
all¹organizzazione".
A tale risultato pare abbia contribuito, con il suo voto favorevole, il
rappresentante della Fnsi.
Te ne chiedo conferma.²
³Se ciò fosse vero continua Morigi - ti esprimo innanzitutto il mio
sconcerto per il mancato coinvolgimento degli organi statutari della Fnsi in
merito a una decisione di tale gravità.² ³Successivamente scrive ancora
Morigi- sempre che a quella decisione abbia davvero partecipato la Fnsi,
ritengo urgentissimo sapere se: a) si tratti di una deriva antisemita, nel
qual caso sarei costretto a dimettermi immediatamente dal Consiglio
Nazionale della Fnsi;
b) si tratti di un'adesione alle posizioni politiche di Hamas, movimento
inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dall'Unione Europea
e dagli Stati Uniti, nel qual caso sarei costretto a dimettermi
immediatamente dal Consiglio Nazionale della Fnsi;
c) si tratti di una posizione personale del rappresentante della Fnsi presso
l'Ifj, nel qual caso chiedo che sia fatta chiarezza prendendo le distanze da
un atto che non rappresenta certo tutto il sindacato dei giornalisti
italiani..²
Qualunque delle tre ipotesi sia quella ufficiale, per la Fnsi questa cosa
sta ottenendo l¹effetto di una mina anti uomo oltre che di un boomerang.
E anche il combattivo Franco Abruzzo, indimenticato presidente dell¹Odg di
Milano, ha preso le distanze con veemenza dalla posizione del sindacato
italiano parlando di ³decisione vergognosa che disonora i giornalisti
italiani².
Alla Fnsi per ora nessuno dice nulla, tranne un comunicato di riprovazione
della posizione di Serventi Longhi, scritto a titolo personale, da parte del
segretario della Lombarda Giovanni Negri, pubblicato sul sito www.fnsi.it
<http://www.fnsi.it> .
Parlano invece quelli della International journalist federation che hanno
rese note due lettere secondo cui l¹espulsione sarebbe dovuta a motivi
amministrativi: la branca israeliana, la Israeli journalist federation non
pagava la quota associativa. Da tre anni. Come a dire: ³i soliti rabbini².
La motivazione è chiaramente pretestuosa, ma se fosse vera sarebbe anche un
caso di scuola di come la pezza è sempre peggio del buco.
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