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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
13.07.2009 Netanyahu chiama, ma Abu Mazen rifiuta l'invito
Il vero obiettivo dell'Anp, nei documenti originali

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Davide Frattini - La redazione di Repubblica - Itamar Marcus - Nan Jacques Zilberdik
Titolo: «Netanyahu chiama, Abu Mazen rifiuta l’invito - I nodi della pace - Our goal has never been peace. Peace is a means; the goal is Palestine.»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/07/2009, a pag. 10, la cronaca di Davide Frattini dal titolo " Netanyahu chiama, Abu Mazen rifiuta l’invito  " e una breve da REPUBBLICA. Riportiamo inoltre dal bollettino di PALESTINIAN MEDIA WATCH, l'articolo   "Our goal has never been peace. Peace is a means; the goal is Palestine." di Itamar Marcus and Nan Jacques Zilberdik, con le dichiarazioni di Fatah per quanto riguarda lo Stato palestinese e i rapporti con Israele." Il nostro obiettivo non mai stata la pace, l'obiettivo è la Palestina", che va letto "al posto di Israele", è questa la vera faccia dall'Anp di Abu Mazen, esattamente quella di Arafat, nulla è cambiato. E con Hamas divergono solo le tattiche.
Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Davide Frattini : " Netanyahu chiama, Abu Mazen rifiuta l’invito  "

 Benyamin Netanyahu

GERUSALEMME — L’invi­to arriva dal deserto. Il gover­no israeliano ha spostato per una volta la riunione settima­nale da Gerusalemme a Beer­sheva e Benyamin Netanyahu ha provato a sfruttare l’onda­ta di caldo che avvolge la capi­tale del Negev per scongelare i rapporti con Abu Mazen. «Vediamoci. Non c’è alcun motivo che impedisca a me e al presidente palestinese di incontrarci per raggiungere una pace politica ed economi­ca », ha proclamato il primo ministro.
Il deserto resta tutto da at­traversare e per trovare la strada insieme — ha risposto il raìs — vanno seguite le in­dicazioni della road map.
«Israele deve congelare le co­struzioni nelle colonie e accet­tare il principio dei due Sta­ti », ha dichiarato il leader del­la Muqata. Che in un’intervi­sta a Oktober, rivista egizia­na, ha ribadito che i palestine­si «vogliono la totalità della Cisgiordania e la contiguità territoriale con la Striscia di Gaza. Non siamo diposti a ri­nunciare al diritto al ritorno per i rifugiati».
Ai consiglieri, ha lasciato i dettagli della replica a Netan­yahu. Nabil Amr chiede «pre­cisazioni sui temi da affronta­re »: «Il vertice va preparato con cura, altrimenti non ha senso». Ancora più risoluto, il negoziatore Saeb Erekat: «Parlare di pace è una cosa, fa­re la pace è completamente diverso. La proposta è poco
seria, il premier israeliano vuole solo dire alla comunità internazionale: ecco, vedete, io invito i palestinesi a un in­contro e loro rifiutano. E’ tem­po che l’amministrazione Obama passi dall’esortare Israele a mantenere gli impe­gni al ritenere Israele respon­sabile di non averli rispetta­ti ».
Da Beersheva, Netanyahu ha ricordato «i passi che ab­biamo compiuto per migliora­re le condizioni di vita dei pa­lestinesi. Tutti questi sforzi possono giungere solo fino a un certo punto. I risultati pos­sono moltiplicarsi, se dall’al­tra parte ci sarà cooperazio­ne ». Da quando è entrato in carica ad aprile, il primo mini­stro non ha ancora incontra­to Abu Mazen. Che invece ve­deva
il predecessore, Ehud Ol­mert, almeno una volta al me­se. Tornato a Gerusalemme, davanti alla lapide di Theo­dor Herzl, il premier ha chie­sto ancora una volta ai palesti­nesi di accettare come precon­dizione l’ebraicità di Israele («è la chiave per la pace»). «L’origine del conflitto è il lo­ro rifiuto a riconoscere il dirit­to degli ebrei a uno Stato. De­vono rinunciare a ottenere il ritorno dei rifugiati, che si porterebbe via gradualmente questo Paese», ha detto du­rante una cerimonia per i cen­tocinque anni dalla morte del fondatore del sionismo politi­co.
Javier Solana, Alto rappre­sentante per la politica estera europea, ha invitato le Nazio­ni Unite a riconoscere uno Stato palestinese, anche sen­za un accordo definitivo. «Do­po una data prefissata, il Con­siglio di sicurezza dovrebbe votare una risoluzione che adotti il principio dei due Sta­ti e includa una definizione dei confini, la questione dei rifugiati, il controllo di Geru­salemme, le intese per la sicu­rezza. Lo Stato palestinese verrebbe accettato come un membro a pieno diritto del­l’Onu ».
La comunità internaziona­le sta esercitando pressioni sul governo di Netanyahu per­ché blocchi le costruzioni ne­gli insediamenti, anche quel­le dovute alla «crescita natu­rale » della popolazione. Gli americani avrebbero conces­so — rivela il quotidiano isra­eliano
Maariv — l’espansio­ne di 2.500 edifici per un peri­odo limitato a sei mesi. Fonti del Dipartimento di Stato han­no smentito l’intesa.

La REPUBBLICA - La cronaca è sostanzialmente corretta. Non lo è, invece, lo schema riassuntivo, suddiviso in tre punti, dal titolo " I nodi del processo di pace ".
Il primo riguarda la questione dei profughi palestinesi. Secondo la redazione di Repubblica sono da considerarsi tali anche quelli residenti a Gaza.
Il secondo punto riguarda la barriera difensiva. Il titolo scelto è "il muro israeliano". Il testo chiude tra virgolette l'espressione "barriera di sicurezza", mettendo perciò in dubbio che il suo scopo sia difensivo.
Il terzo punto riguarda Gerusalemme. "
Israeliani e palestinesi rivendicano la sovranità territoriale su Gerusalemme est, che include luoghi santi sia per la religione ebraica sia per quella musulmana ". Gerusalemme è la capitale indivisibile di Israele e i luoghi sacri per la religione musulmana sono sotto l'amministrazione araba.
Uno schema riassuntivo pieno di errori e falsificazioni, in perfetto stile Repubblica.

  "Our goal has never been peace. Peace is a means; the goal is Palestine."
By Itamar Marcus and Nan Jacques Zilberdik

 Abu Mazen

The PA will resume violence and terror against Israel when Fatah is "capable," and "according to what seems right," Fatah activist Kifah Radaydeh says in a PA TV interview. She states openly that peace is not a goal for Fatah: 

"It has been said that we are negotiating for peace, but our goal has never been peace. Peace is a means; the goal is Palestine."  

Radaydeh says that "armed struggle" has not been ruled out and will continue, depending on how "capable" the PA forces are. 
 
Transcript
:

"Fatah is facing a challenge, because [Fatah] says that we perceive peace as one of the strategies, but we say that all forms of the struggle exist, and we do not rule out the possibility of the armed struggle or any other struggle. The struggle exists in all its forms, on the basis of what we are capable of at a given time, and according to what seems right...
What exactly do we want? It has been said that we are negotiating for peace, but our goal has never been peace. Peace is a means; and the goal is Palestine. I do not negotiate in order to achieve peace. I negotiate for Palestine, in order to achieve a state." 
[PA TV July 7, 2009] 

It should be noted that when Fatah refers to "Palestine", it is routinely referring to all Fatah logoof Israel.

Some examples:
 
1. The Fatah flag still shows the map of Israel under rifles. The same symbol (see right) appears on the Fatah website (http://www.fateh.ps) and other official Fatah publications.
  
2. Fatah MP Najat Abu-Bakr said in a PA TV interview last year that Fatah's goal remains the destruction of Israel, but that their political plan is to focus on the West Bank and Gaza Strip: 

 "It doesn't mean that we don't want the 1948 borders [all of Israel]...but our current political program is to say that we want the 1967 borders." [PA TV, Aug. 25 2008]. 
 
3. A PA TV educational documentary broadcast monthly since 2007 includes the following words denying the existence of Israel:
"Another section in Palestine which is the Palestinian coast that spreads along the [Mediterranean] sea, from... Ashkelon in the south, until Haifa, in the Carmel Mountains. Haifa is a well-known Palestinian port. [Haifa] enjoyed a high status among Arabs and Palestinians especially before it fell to the 'occupation' [Israel] in 1948. To its north, we find Acre. East of Acre, we reach a city with history and importance, the city of Tiberias, near a famous lake, the lake of Tiberias [Kinneret- Sea of Galilee]. Jaffa, an ancient coastal city, is the bride of the sea, and Palestine's gateway to the world." [PA TV, August 2007-June 7, 2009, dozens of times] 
4. Muhammad Dahlan, senior PA official, recently stressed that Fatah adamantly refuses to recognize Israel, and that even Palestinian Authority recognition is to have better standing internationally in order to receive foreign aid: 
"I want to say for the thousandth time, in my own name and in the name of all of my fellow members of the Fatah movement: We do not demand that the Hamas movement recognize Israel. On the contrary, we demand of the Hamas movement not to recognize Israel, because the Fatah movement does not recognize Israel, even today... It's required of the government but not of Hamas; it's required of the government but not of the Fatah, so that this government will be able to offer the necessary assistance, to carry out the necessary reconstruction, to offer assistance to the sick, to bring relief to needy families... This can be dealt with [only] by a government that has relations with the international community, one that is acceptable to the international community, in order that we can work together and benefit from the international community."  [PA TV March 17, 2009]

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