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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero - Corriere della Sera - Il Giornale Rassegna Stampa
12.07.2009 L’atomica iraniana farà calare sul M.O. una vera e propria 'cortina di ferro'
Analisi di Michael Walzer e due cronache da Corriere e Giornale

Testata:Libero - Corriere della Sera - Il Giornale
Autore: Francesco Carella - La redazione del Corriere della Sera - La redazione del Giornale
Titolo: «Obama ha bisogno del Cavaliere per disarmare l’Iran - Arrestato alleato di Mousavi - Corteo anti-occidentale Teheran, fondamentalisti iraniani assediano l’ambasciata tedesca»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 12/07/2009, a pag. 6, l'articolo di Francesco Carella dal titolo " Obama ha bisogno del Cavaliere per disarmare l’Iran " con le dichiarazioni di Michael Walzer. Dal CORRIERE della SERA, a pag. 13, la breve dal titolo " Arrestato alleato di Mousavi ". Dal GIORNALE, a pag. 14, la breve dal titolo " Corteo anti-occidentale Teheran, fondamentalisti iraniani assediano l’ambasciata tedesca ". Ecco gli articoli:

LIBERO - Francesco Carella : " Obama ha bisogno del Cavaliere per disarmare l’Iran "

 Michael Walzer

 «L’Iran di Ahmadinejad trascina il Medio Oriente in una nuova Guerra fredda, mentre i grandi della Terra al G8 dell’Aquila si limitano a una generica condanna». Il grido d’allarme è di Michael Walzer, cattedra presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, filosofo liberal e teorico della “guerra giusta”. Dice il professore: «L’atomica nelle mani dei mullah farà calare sulla regione mediorientale una vera e propria “cortina di ferro” dalle conseguenze incalcolabili. Barack Obama lo sa e per tutto questo chiede aiuto ai suoi amici europei».Walzer rilegge le parole del numero uno americano rivolte nei giorni scorsi a Silvio Berlusconi («in Italia vi è una forte e autorevole leadership») e ne dà una lettura strategica. «Il Presidente Usa - spiega - con quelle parole ha inviato un messaggio preciso: senza l’aiuto dell’Italia e dell’Unione europea, gli Stati Uniti non potranno disinnescare la mina targata Teheran e togliere, in tal modo, ossigeno al terrorismo jihadista».Facciamo osservare che ad essere determinante, nella corsa iraniana verso il nucleare, più che l’Ue è la Russia. «Va da sé - risponde Walzer - che senza un’inversione di tendenza da parte di Mosca sciogliere per via diplomatica il nodo Iran sarà difficile, se non addirittura impossibile. Ed è proprio sul fronte russo che Obama spera in una efficace mediazione da parte di Silvio Berlusconi. La politica delle mani tese portata avanti dall’attuale Amministrazione può avere successo a patto che Putin e Medvedev non frappongano ostacoli». Alcuni maligni lasciano intendere che la Casa Bianca non sia convinta fino in fondo della validità di una strategia all’insegna del soft power. Walzer c’interrompe subito, per smentire recisamente. «Obama crede nel dialogo con i mullah e sta cercando in tutti i modi d’intavolarlo su basi serie. Il problema è che, al momento, all’Iran è stata offerta solo la carota - vale a dire i negoziati - ma manca del tutto il bastone».A questo punto, alla mente riaffiora il ricordo della guerra preventiva teorizzata dal precedente inquilino della Casa Bianca. «La dottrina Bush è morta e sepolta. Quel che voglio dire è che se l’Ue e la Russia minacciassero seriamente di ricorrere a pesanti sanzioni economiche, il confronto fra Usa e Iran avrebbe maggiori possibilità di successo». Il che eviterebbe un’azione militare da parte degli israeliani. «Israele - spiega il professore - si sente minacciata nella sua stessa esistenza dall’atomica di Teheran e sono sicuro che darebbe la parola alle armi qualora i negoziati fallissero». Intanto, alcuni analisti sostengono che il Governo di Gerusalemme, in caso di guerra, troverà la solidarietà anche di Arabia Saudita ed Egitto. «Io non escluderei anche un altro scenario. Può anche accadere che gli Usa, una volta esperite tutte le strade diplomatiche senza ottenere alcunché, possano decidere di ricorrere direttamente alla forza militare. Stiamo parlando, naturalmente, di una carta estrema da giocare». L’Iran e il terrorismo jihadista sono le sifde di Barack nei prossimi mesi: la sua leadership è destinata a vacillare? «Obama è un uomo cauto - risponde Walzer - e la cautela potrà non essere un’arma sufficiente per contrastare i terroristi di Al Qaeda. Penso, però, che Obama possa farcela a patto che agisca con forza e determinazione in caso di necessità. Del resto, è quel che sta facendo in questi giorni in Afghanistan».

CORRIERE della SERA - " Arrestato alleato di Mousavi "

 Moussavi

Nuova ondata di arresti in Iran.
Fermati, tra gli altri, Abbas Mirza Abu-Talebi, vice capo del quartier generale di Mir Hussein Mousavi (rivale di Ahmadinejad alle presidenziali) ed ex ministro dell’Edilizia e il sociologo irano-americano Kian Tajbakhsh.

Il GIORNALE - " Corteo anti-occidentale Teheran, fondamentalisti iraniani assediano l’ambasciata tedesca "

 Mottaki, ministro degli Esteri iraniano

Al grido di «Morte ai razzisti europei» circa 150 persone hanno partecipato ieri a una manifestazione davanti all’ambasciata tedesca a Teheran per protestare contro l’omicidio, avvenuto in un tribunale di Dresda, di una giovane egiziana. L’assassinio risale al 1° luglio, quando un uomo dichiaratamente xenofobo aveva ucciso a coltellate un’egiziana incinta di 32 anni, Marwa el Sherbini, venuta in tribunale a testimoniare in una causa che la vedeva opposta allo stesso uomo. Ieri il ministero iraniano degli Esteri ha convocato l’ambasciatore tedesco a Teheran e ha condannato l’episodio, giudicandolo un esempio della «islamofobia» in Europa.

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