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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.07.2009 Netanyahu ha usato una parola nazista e sono piovute le polemiche
Perchè? Nessuno batte ciglio quando Gaza viene definita Lager

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 luglio 2009
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Israele, polemica su Netanyahu. Ha usato una parola nazista»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/07/2009, a pag. 19, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Israele, polemica su Netanyahu. Ha usato una parola nazista  ".

  Benjamin Netanyahu

GERUSALEMME — La pa­rola lo avrebbe lasciato sen­za parole. Frank-Walter Steinmeier ha annuito senza replicare, quando Benjamin Netanyahu ha evocato la pu­lizia etnica nazista contro gli ebrei per difendere gli inse­diamenti in Cisgiordania. «I territori palestinesi non pos­sono diventare juden­rein », ha dichiarato il pri­mo ministro israeliano al­l’ospite diplomatico che più di tutti è ipersensibile al ter­mine. «Non ha detto nulla. Che altro poteva fare?», ha raccontato un consigliere del premier.
Il ministro degli Esteri te­desco ha parlato, dopo il ri­torno ieri in Germania (è sta­ta la quattordicesima visita nella regione). E ha ripetuto la posizione europea e ame­ricana: «Le possibilità di rag­giungere un accordo di pace sono le migliori degli ultimi quindici anni. Bisogna trova­re una soluzione e non sarà possibile fino a quando le co­lonie continuano a essere in­grandite
». Quella di Netanyahu non è stata una gaffe. Il governo ha inserito «judenrein» nel vocabolario da usare per contrastare l’offensiva della comunità internazionale. Il premier ha incitato i mini­stri a usarlo per sostenere le costruzioni in Cisgiordania e la richiesta che i palestine­si riconoscano Israele come Stato ebraico. Il vice Dan Me­ridor ha invitato i giornalisti stranieri a chiedere «se i pa­lestinesi permetteranno agli ebrei di vivere tra loro o se invece sarà proibito. Juden­rein: così è stato chiamato in altre nazioni». Il giorno dopo la frase è stata ribadita da un parlamentare del Likud. «Netanyahu ha dimo­strato orgoglio nazionale», lo ha lodato Arieh Eldad, de­putato dell’estrema destra.
La strategia è criticata da chi come Avi Primor ha rap­presentato
Israele in Germa­nia (è stato ambasciatore fi­no al 1999). «Una mossa sba­gliata, proprio con il mini­stro del Paese che ha com­piuto un profondo esame di coscienza sul passato. Dob­biamo stare attenti a non ba­nalizzare il ricordo dell’Olo­causto. In Europa si oppon­gono all’occupazione, nessu­no è contrario al fatto che in futuro gli ebrei vivano in uno Stato palestinese». «E’ un errore associare ad altri gli orrori commessi dai nazi­sti — commenta Zalman Shoval, ex ambasciatore a Washington —. I palestinesi sono contrari ad accettare il riconoscimento di Stato ebraico come precondizione per non pregiudicare le trat­tative sul ritorno dei rifugia­ti ».
I primi cento giorni di go­verno sono stati segnati dal­le schermaglie con gli ameri­cani sul blocco delle colo­nie. Avigdor Lieberman, il ministro degli Esteri e lea­der del partito ultranaziona­lista Israel Beytenu, si è tira­to fuori dalle trattative con una spiegazione che ai com­mentatori è sembrata solo sarcasmo: «Vivo a Nokdim (un insediamento a sud di Betlemme, ndr) e potrei es­sere accusato di conflitto
d’interessi».

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