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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.07.2009 Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai
Rappresenta parte della solu­zione dei problemi afghani o del loro peggioramento?

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 luglio 2009
Pagina: 42
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/07/2009, a pag. 42, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai ".

 Hamid Karzai

C’è da chiedersi quanto Ha­mid Karzai sia parte della solu­zione dei problemi afghani o piuttosto del loro incancrenirsi. Una domanda che si fa via via pressante con l’appros­simarsi delle elezioni presidenziali del 20 agosto e la netta sensazione che l’at­tuale presidente sia destinato a un se­condo mandato. Ed è più che legittimo che l’Italia, assieme agli altri alleati del­la Nato che hanno inviato i propri con­tingenti in Afghanistan, affronti il te­ma con Washington.
Nell’autunno 2001, quando venne scelto dall’amministrazione Bush co­me candidato di punta a traghettare il Paese verso l’era post-talebana, Karzai incarnava il volto nuovo per eccellen­za, il legame tra valori democratici occi­dentali e invece quelli di una società tri­bale squassata dalla guerra civile e dal­l’alleanza tra il mullah Omar e Osama Bin Laden. Alle elezioni del novembre 2004 la sua stella brillava ancora, seb­bene apparissero già i semi dei proble­mi attuali: corruzione diffusa negli ap­parati dello Stato, crescita della produ­zione di oppio, ambigue alleanze stret­te in nome della governabilità a tutti i costi tra presidenza e vecchi «signori della guerra» e soprattutto grave ripre­sa della guerriglia talebana grazie an­che al malcontento diffuso tra la popo­lazione pashtun. Da allora quelle avvi­saglie di fallimento sono diventate una realtà prominente.
Ne era ben consapevole Barack Oba­ma sin da prima di arrivare alla presi­denza: una delle prime mosse da neoe­letto fu proprio quella di prendere le distanze da Karzai. Ma questi ha subito dimostrato di non essere più il politico in erba rifugiato a Peshawar del tempo dell’11 settembre 2001. E con una ben calcolata serie di mosse è stato in gra­do di mettere fuori gioco i rivali più pe­ricolosi, anche a costo di legarsi a filo doppio con esponenti violenti, corrotti e avulsi da qualsiasi rispetto del gioco democratico come Muhammad Qasim Fahim, Abdul Rashid Dostum e Mohammad Mohaqeq. Il risultato è che oggi Karzai torna a essere il candi­dato anche degli Stati Uniti. Ma con quali progetti?

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