Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai Rappresenta parte della soluzione dei problemi afghani o del loro peggioramento?
Testata: Corriere della Sera Data: 09 luglio 2009 Pagina: 42 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/07/2009, a pag. 42, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Sugli sforzi in Afghanistan l'incognita del presidente Karzai ".
Hamid Karzai
C’è da chiedersi quanto Hamid Karzai sia parte della soluzione dei problemi afghani o piuttosto del loro incancrenirsi. Una domanda che si fa via via pressante con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali del 20 agosto e la netta sensazione che l’attuale presidente sia destinato a un secondo mandato. Ed è più che legittimo che l’Italia, assieme agli altri alleati della Nato che hanno inviato i propri contingenti in Afghanistan, affronti il tema con Washington. Nell’autunno 2001, quando venne scelto dall’amministrazione Bush come candidato di punta a traghettare il Paese verso l’era post-talebana, Karzai incarnava il volto nuovo per eccellenza, il legame tra valori democratici occidentali e invece quelli di una società tribale squassata dalla guerra civile e dall’alleanza tra il mullah Omar e Osama Bin Laden. Alle elezioni del novembre 2004 la sua stella brillava ancora, sebbene apparissero già i semi dei problemi attuali: corruzione diffusa negli apparati dello Stato, crescita della produzione di oppio, ambigue alleanze strette in nome della governabilità a tutti i costi tra presidenza e vecchi «signori della guerra» e soprattutto grave ripresa della guerriglia talebana grazie anche al malcontento diffuso tra la popolazione pashtun. Da allora quelle avvisaglie di fallimento sono diventate una realtà prominente. Ne era ben consapevole Barack Obama sin da prima di arrivare alla presidenza: una delle prime mosse da neoeletto fu proprio quella di prendere le distanze da Karzai. Ma questi ha subito dimostrato di non essere più il politico in erba rifugiato a Peshawar del tempo dell’11 settembre 2001. E con una ben calcolata serie di mosse è stato in grado di mettere fuori gioco i rivali più pericolosi, anche a costo di legarsi a filo doppio con esponenti violenti, corrotti e avulsi da qualsiasi rispetto del gioco democratico come Muhammad Qasim Fahim, Abdul Rashid Dostum e Mohammad Mohaqeq. Il risultato è che oggi Karzai torna a essere il candidato anche degli Stati Uniti. Ma con quali progetti?
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