Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il Congresso ebraico mondiale chiede alla F1 di sospendere la collaborazione con Eccletone Dopo le sue dichiarazioni su Hitler
Testata: Corriere della Sera Data: 06 luglio 2009 Pagina: 35 Autore: Arianna Ravelli Titolo: «'Non collaborate con Ecclestone'. La comunità ebraica si ribella»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/07/2009, a pag. 35, l'articolo di Arianna Ravelli dal titolo " 'Non collaborate con Ecclestone'. La comunità ebraica si ribella ".
Bernie Ecclestone
MILANO — Parafrasando una vecchia battuta di Giorgio Gaber si potrebbe dire che, per stare ai vertici della Formula 1, non è necessario essere nazisti, però aiuta. Della famiglia del presidente della Federazione Max Mosley si sa tutto (le colpe dei padri non ricadono sui figli, d’accordo, però il filmino con le signorine vestite da carceriere lascia pensare a qualche turba mai risolta), il suo predecessore alla Fia Jean-Marie Balestre era solo un po’ fascista (durante la guerra era iscritto alJeune front), e ora è la volta di Bernie Ecclestone e della sua incredibile intervista alTimes in cui Hitler è diventato uno che «faceva funzionare le cose», una specie di spettatore impotente davanti all’Olocausto («non so se lo voleva davvero »). L’ovvio risultato è che, dopo che per settimane si è parlato delle dimissioni di Mosley, fortissimamente volute dai team, ora è la testa di Ecclestone a essere in discussione. A chiederla ieri è stato il Congresso ebraico mondiale che, in un comunicato stampa diffuso dal suo presidente Ronald Lauder, dice che «Ecclestone non è nella condizione di guidare la Formula 1» e chiede «ai team del Mondiale, ai piloti e ai Paesi che ospitano i Gran premi di sospendere la collaborazione con lui». Comprensibile richiesta (e c’è da giurarlo, in Germania dove la Formula 1 farà tappa giovedì ce ne saranno altre), ma in realtà Ecclestone non può lasciare per il semplice fatto che non ricopre alcuna carica da cui dimettersi. Possiede, invece, una fetta importante (il 25%) di azioni della società che gestisce i diritti commerciali, società controllata dal fondo Cvc che, c’è da immaginarlo, non avrà gradito l’ultima sua uscita. Quelli della Cvc si erano già innervositi per le idee di Mosley sulla Formula 1 (doppio regolamento e budget cap) e, soprattutto, per la minaccia di un campionato alternativo da parte delle squadre: e avevano appena richiamato Ecclestone a togliere l’appoggio al vecchio amico. Quanto alla possibilità di evitare di avere rapporti con Ecclestone, le squadre, fosse per loro, non vedrebbero l’ora: potrebbero organizzarsi per gestire i diritti da sé o scegliersi un gestore che chieda meno del 50%. Ma, per almeno altri due anni, Ecclestone resterà al suo posto: perché appunto i contratti non si firmano con lui, ma con la società che lui rappresenta. E il prossimo contratto, che poi in F1 si chiama Patto della Concordia e, oltre ai soldi, determina la stabilità delle regole, deve essere firmato proprio in questi giorni. Le squadre premono per chiudere in fretta: questa settimana, o al massimo la prossima. Ma Ecclestone è ondivago, nicchia, cambia idea, nessuno capisce cosa abbia in testa, chissà se è distratto dal revisionismo storico.
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