L’epoca geniale Bruno Schulz
Traduzione di Salmon A. Vivanti
Einaudi Euro 10
Leggere i racconti di uno dei più grandi scrittori del Novecento attraverso gli occhi di uno scrittore contemporaneo di rara sensibilità: questo ci offre la raccolta “L’epoca geniale” Il primo era l’ebreo polacco Bruno Schulz, il secondo è l’ebreo israeliano David Grossman. Il primo pubblicò due libri celeberrimi: “Le botteghe color cannella” e “Il Sanatorio all’insegna della Clessidra”, dopodiché venne trucidato dai nazisti in circostanze ancora oggi non del tutto chiare. Il secondo ha scoperto il primo dopo aver scritto il suo romanzo d’esordio, “Il sorriso dell’agnello” e da allora lo ha eletto a proprio maestro. Dedicandogli in “Vedi alla voce: amore” un ritratto assieme fantastico e reale, che fa rivivere l’idea dell’”epoca geniale” di cui Schulz parla nei suoi scritti. A cosa allude quell’idea? Allude a un tempo mitico in cui le nostre potenzialità immaginative non sono ancora ingabbiate da un ordine sociale asfittico, scialbo. In cui non sono soggette all’opacità della routine e al fantasma della noia. E dunque viaggiano libere, a briglia sciolta, in una fanciullesca frenesia che accoglie con febbrile eccitazione lo spettacolo inesauribile e incontrollabile del mondo. “L’epoca geniale” è l’età dell’infanzia, dell’inizio. Soltanto tornando alla sorgente, si possono abbattere le sbarre che tengono l’universo “ermeticamente chiuso, murato nel suo significato”. Il protagonista del racconto andrà incontro con baldanza a quell’inondazione vitale che lascia beati e tramortiti. Che fa piangere di “felicità e impotenza”. E proverà a restituire quell’esperienza travolgente, grazie all’uso dei colori: “azzurri così intensi da mozzare il respiro con un brivido di paura”, “verdi più verdi dello stupore”. Schulz, la cui creatività si espresse anche nel disegno, si trovò a insegnare per l’appunto disegno e applicazione tecniche. Ma ben presto si convinse che attraverso quella materia non avrebbe mai guadagnato il rispetto degli alunni. Così prese a raccontare storie magiche e misteriose, “come se disegnasse con le parole”. Gli andirivieni e gli scarti, del resto, furono frequenti nella sua tragica vita. Non a caso Grossman, nel romanzo “Vedi alla voce: amore”, lo spingerà ad unirsi ad un branco di salmoni. Perché i salmoni incarnano l’istinto del vagabondaggio. Il che – afferma lo scrittore israeliano – ricorda in qualche modo l’ebraismo. Ma prima ancora perché l’opera di Schulz, come accade ai salmoni, torna sempre all’origine, alla sorgente primaria. A quella supposta “epoca geniale”, “in cui sussisteva l’ardente speranza di un significato, di una spiegazione, della convinzione che la vita potesse essere ricreata grazie alla forza dell’immaginazione, della passione, dell’amore”. Leggere questi meravigliosi racconti dimostra una volta di più l’inesauribile forza della letteratura. Capace di rigenerarsi di continuo. Di riscaldare il cuore e la mente del vecchio e del nuovo lettore. E assieme di offrirsi come luminoso testimone per l’opera di un altro scrittore.
Franco Marcoaldi
L’Almanacco dei Libri - La Repubblica