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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.06.2009 Iraq : ritiro degli Usa imminente
La polizia locale riuscirà a garantire la sicurezza ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 giugno 2009
Pagina: 48
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Ritiro Usa dalle città iraqene, ma la polizia locale non è pronta»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/06/2009, a pag. 48, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Ritiro Usa dalle città iraqene, ma la polizia locale non è pronta ".

 le basi Usa in Iraq

L’annuncio del ritiro militare americano dalle città irache­ne, previsto per il 30 giugno, sarà mol­to più un passo formale che non so­stanziale. In realtà già da tempo i circa 150 mila soldati Usa non si facevano più vedere nelle zone urbane del Pae­se. Pure, sino ad ora restava loro la prerogativa legittima di operare do­vunque in caso di necessità. Adesso non più. Saranno semmai le autorità irachene a richiedere il loro interven­to. E, visto il grande desiderio del pre­mier sciita Nouri al Maliki di dimostra­re la piena indipendenza da Washin­gton, c’è da pensare che ben difficil­mente ciò potrà avvenire.
Il passo comunque è importante. Una pietra miliare sulla via del pieno ritiro dall’Iraq fortemente voluto da Barack Obama entro la fine del 2011. Ma la domanda di fondo resta: saran­no le nuove forze di sicurezza irache­ne in grado di controllare il Paese da sole? Sono pochi coloro pronti a ri­spondere con un «sì» deciso. I nume­rosi dubbi sulle capacità di tenuta e le difficoltà che gli oltre 600 mila tra mi­litari e poliziotti saranno chiamati ad affrontare servono soprattutto ad illu­strare i grandi problemi nel prossimo futuro. Prima di tutto quello del con­trollo sui pozzi petroliferi nelle regio­ni di Mosul e Kirkuk, al momento con­teso tra governo centrale a maggioran­za sciita e responsabili dell’autonomia curda nel nord. Non è un caso che gli attentati più sanguinosi abbiano colpi­to proprio queste zone di recente. Ba­sta osservare l’odio con cui gli irache­ni arabi guardano ai posti di blocco curdi sulle strade che da sud conduco­no a Erbil o Sulimanie per capire quan­to la questione resti bruciante.
C’è poi il non sopito scontro scii­to- sunnita. A sei anni dalla guerra, le unità delle nuove forze di sicurezza re­stano divise ad operare nelle rispetti­ve regioni. Impossibile anche solo pensare che oggi un poliziotto della Falluja sunnita possa pattugliare a Sa­dr City, il maggiore quartiere sciita di Bagdad. E viceversa. I recenti sviluppi post-elettorali in Iran non aiutano cer­to la pacificazione

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