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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Manifesto - L'Unità Rassegna Stampa
24.06.2009 Benjamin Netanyahu ieri in visita a Roma
Per Bibì e Bibò (uno ex, l'altro ancora comunista) è un'occasione per fare propaganda antiisraeliana

Testata:Corriere della Sera - Il Manifesto - L'Unità
Autore: Maurizio Caprara - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Netanyahu in visita a Roma 'Sanzioni più dure all’Iran' - La strana coppia Netanyahu - Berlusconi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/06/2009, a pag. 3, la cronaca di Maurizio Caprara dal titolo " Netanyahu in visita a Roma «Sanzioni più dure all’Iran» ", dal MANIFESTO, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " La strana coppia Netanyahu - Berlusconi  " preceduto dal nostro commento e una breve dall'UNITA'. Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara : " Netanyahu in visita a Roma «Sanzioni più dure all’Iran» "

 Stretta di mano fra Berlusconi  e Netanyahu

ROMA — «Se non ora, quando?». E’ con questa do­manda che Benjamin Netan­yahu, premier di Israele e uo­mo di una destra radicale po­co incline alle mezze misure, ha raccomandato ieri a Roma di percorrere fino in fondo la strada delle sanzioni all’Iran affinché il suo avvicinarsi alla bomba atomica non richieda, in futuro, altri mezzi di dis­suasione. Con le proteste in corso il regime di Teheran è più vulnerabile, si vedono crepe, è stata la tesi sostenuta da Netanyahu in una colazio­ne a Palazzo Chigi con il colle­ga Silvio Berlusconi e il mini­stro degli Esteri Franco Fratti­ni. La questione va discussa nel G8 a presidenza italiana, ha affermato, e non si può af­frontare Mahmoud Ahmadi­nejad che minaccia Israele continuando nel « business as usual », gli affari di sem­pre.
Dell’Iran il nostro Paese è il primo
partner commerciale in Europa. Ci fornisce ener­gia. Nel 2006 l’interscambio ha sfiorato i sei miliardi di eu­ro. Finito l’incontro con Ne­tanyahu (che ha scelto Roma come prima tappa all’estero da quando è di nuovo primo ministro), una giornalista ha domandato in inglese al presi­dente del Consiglio se, alla lu­ce dei risultati elettorali di Teheran, ritiene ancora vali­da l’offerta di dialogo avanza­ta da Barack Obama e se pen­sa di «rivedere le intense rela­zioni economiche» dell’Italia con l’Iran. Berlusconi forse credeva di doversi pronuncia­re sull’invito della Farnesina alla Repubblica degli ayatol­lah per la conferenza di doma­ni a Trieste sull’Afghanistan, ritirato dopo quattro mesi senza decisione iraniana. Co­sì ha risposto: «Abbiamo di­chiarato la nostra disponibili­tà a continuare questo rappor­to soltanto se fosse considera­to sul piano internazionale, con la partecipazione esplici­ta dell’Amministrazione ame­ricana, qualcosa di positivo. Tutte le situazioni che abbia­mo alle spalle di nostri rap­porti diplomatici con l’Iran sono sempre state condivise con l’Amministrazione ameri­cana e Israele».
Secondo il portavoce di Ne­tanyahu, Mark Regev, sui rap­porti economici Italia-Iran l’incontro ha segnato per gli israeliani passi avanti. In che cosa consisteranno, si vedrà.
Alle prese entrambi con
turbolenze in casa, i due capi di governo hanno dato mo­stra di sintonia. Netanyahu ha invitato «Silvio», definito «grande campione di pace», a parlare alla Knesset, il Parla­mento israeliano. I giornalisti del suo Paese hanno chiesto perché tanto onore a un poli­tico chiacchierato per feste con signorine discusse. Ne­tanyahu: «E’ un momento dif­ficile ed è un amico. Sono af­fari interni italiani, non mi ri­guardano. E’ sempre stato un grande amico di Israele».
Berlusconi, prima, aveva appoggiato la sua idea di Sta­to palestinese smilitarizzato e detto senza enfasi una frase in linea con l’approccio oba­miano («Ho richiamato l’at­tenzione sul bisogno di dare segnali significativi sul bloc­co degli insediamenti»). Im­pegnandosi a vertici annuali tra i governi di Italia e Israele

Il MANIFESTO - Michele Giorgio: " La strana coppia Netanyahu - Berlusconi "

 Giorgio/Hamas...e vissero per sempre felici e contenti

Giorgio non approva il rapporto di amicizia fra Italia e Israele, come si può dedurre dalla frase " Un appoggio incondizionato, come hanno evidenziato i giorni insanguinati della recente offensiva israeliana a Gaza. Un appoggio che, con ogni probabilità, sarebbe ancora più aperto se a contenerlo non ci fosse la politica estera dell’Unione europea da rispettare e, soprattutto, la linea dell’Amministrazione Obama ". E' evidente che Giorgio gradirebbe di più un'amicizia Italia - Hamas, sulla falsariga di quella D'Alema - Hezbollah...
Giorgio si scaglia anche contro il programma di turismo proposto da Berlusconi a Netanyahu per migliorare le condizioni di vita degli arabi e creare nuovi posti di lavoro e scrive : "
Peccato che i turisti a Betlemme e nel resto dei Territori occupati possano entrare solo con un permesso israeliano. Quello al quale pensa Netanyahu è un PianoMarshall per la Palestina, in ogni caso controllato da Israele. ". Questo è falso. Chiunque può andare a Betlemme. Sul confine c'è un check - point che fa controlli su chi entra e chi esce (per ovvie ragioni, dato che per andare in Israele molti terroristi suicidi passavano di lì). 
Ecco l'articolo:

«Grande amico d’Israele», «campione di pace, sicurezza e libertà». Durante la conferenza stampa ieri a Palazzo Chigi, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha incensato Silvio Berlusconi, al quale ha riservato, non a caso, il suo primo incontro ufficiale in Europa. E non ha risparmiato gli aggettivi elencando le «qualità» del capo del governo europeo più vicino a Israele. Un appoggio incondizionato, come hanno evidenziato i giorni insanguinati della recente offensiva israeliana a Gaza. Un appoggio che, con ogni probabilità, sarebbe ancora più aperto se a contenerlo non ci fosse la politica estera dell’Unione europea da rispettare e, soprattutto, la linea dell’Amministrazione Obama di cui bisogna tener conto, specie sulla questione degli insediamenti ebraici nei Territori occupati e della soluzione dei «due Stati», Israele e Palestina. «Grazie primo ministro Berlusconi, Silvio, per la tua amicizia, la tua leadership, per esserti schierato per la verità, anche in momenti di vento contrario, per aver sempre detto le cose che contano, le cose che sono importanti », ha detto Netanyahu, aggiungendo di non vedere l’ora di poter accogliere Berlusconi in visita in Israele. I rapporti tra Israele e Italia si sono consolidati in questi ultimi anni, non solo con i governi di centrodestra ma anche con quelli di centrosinistra. L’interscambio è sostenuto e la cooperazione tra i due paesi si è sviluppata a ogni livello, dalla ricerca universitaria alla sicurezza. Roma anche in sede europea si batte per impedire risoluzioni di condanna delle politiche israeliane nei Territori occupati palestinesi. Tra Berlusconi e Netanyahu c’è poi un feeling speciale perché il primo ministro italiano continua, ormai da un decennio, a proporre un «Piano Marshall» per Cisgiordania e Gaza, perfettamente in linea con le idee di Netanyahu di sviluppo economico per i palestinesi alternativo all’indipendenza e alla fine dell’occupazione. «Sono assolutamente a favore» del piano Marshall per la Palestina, «mi piacerebbe molto portarlo avanti», ha detto Netanyahu, spiegando di averne parlato «in dettaglio» con il capo del governo italiano, prendendo come punto di partenza lo sviluppo del turismo. «Berlusconi mi ha parlato degli studi fatti per decine di milioni di turisti - ha detto ancora - Possiamo partire da un milione di turisti che creerebbero migliaia di posti di lavoro fra i palestinesi, il che significa aumento dei salari, una riduzione degli estremisti e un aumento dei moderati». Peccato che i turisti a Betlemme e nel resto dei Territori occupati possano entrare solo con un permesso israeliano. Quello al quale pensa Netanyahu è un PianoMarshall per la Palestina, in ogni caso controllato da Israele. La recente «conversione» del premier israeliano che, per le pressioni statunitensi, ha accettato la possibilità della creazione di uno staterello di Palestina senza sovranità, ha pienamente soddisfatto il governo italiano. Berlusconi ha prontamente ricambiato definendo legittima la richiesta di Netanyahu di un riconoscimento da parte dell’Anp di Abu Mazen di Israele come stato del popolo ebraico. Si tratta di uno dei nodi più difficili per i palestinesi perché collegato direttemente alla questione dei profughi, senza dimenticare che in Israele vive unmilione emezzo di palestinesi (i cosiddetti arabo israeliani): il 20% della popolazione. «La prospettiva di uno Stato palestinese smilitarizzato, è una prospettiva che ci sembra doverosa, così come il riconoscimento dello Stato ebraico di Israele», ha detto Berlusconi abbracciando la proposta fatta da Netanyahu a metà giugno, con il suo discorso all’università Bar Ilan. Ecco perché l’Italia, come spiegava ieri il Jerusalem Post, è un «solido alleato» di Tel Aviv e Netanyahu ha voluto incontrare Berlusconi prima di ogni altro leader europeo. Ma a Roma ieri si è parlato tanto anche di Iran. Israele non vuole che l’Europa, di fronte alle proteste in corso a Tehran dal giorno delle elezioni presidenziali, assuma atteggiamenti più morbidi verso l’Iran spaccato in due. Atteggiamenti che, secondo il governo israeliano, finirebbero per allentare l’attenzione sul programma nucleare iraniano. A Tel Aviv non fannomolta differenza tra il presidente Ahmadi Nejad e il leader dell’opposizione Mir Hussein Mussavi. Netanyahu ieri ha probabilmente chiesto «spiegazioni» a Berlusconi del perché, malgrado l’amicizia con Israele, l’Italia ha intensificato i rapporti economici con l’ Iran, portando negli ultimi anni l’interscambio da 2,7 a più di 6miliardi di dollari. Interessi economici, ha scritto due giorni fa il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, che rendono difficile per l’Italia appoggiare una politica di dure sanzioni contro l’ Iran.

L'UNITA' - La cronaca di Umberto De Giovannangeli è sostanzialmente corretta. Non potendo far altro che riportare le dichiarazioni di Netanyahu e Berlusconi, Udg non ha perso occasione per fare propaganda elettorale (inutile, dato che elezioni si sono concluse lunedì...Udg non se n'è accorto?) " di Gaza e della sua catastrofica situazione non c’è traccia nelle riflessioni di «Papi» e «Bibi» ", nè per rimproverare i due premier per non essere sufficientemente preoccupati per la situazione "catastrofica di Gaza ". Se la situazione di Gaza è tale la responsabilità è dei terroristi di Hamas, non di Netanyahu.Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Unità e Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti


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