Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Newyorkese di nascita, professore alla Rurgers University, traduttore letterario dallo yiddish e noto da noi per Diario di un’adultera (2008), Curt Leviant nel nuovo libro raduna i suoi aspetti: l’interesse accademico per la letteratura, il retaggio culturale ebraico, l’amore per i racconti alla base della tradizione orale yiddish. Ezra Shultish, un professore israeliano, insegue fino in Israele il suo scrittore idolatrato, il Premio Nobel Bar-Nun autore della eccelsa novella “La ragazza yemenita”. Ma una ragazza yemenita vera, governante presso una famiglia di amici, la incontrerà davvero. E sarà lei a ispirargli il suo romanzo, che naturalmente avrà lo stesso titolo. Insomma, le “ragazze yemenite” sono tre… “E’ stata una sfida con me stesso. Ho immaginato Bar-Nun mentre scriveva la sua versione di “La ragazza yemenita” in ebraico, e poi Shultish che la scriveva in inglese – il fattore chiave fondamentale è la differenza stilistica tra le due narrative, pensi a due diverse melodie”. Nel romanzo amore, desiderio, attrazione si intrecciano nei sogni e nelle aspirazioni dell’ambizioso Shultish che, frustrato dal rifiuto della reale ragazza yemenita, finisce per trasferirla nella finzione del suo romanzo. Il desiderio irrealizzabile è alla base del successo, o almeno di quello letterario? “Molte persone lo credono, ma non sono d’accordo. Grandi scrittori come Borges, Mann, Bellow, Calvino, Bassani e Nabokov – tra i miei preferiti – non erano certamente dei frustrati…Credo piuttosto che il desiderio di far rivivere una persona conosciuta o inventata nella finzione di un romanzo sia elemento necessario alla creazione di una storia”. Shultish è un grande ammiratore dello spigoloso e arrogante Ben-Nur. Lei ha sempre citato come ispiratore il Nobel Saul Bellow, che è anche suo amico. Possiamo considerare Shultish un po’ autobiografico? “No, è un personaggio assolutamente fittizio. A differenza di Shultish io non sono mai stato deluso dalla frequentazione reale dei miei colleghi scrittori, forse anche perché non ne conosco molti. E Saul Bellow resta sempre il mio eroe letterario preferito”.