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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.06.2009 Un film-kolossal sulla Shoah tratto dal libro di Daniel Mendelshon
Ma la regia è di Jean-Luc Godard

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 giugno 2009
Pagina: 51
Autore: Massimo Nava
Titolo: «E’ già scontro in Francia sull’Olocausto di Godard»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/06/2009, a pag. 51, l'articolo di Massimo Nava dal titolo "E’ già scontro in Francia sull’Olocausto di Godard".

PARIGI — Alla soglia degli ot­tant’anni, Jean-Luc Godard ha deciso di stupire ancora: un film sull’Olocau­sto. Forse è scritto nel destino di gran­di cineasti l’incontro con una delle più grandi tragedie dell’umanità, anche se c’è il rischio che il dovere della memo­ria e la testimonianza nella società civi­le si banalizzino nella fiction.
Godard ci prova, nel solco tracciato negli ultimi anni da Spielberg (Schind­­ler’s list), Polanski ( Il pianista) e Lelou­ch ( Vivere per vivere), ma prima che scatti l’organizzazione del film, il pro­getto fa già discutere in America e pro­voca polemiche in Francia.
Per due ragioni. La prima è che il re­gista franco-svizzero della «Nouvelle vague» si cimenta per la prima volta con un’opera (o forse con un kolossal) che sul piano tecnico e artistico mar­cherà una rottura con più di qua­rant’anni di attività. Anche se Godard in questo periodo sta portando a termi­ne la lavorazione di un lungometrag­gio sul socialismo, (nelle sale l’anno
prossimo), il regista si è affermato fin dagli anni Sessanta per la sua vena arti­stica esistenziale, intimistica. Basti ri­cordare La cinese, Fino all’ultimo respi­ro, Amore e rabbia.
La seconda ragione, sollevata in Francia, riguarda Godard per un suo presunto atteggiamen­to antiebraico che, non da oggi, gli ha at­tirato qualche criti­ca.
Il progetto del re­gista, annunciato da
Hollywood Re­porter, è l’adatta­mento per il gran­de schermo del li­bro di Daniel Mendelsohn, The Lost, gli scomparsi, edito in Italia da Neri Pozza. Il libro, che ha ricevuto rico­noscimenti negli Stati Uniti e in Fran­cia (premio Medicis 2007) racconta la storia della famiglia dell’autore, profes­sore universitario di 47 anni. Sei mem­bri, lo zio Shmiel, la sia Ester e quattro figlie furono deportati dalla cittadina polacca di Bolechow, all’inizio della se­conda guerra mondiale.
Il libro affonda nella que­stione delle responsabilità collettive dell’Olocausto, mentre l’autore non riesce a dare risposte definitive, nemmeno a sé stesso: «Qual­cuno mi ha chiesto se scrivere questo libro mi ha avvicinato a Dio e alla religione: direi che è ve­ro il contrario», ha detto Mendel­sohn in un’intervista.
The Lost è an­che la risposta a un altro grande e discusso libro degli ultimi tempi sul­l’argomento, Le Benevole del giovanis­simo franco-americano Jonathan Lit­tel, monumentale affresco all’interno della mente e sugli automatismi com­portamentali di un piccolo ufficiale na­zista. Il male è banale, direbbe Hannah Arendt.
Il libro è stato opzionato dal produt­tore Edward Pressman, mentre la Li­ghtstream ha finanziato la sceneggiatu­ra.
L’idea del film è nata dall’incontro fra Godard e Mendelsohn. «Ci siamo scambiati fax e ne abbiamo discusso.
Ho capito che Godard ha molto apprez­zato ed è rimasto colpito dal lavoro d’inchiesta e da altre chiavi del libro: il romanzo poliziesco, il rapporto fra fra­telli, gli estratti della Bibbia».
Tuttavia, le ambizioni di Godard non vanno giù a qualche critico france­se. Pierre Assouline, vedette culturale di
Le Monde, ha pubblicato sul suo blog una filippica sul presunto antise­mitismo di Godard, accompagnata da dubbi sulle potenzialità del regista a misurarsi con un lavoro che richiederà mezzi inversamente proporzionali a quelli che usa di solito per i suoi film. Il critico sostiene che il regista abbia qualche problema con gli ebrei. In par­ticolare ricorda un atteggiamento per così dire «morbido» sul collaborazioni­smo della Repubblica di Vichy e per l’omaggio allo scrittore fascista Robert Brasillach.
Le accuse di Assouline si rifanno an­che alla biografia di Godard uscita re­centemente in America. In
Everything is cinema, l’autore, Richard Brody, cita alcune affermazioni del regista a carat­tere antisemita, come quando chiamò «sporco ebreo» il produttore Pierre Braunburger, provocando una dura rea­zione del suo amico Truffaut. «È un an­tisemita che vuole curarsi», è stata una battuta attribuita anni fa allo scrittore Bernard-Henri Lévy.
Ma a chiudere le polemiche è lo stes­so Daniel Mendelsohn: «Conosco Go­dard attraverso i suoi film. Ha parlato del mio libro soltanto nel modo possi­bile a chi l’abbia letto alla perfezione. Come sceneggiatore è stato scelto l’isra­eliano Oren Moverman, di cui ho ap­prezzato il suo lavoro su Bob Dylan. Ho visto la copia del mio libro nelle mani di Godard, ha sparso note su ogni pagi­na, lo ha letto come farebbe un rabbi­no. Mi sembra abbastanza».
Godard ha fatto sapere che l’ambi­zione di un film sull’Olocausto non na­sce oggi, ma all’epoca de
Le Petit sol­dat, cioè all’inizio degli anni Sessanta. Gestazione lunga, per l’ultima sfida.

Jean-Luc Goddard

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