Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 12/06/2009, a pag. 16, l’articolo di Gian Micalessin dal titolo “Iran al voto: riecco lo ‘squalo’ Rafsanjani, Ahmadinejad trema “ e dalla REPUBBLICA, a pag. 16, la lettera aperta di Shirin Ebadi ad Ahmadinejad dal titolo “Ma qui i diritti umani sono violati “. Ecco gli articoli:
Il GIORNALE – Gian Micalessin : “Iran al voto: riecco lo "squalo" Rafsanjani Ahmadinejad trema “
A.H.Rafsanjani
Ha atteso per quattro anni, ma ora lo «squalo» è pronto a mordere di nuovo, a divorare il presidente pasdaran che quattro anni fa osò sconfiggerlo e umiliarlo. Lo chiamano il candidato invisibile, ma l'ex presidente Alì Akhbar Hashemi Rafsanjani è piuttosto il grande demiurgo. Grazie alle sue manovre oggi chiunque entrerà in cabina avrà a disposizione un voto e un candidato per affossare il candidato presidente Mahmoud Ahmadinejad. Chi ama le riforme, ma sogna di far rinascere l'economia può scegliere Mir Hossein Mussavi, il premier che garantì il pane quotidiano durante i difficili anni della guerra a Saddam. Chi vuole l'innovazione nel segno della religione può sbarrare il nome del pacato ayatollah Mahdi Karroubi, un 72enne ex presidente del parlamento conosciuto come l'anello di congiunzione tra riformisti e conservatori. Chi invece si fida solo dei pasdaran ha a disposizione il 55enne generale Mohsen Rezai, il signore di guerre e intrighi che, guarda caso, guidò i guardiani della Rivoluzione durante tutti gli anni della presidenza di Rafsanjani. Dietro la scelta di tirar fuori dal museo della politica un ex primo ministro anni Ottanta come il 67enne Mussavi e farne il simbolo di giovani e riformisti c'è lo Squalo. Dietro l'idea di trasformarne l'anziana moglie in una «Michelle Obama» iraniana capace di entusiasmare le folle grazie al suo piglio da professoressa e artista c'è sempre il potente Rafsanjani, amministratore occulto di una rete di 300 università private. Ahmadinejad voleva chiuderle e per magia sono diventate la prima linea della campagna contro di lui. Per prevenire brogli, che alle precedenti presidenziali fecero convergere i voti di militari e pasdaran sull'ancora sconosciuto Ahmadinejad, sono invece schierati migliaia di volontari di Kargozaran, il partito milizia di Rafsanjani mandato a vigilare sui più remoti seggi. Ma in Iran, si sa, i voti pesano solo se c'è la volontà di farli contare. A garantire quell'olio benedetto ci pensa sempre il demiurgo invisibile. Grazie a lui anche l'astio anti-Ahmadinejad accumulato da navigati esponenti conservatori potrebbe per la prima volta costringere al ballottaggio un presidente della Repubblica Islamica. Ad indirizzare il voto dell'élite conservatrice, stufa del figlio di un fabbro trasformatosi in presidente del popolo, ci pensano il presidente del parlamento Alì Larijani, un ex negoziatore nucleare costretto alle dimissioni da Ahmadinejad e l'ex ministro degli esteri Ali Akbar Velayati. Sono tutti consiglieri influenti dell'ayatollah Ali Khamenei, tutta gente al lavoro da mesi per alimentare le perplessità della «suprema guida» su un presidente che sperimentando ricette economiche approssimative ha spinto alle stelle l'inflazione e distrutto il potere d'acquisto dei cittadini condannandoli alla disoccupazione. Se i tre candidati cooptati dal grande demiurgo riusciranno oggi a precludere ad Ahmadinejad la soglia del 50%, spingendolo verso le sabbie mobili del ballottaggio, allora anche il grande protettore Ali Khamenei potrebbe decidere di non tendergli più la mano.
La REPUBBLICA – Shirin Ebadi : “Ma qui i diritti umani sono violati “
M.Ahmadinejad
Onorevole Presidente Ahmadinejad, come lei sa, dopo il successo della Rivoluzione nel febbraio 1979, alle donne giudice sono state imposte restrizioni e limitazioni di varia natura tali da impedire loro l´esercizio della professione. Mi sono così trovata costretta a rassegnare le dimissioni dalle mie funzioni di giudice, carica della quale ero molto orgogliosa. Dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace ho ritenuto fosse mio dovere di cittadina, di fedele musulmana e di essere umano, lavorare ancor più tenacemente affinché nel nostro Paese fossero rispettati i diritti umani, perché naturalmente ricevere una simile onorificenza comporta maggiori oneri e responsabilità. Il ministero degli Interni, però, non si è attenuto al dovere sancito da una legge e si rifiuta tuttora di fornire il permesso che autorizza il nostro centro dei difensori dei diritti umani a condurre le proprie attività. Nello scorso mese di marzo, il centro ha lanciato una importante iniziativa per far abrogare la condanna a morte di coloro che hanno commesso crimini prima del compimento dei 18 anni, e si ripropone di continuare a lavorare su questo importante tema a livello nazionale e internazionale. Ma nei nostri confronti è in atto una continua campagna denigratoria e vorrei elencarle soltanto una minima parte delle pressioni alle quali abbiamo dovuto far fronte negli ultimi sei mesi. Il 21 dicembre 2008 agenti della sicurezza hanno chiuso gli uffici del Centro dei difensori dei diritti umani, senza avere un mandato del tribunale. Il 22 dicembre e il 29 dicembre il mio ufficio è stato perquisito da individui che hanno sostenuto di lavorare per l´ufficio delle tasse e tutti i miei documenti, i computer, i cd, i dati relativi ai nostri clienti, tutti gli appunti personali e i documenti presenti nell´ufficio sono stati confiscati. L´ex segretaria del DHRC, Jinous Sobhani, il 14 gennaio 2009 è stata arrestata senza motivo, per essere poi rilasciata su cauzione dopo 55 giorni in carcere. Qualche giorno prima, con il pretesto di difendere la popolazione di Gaza, una moltitudine di studenti basiji ha preso d´assalto l´edificio nel quale sono situati la mia casa e il mio ufficio, gridando violenti slogan contro di me e rovinando i muri esterni con scritte e ingiurie. Signor Presidente, ritiene che queste azioni, in manifesta contraddizione con le leggi della Repubblica Islamica, siano in linea con i migliori interessi nazionali del nostro Stato e del nostro Paese? Lei ha ripetutamente dichiarato a livello internazionale che "l´Iran è il Paese più libero al mondo", un Paese che si prefigge di portare amabilità e giustizia nel mondo e vuole imporre al pianeta ordine e giustizia. Come ritiene dunque possibile che a livello nazionale chi difende i diritti umani di base sia trattato così orrendamente, pur non avendo commesso reato alcuno? In conclusione, nelle mie vesti di cittadina e di attivista per i diritti umani la sollecito caldamente a intraprendere le azioni necessarie a riaprire gli uffici della sede del centro e a evitare le continue pressioni politiche e sociali alle quali sono soggetti gli attivisti civili, politici e in favore dei diritti umani da parte delle istituzioni poste sotto la sua autorità.
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