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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
27.05.2009 Smantellare città israeliane, ecco le richieste di Abu Ala per la pace
Intervistato dal compiacente Udg

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «La pace ha una condizione: che non si amplino le colonie in Cisgiordania»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 27/05/2009, a pag. 25, l'intervista di Umberto De Giovannangeli ad Abu Ala dal titolo " La pace ha una condizione: che non si amplino le colonie in Cisgiordania ".

Abu Ala dichiara che : " non è ipotizzabile una ripresa dei negoziati senza il totale arresto degli insediamenti in Cisgiordania.(...)Il blocco dell’ampliamento delle colonie già esistenti. Israele giustifica la costruzione di nuove case negli insediamenti esistenti, invocando una “crescita naturale”. Per noi è una motivazione inaccettabile".
Il totale arresto degli insediamenti illegali  è un fatto. Pochi giorni fa è stato smantellato un insediamento illegale in Cisgiordania.
Quelle che Abu Ala chiama "insediamenti già esistenti" sono città israeliane ed è naturale che, col passare degli anni e con l'aumento della popolazione, vi si costruiscano nuove abitazioni.
Questa sarebbe la strategia di pace dei palestinesi? Distruzione di città israeliane? Abu Ala enuncia il suo "piano di pace" intervistato dal compiacente Udg, che non si sogna mai di contraddirlo. Ecco l''intervista:

È l’uomo delle «missioni impossibili»; il negoziatore degli accordi di Oslo-Washington (1993), già primo ministro, colui a cui il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha affidato il compito di tenere le fila della trattativa con Israele dopo la Conferenza di Annapolis. Parliamo di Ahmed Qrei (Abu Ala). Alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca tra il presidente Usa Barack Obama e il leader dell’Anp Abu Mazen, Abu Ala delinea con l’Unità la strategia negoziale dei palestinesi. «Al presidente Obama - anticipa a l’Unità Abu Ala - diremo che non è ipotizzabile la ripresa dei negoziati di pace senza un blocco totale degli insediamenti in Cisgiordania». L’ex premier parla anche dello stato delle trattative interne al campo palestinese: «La costituzione di un governo di unione nazionale tra Al Fatah e Hamas - rimarca - è una condizione preliminare per la pace con Israele. Perché un accordo è importante firmarlo ma è altrettanto importante avere la forza e il consenso per farlo poi rispettare».
Dopo il premier israeliano Benjamin Netanyahu, alla Casa Bianca è atteso il presidente dell’Anp, Abu Mazen. Barack Obama sembra voler imprimere un’accelerazione all’iniziativa diplomatica in Medio Oriente. Qual è in merito la sua opinione?
«Il presidente Obama ha compreso da subito ciò che il suo predecessore, George W.Bush, aveva acquisito solo nella parte finale del suo secondo mandato presidenziale: vale a dire che la questione da cui partire per ridisegnare il volto del Medio Oriente è il conflitto israelo-palestinese».
Dal punto di osservazione palestinese, qual è il punto più significativo della strategia dell’amministrazione Obama?
«L’aver affermato con nettezza che un accordo di pace in grado di reggere nel tempo non può che fondarsi sul principio di “due popoli, due Stati”...».
Principio che andrà sostanziato.
«Il nodo da sciogliere, una volta condiviso il principio, è quello dei confini dei due Stati. Un accordo su questo punto risolverà non meno del 70% dell’intero conflitto nella regione».
Da cosa ripartire?
«Dal cosiddetto piano di pace saudita. La forza di quel piano è nell’aver delineato la possibilità concreta di un accordo globale che riguarderebbe non solo israeliani e palestinesi ma tutti i popoli e le leadership della regione».
Questo nel futuro, ma nell’immediato quale passo concreto l’Anp chiede a Obama per ridare impulso al negoziato israelo-palestinese?
«Al presidente Obama ribadiremo che non è ipotizzabile una ripresa dei negoziati senza il totale arresto degli insediamenti in Cisgiordania...».
Insisto su questo punto: l’arresto totale significa stop a nuovi insediamenti?
«Significa questo e anche altro...».
Vale a dire?
«Il blocco dell’ampliamento delle colonie già esistenti. Israele giustifica la costruzione di nuove case negli insediamenti esistenti, invocando una “crescita naturale”. Per noi è una motivazione inaccettabile».
Il premier israeliano si è detto pronto a riprendere senza precondizioni i negoziati con l’Anp. qual è la sua risposta?
«Non si può discutere e al tempo stesso essere messi di fronte a fatti compiuti. A Netanyahu non chiediamo di sposare le nostre tesi. Chiediamo un atto concreto che sostanzi le sue parole: il blocco totale della colonizzazione (ebraica) in Cisgiordania».
Dal fronte israeliano a quello interno. Siamo al fallimento degli sforzi per un governo di unione palestinese?
«Direi proprio di no. Vorrei sottolineare in proposito un punto che a molti continua a sfuggire...».
Qual è questo punto?
«La costituzione di un governo di unità nazionale tra Fatah e Hamas non è solo nell’interesse del popolo palestinese, ma è una condizione preliminare per una pace con Israele. Perché un accordo va firmato ma poi c’è bisogno della forza e del consenso per realizzarlo sul campo».
A che punto è il negoziato tra Fatah e Hamas?
«A buon punto. Al Cairo sono stati realizzati progressi significativi. È stara raggiunta un’intesa nel considerare l’Olp come unico legittimo rappresentante dei palestinesi, e si è convenuto anche sui tempi delle elezioni presidenziali e legislative, che si terranno il 25 gennaio 2010. La speranza è che siano le prime elezioni del nascente Stato di Palestina».

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