La Corea del Nord ha effettuato ieri un test atomico. Anche l'Iran continua il suo programma nucleare. Ahmadinejad ha, inoltre, dichiarato di non voler negoziare con i 5+1, ma solo con l'Aiea, senza permettere ai suoi ispettori di entrare in Iran, però. Non che la presenza degli ispettori cambierebbe di molto la situazione: l'Iran li ha sempre imbrogliati sulla quantità di uranio in suo possesso...
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/05/2009, in prima pagina, l'editoriale di Franco Venturini dal titolo " Ricatti globali ", dal FOGLIO la notizia in prima pagina dal titolo " Se Israele non ferma la minaccia iraniana" e dall'UNITA', a pag. 25, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " L'Iran avverte l'Italia: ' non fatevi condizionare da altri paesi' " preceduto dal nostro commento.
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Franco Venturini : " Ricatti globali "
Per bussare alla porta di Obama la Corea del Nord ha scelto l’unico metodo che conosce: il ricatto nucleare. Il test atomico di ieri è il primo dal 2006, quando alla Casa Bianca c’era ancora George Bush e Pyongyang voleva alzare la posta di un balbettante negoziato. L’anno dopo, in effetti, si arrivò a un accordo molto vantaggioso per i nord-coreani. Ma poi nel mondo sono sorti nuovi problemi e soprattutto è arrivato Barack Obama.
Secondaria rispetto alle molte urgenze che attendevano il nuovo presidente, la Corea del Nord si è sentita trascurata. Ecco, allora, il promemoria del 5 aprile: il lancio di un missile balistico a lunga gittata. In Occidente, proteste e nient’altro. Forse, deve aver pensato il carissimo leader Kim Jong-il, serve un messaggio più forte. È il turno dell’esplosione sotterranea di un ordigno atomico.
La cronaca di queste ore ci riferisce di altre proteste, di altra indignazione, di altri impegni all’intransigenza. Ma in realtà l’America e la comunità internazionale nascondono un segreto: la loro impotenza, oggi come ieri, davanti alle reiterate provocazioni di Pyongyang.
La più parossistica e isolata dittatura comunista del pianeta ha l’atomica e un esercito di un milione di uomini, ma senza massicci aiuti non è in grado di nutrire decentemente i suoi cittadini. Gli Usa di Bush avevano pensato di percorrere questa strada. A Pyongyang arrivarono tanti generi di prima necessità. Ma tutto quel ben di Dio, invece di indurre i gerarchi nord-coreani al pragmatismo, ebbe l’effetto contrario: Pyongyang ruppe con Seul e cacciò gli ispettori dell’Agenzia atomica prima di rinnovare, per due volte, il suo solito ricatto. Evidentemente alla casta paranoica che governa la Corea del Nord serve anche quello status che soltanto l’attenzione dell’America può conferire e serve soprattutto che il Paese continui a essere un grande campo di concentramento privo di rischi per il potere. Un potere misterioso, che dopo la malattia di Kim Jong-il potrebbe essere oggi nelle mani di militari oltranzisti.
Il risultato è la sconfitta di tutti. Della Cina, che si vanta di esercitare su Pyongyang una certa influenza. Della Russia, che usa citare la sua mediazione con i nord-coreani come esempio di comportamento costruttivo. Ma anche dell’America di Obama, che vede aprirsi un nuovo fronte di crisi proprio mentre l’iraniano Ahmadinejad restituisce al mittente l’idea di negoziare sull’arricchimento dell’uranio.
Proprio nei confronti dei programmi atomici dell’Iran e delle bombe atomiche già esistenti nella Corea del Nord si è detto spesso che gli Usa di Bush abbiano applicato due pesi e due misure. È vero, per ragioni ovvie: l’Iran minaccia Israele e può far scattare la proliferazione nucleare nel grande forziere mondiale del petrolio, la Corea del Nord è inattaccabile perché garantita dalla Cina e non crea un pericolo di proliferazione in aree cruciali. Eppure Obama, malgrado queste differenze, dovrà porsi il problema. Forse è il caso che sia lui, per una volta, a ritirare la mano che era stata tesa ai ricattatori di Pyongyang.
Il FOGLIO - " Se Israele non ferma la minaccia iraniana "
“Se Israele non ferma la minaccia iraniana, non lo farà nessun altro”, ha detto il premier israeliano Netanyahu. “Il vero pericolo è sottostimare la minaccia”, ha detto.
L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " L'Iran avverte l'Italia: ' non fatevi condizionare da altri paesi' "
Un po' troppo asettico il commento di Udg. Ahmadinejad ritiene che Frattini abbia rinviato la sua visita in Iran perchè condizionato dagli Usa. In realtà l'ha rinviata in segno di protesta per l'ultimo missile testato dall'Iran, un missile dalla gittata di 2000 Km che, oltre a poter raggiungere Israele, sarebbe in grado di bombardare l'Italia. Ma, evidentemente, a Udg il pericolo iraniano sembra lontano e inesistente. E l'arrogante Ahmadinejad, che dà interpretazioni fasulle sulla mancata visita di Frattini, non merita commenti?
Solo una frase all'inizio dell'articolo, con la replica di Frattini al presidente iraniano. Senza commenti. Da che parte sta Udg? Ecco l'articolo:
Botta e risposta tra Roma e Teheran. Al centro un viaggio annullato, no, rinviato. Forse. «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali ed europei che dobbiamo mantenere». Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha risposto così al portavoce del ministero degli Esteri iraniano, secondo il quale l'Italia ha annullato la sua visita a Teheran perché «si è fatta influenzare da altri». «Continuiamo a ritenere - assicura il titolare della Farnesina - che l'Iran sia un partner importante per la stabilizzazione in Pakistan e Afghanistan». Il ministro ha quindi definito un «passo importante» il vertice trilaterale che ha avuto luogo a Teheran tra i presidenti afghano Hamid Karzai, iraniano Mahmud Ahmadinejad e pachistano Asif Ali Zardari. Alla domanda sulla possibilità che venga riorganizzata la sua missione a Teheran, Frattini ha risposto spiegando che ora l'Iran andrà al voto: «Aspettiamo le elezioni presidenziali, poi vediamo».
Le relazioni tra l’Iran e l’Italia «sono buone». Lo ha assicurato ieri il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dopo l’annullamento di una visita del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran, il 20 e 21 maggio scorsi, che comunque secondo Teheran è solo «rinviata». Ma allo stesso tempo Ahmadinejad ha lasciato intendere di ritenere che la missione sia saltata per pressioni dall’estero sull’Italia, probabilmente riferendosi agli Usa. «Sappiamo che alcuni Paesi europei sono sotto la pressione di altri, ma non ce ne preoccupiamo molto», ha sottolineato Ahmadinejad, che parlava in una conferenza stampa in vista delle presidenziali del 12 giugno, in cui correrà per un secondo mandato. Frattini aveva negato poco prima che la visita fosse saltata a causa di pressioni esterne, rispondendo ad un analogo commento del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, secondo il quale «l'Italia ha una grande civiltà e non dovrebbe lasciarsi influenzare da altri».
le due versioni
Ahmadinejad ha dato la sua versione del mancato arrivo in Iran di Frattini dicendo che il ministro italiano aveva chiesto di vederlo. «Poiché ero impegnato in una visita regionale, la missione di Frattini è stata rinviata, ma non è un problema grave», ha detto il presidente iraniano. Frattini aveva motivato l'annullamento del suo viaggio con la richiesta di Ahmadinejad di spostare l’incontro da Teheran a Semnan, la città dove il presidente si trovava in visita e dalla cui provincia, poche ore prima del previsto arrivo di Frattini, l'Iran aveva effettuato il lancio sperimentale di un nuovo missile in grado, potenzialmente, di colpire Israele. Una circostanza confermata in una intervista alla Cnn del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale l'Italia vuole il dialogo con l'Iran ma con tempi certi e in sintonia con la posizione del presidente Usa Barack Obama. «In altre situazioni siamo stati utili, così anche in questa, se ci viene richiesto, siamo disponibili a tentare di essere utili per il bene comune», ha aggiunto Berlusconi.
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