Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La doppia faccia di Tariq Ramadan l'analisi di Pierluigi Battista
Testata: Corriere della Sera Data: 18 maggio 2009 Pagina: 31 Autore: Pierluigi Battista Titolo: «Quanto è mite il sosia di Tariq Ramadan»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/05/2009, a pag. 31, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Quanto è mite il sosia di Tariq Ramadan ".
Tariq Ramadan numero uno va alla Fiera del libro di Torino a parlare mitemente di dialogo, ecumenicamente di confronto, saggiamente di pace. È lui, oppure è un omonimo il Tariq Ramadan numero due che a Rotterdam, nel grande esperimento multiculturalista nell’Olanda dove è stato ucciso Theo Van Gogh, predica che «l’omosessualità è una malattia, un disordine, uno squilibrio»? Tariq Ramadan numero uno parla a Torino di uguaglianza e diritti. Ma il Tariq Ramadan numero due ha qualcosa da obiettare all’imam Khalil al Moumni della moschea al Nasr di Rotterdam (sempre Rotterdam, uno e due) che lancia anatemi contro gli omosessuali «maiali peggio dei maiali» e in un libro intitolato «Il cammino del musulmano» spiega (non proprio mitemente, ecumenicamente, saggiamente) che agli omosessuali si deve staccare la testa e farla spenzolare dall’edificio più alto della città? Tariq Ramadan numero due (non il sosia numero uno tenero e conciliante che viene ascoltato a Torino) dice, sempre a Rotterdam, che le donne «devono tenere lo sguardo fisso a terra per la strada». Forse sarà contento perché, come si apprende da uno strepitoso reportage di Giulio Meotti da Rotterdam pubblicato dalFoglio, lo Zuidplein Theatre, «uno dei più prestigiosi in città», un teatro modernista in passato «fiero di rappresentare la diversità culturale di Rotterdam», un teatro che «riceve i fondi dal Comune ed è guidato dal musulmano e figlio di imam Ahmed Aboutaleb, tre settimane fa ha consentito di formare un’intera balconata riservata alle sole donne, in nome della sharia». Sarebbe interessante sapere se Tariq Ramadan numero due trova giusto che un prestigioso teatro finanziato con le sovvenzioni comunali possa accettare l’apartheid per le donne riservando loro alcune file affinché stiano lontane dall’impurità, dal peccato, dalla violazione comportamentale della legge coranica. È un buon viatico per l’integrazione? Oppure è un passo che contrasta con tutta la storia e l’identità aperta e tollerante dell’Olanda? E che cos’è l’Olanda se un un consigliere comunale musulmano dell’erasmiana Rotterdam propone di disegnare in diversi punti della città — dunque nel luogo più pubblico e «aconfessionale» che esiste in una città: la strada — «segnali che indichino come inginocchiarsi in direzione della Mecca »? «Allah ha una regola: se cerchi di attrarre l’attenzione attraverso il tuo aspetto e l’uso del profumo o i tuoi gesti, non sei nella direzione spirituale corretta». Sono le parole, registrate in una videocassetta, che secondo una rivista gay olandese Tariq Ramadan numero due ha pronunciato durante una delle sue lezioni a Rotterdam. Tariq Ramadan numero uno non le consegnerà mai al pubblico di Torino: lo sdoppiamento di personalità è troppo radicale per consentirglielo, forse.
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