I doni della vita Irène Némirovsky Traduzione di Laura Frausin Guarino Adelphi Euro 18
I lettori italiani che hanno imparato ad apprezzare la straordinaria capacità narrativa di Irène Némirosvsky, dopo la pubblicazione cinque anni fa del suo capolavoro Suite francese, non rimarranno delusi dall’ultimo romanzo che Adelphi manda in libreria in questi giorni, I doni della vita; un’altra intensa storia uscita dalla penna della scrittrice ebrea che si riconferma una delle voci più suggestive del panorama letterario francese. Le vicende che hanno segnato la vita della Némirovsky sono ormai note: nata a Kiev nel 1903, figlia di un banchiere ebreo ucraino, fuggì con la sua famiglia durante la rivoluzione d’ottobre, arrivando a Parigi, la città dove iniziò la sua attività di scrittrice, dopo un’infanzia e un’adolescenza turbolente e segnate dall’assenza della madre, dedita alla vita mondana e al lusso. Acuta osservatrice del proprio ambiente borghese al quale non ha mai lesinato critiche, in quanto ebrea capace di cogliere i difetti della sua gente, è stata erroneamente tacciata di antisemitismo pur ricevendo numerosi apprezzamenti per la sua arte compositiva matura nello stile e nei contenuti. Nonostante il tentativo di trovare rifugio in una Francia che nel momento del bisogno l’aveva accolta, l’evolversi degli eventi che avrebbero portato allo scoppio della seconda guerra mondiale, la gettarono in pasto alla ferocia nazista: morirà infatti ad Auschwitz nel 1942 insieme al marito mentre le due figlie piccole affidate alla governante riusciranno a salvarsi dall’orrore dei campi di sterminio. Scritto negli ultimi mesi del 1940 quando ormai il disastro era alle porte, I doni della vita può essere considerato il romanzo preparatorio del suo capolavoro Suite francese, in quanto simili sono i fatti storici, l’ambientazione, seppur questa volta non ebraica, e l’attenzione al mondo della borghesia al quale lei stessa apparteneva. Lo scenario che l’autrice delinea è una piccola cittadina della Francia settentrionale, Saint-Elme, vicino al confine con il Belgio dove si muovono i personaggi del romanzo tratteggiati con grande abilità e maestria. Fra questi spiccano i componenti della famiglia Hardelot; proprietari di una cartiera, ricchi e borghesi sono molto attenti alle consuetudini e alle leggi che regolano le suddivisioni di classe. Per questo la decisione di Pierre, nipote del vecchio e coriaceo Julien Hardelot, il padrone a tutti gli effetti della fabbrica, di sposare la donna che ama, Agnès, getta la piccola comunità nello scompiglio. Un colpo di testa che gli procurerà l’ostracismo della famiglia e l’inevitabile allontanamento da parte del nonno che deciderà di diseredarlo. Il romanzo che si snoda dalla prima guerra mondiale dove Pierre verrà ferito fino alla secondo conflitto che vede il figlio Guy rivivere le medesime situazioni di pericolo, accompagna le vicende quotidiane dei protagonisti in un crescendo di tensioni fino alla parte conclusiva che si rivela una sorprendente anticipazione della tragedia della quale sarà vittima la stessa autrice. Attorno a Pierre e Agnès si muovono personaggi indimenticabili: Simone Renaudin, la donna che il giovane Pierre avrebbe dovuto sposare, ricca e grassa, di indole malvagia ma capace di gestire con oculatezza gli affari subentrando nella cartiera alla morte di Julien Hardelot; Charles, il padre di Pierre, succube del vecchio genitore e incapace di opporsi alle sue tiranniche volontà; Marthe, la madre, che vive nell’ossequio della sua intonsa rispettabilità e alla quale non potrebbe rinunciare per nessun motivo; la signora Florent, la madre di Agnès che vede nel matrimonio della figlia un riscatto alla sua origine modesta ed infine la giovane Rose: indomita e coraggiosa la figlia di Simone sposerà l’affascinante Guy, nonostante la strenua opposizione della madre che avrebbe voluto per la figlia un matrimonio prestigioso. Capaci di adattarsi senza lasciarsi destabilizzare dalla furia degli eventi, riuscendo a reagire anche agli attacchi più duri, Pierre e Agnès rimarranno insieme per tutta la vita e nella solidità della loro unione troveranno la forza di difendere quei valori, i doni della vita, per i quali si sono sempre battuti. E’ l’amore quindi il più bel dono della vita e questa straordinaria vicenda ce lo dimostra: una storia che vive nella Storia e nella Società pur non potendo sfuggire ai disegni imprevedibili del destino.