Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cisgiordania: un palestinese sarà impiccato perchè ha venduto terra ad un ebreo israeliano Bloccata la costruzione di un palco a ridosso della barriera difensiva
Testata:Libero - Il Manifesto Autore: La redazione di Libero - Michele Giorgio Titolo: «Vende la terra ai coloni ebrei. Sarà impiccato - Un palco sul muro per accogliere il Papa»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 29/04/2009, l'articolo dal titolo " Vende la terra ai coloni ebrei. Sarà impiccato ". Dal MANIFESTO, a pag. 10, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Un palco sul muro per accogliere il Papa" preceduto da un nostro commento. Ecco gli articoli:
LIBERO - " Vende la terra ai coloni ebrei. Sarà impiccato "
Questo sarebbe l'interlocutore per Israele? Abu Mazen non riconosce Israele come Stato ebraico e impicca un civile palestinese perchè ha venduto un pezzetto di terra ad un israeliano. Ecco l'articolo:
Un tribunale militare dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha condannato a morte per impiccagione un uomo di Hebron accusato d’aver venduto un lotto di terra, nel territorio della Cisgiordania, a coloni israeliani. Lo riferisce l’agenzia palestinese Maan, sottolineando che si tratta della prima sentenza capitale emessa dagli organi giudiziari dell’Anp per un caso del genere. Il verdetto, destinato ad attirare le critiche di attivisti dei diritti umani locali e stranieri, è stato pronunciato da un tribunale militare speciale, che ha giudicato l’imputato colpevole di alto tradimento. A leggere il dispositivo è stato il presidente della Corte, Abdul-Karim Al-Masri, un generale delle forze di sicurezza dell’Anp, affiancato da due altri giudici e dinanzi ai rappresentanti della pubblica accusa e della difesa. La Maan non menziona invece la presenza del condannato che a quanto pare risulta contumace. Il procedimento è durato appena una settimana, dopo che le autorità di Ramallah avevano formalizzato a metà aprile la decisione d’avviare severe indagini contro tutti «i collaborazionisti» che si fossero prestati a cedere terre agli israeliani. L’Anp ha rialzato di recente i toni della polemica contro gli insediamenti ebraici in territorio palestinese - considerati illegittimi anche dalla comunità internazionale - denunciandone il mancato ritiro e, anzi, la tendenza a un ulteriore rafforzamento a dispetto degli accordi di pace degli anni passati. Il ricorso al codice militare di guerra e la condanna a morte per la vendita d’un appezzamento rappresentano tuttavia un fatto inedito da quando l’Autorità palestinese è presieduta dal moderato Abu Mazen (Mahmud Abbas) e un elemento di radicalizzazione che preoccupa diversi osservatori indipendenti.
Il MANIFESTO - Michele Giorgio: " Un palco sul muro per accogliere il Papa"
Michele Giorgio si scaglia contro Israele perchè ha vietato la costruzione di un palco a ridosso della barriera difensiva in Cisgiordania. Nella sua invettiva dà spazio solo al punto di vista palestinese e tralascia quello israeliano. La barriera è controllata militarmente. E', perciò, normale che non si possa costruire nulla nelle sue vicinanze Come al solito, al MANIFESTO non interessa l'informazione, ma la propaganda antiisraeliana. Ecco l'articolo:
Un palco a ridosso del muro di cemento costruito da Israele in Cisgiordania. È quanto stanno costruendo i palestinesi di Aida per accogliere Benedetto XVI che visiterà il campo profughi alle porte di Betlemme, durante il suo viaggio tra Giordania, Israele e Territori occupati tra l’8 e il 15maggio. L’intenzione è quella di mostrare al pontefice la durissima realtà di città, villaggi e campi profughi a ridosso della barriera che Israele affermadi aver costruito per motivi di sicurezza ma che, di fatto, ha annesso allo Stato ebraico una porzione significativa della Cisgiordania negando l’accesso a terre fertili e alle risorse idriche amigliaia di palestinesi e la libertà di movimento a molte altre migliaia. «Siamo circondati (dal muro) – ha spiegato Salah Taamari, il governatore di Betlemme - la nostra vita è fortemente condizionata da questa barriera di cemento alta quasi dieci metri e crediamo che il papa, al quale daremo un caloroso benvenuto, non dovrà ignorare tutto ciò durante la visita in Terra Santa». Il progetto potrebbe non andare in porto. L’esercito israeliano ha già fatto sapere che il muro è un’«area militare » e che i palestinesi non hanno ottenuto il permesso per costruire a pochimetri dalla barriera il palco sul quale il papa leggerà un discorso e assisterà ad un spettacolo di danze popolari. Nei giorni scorsi pattuglie israeliane hanno bloccato i lavori e chiesto all’Anp di spostare il palco per Benedetto XVI in un’altra zona. Nel frattempo è forte la delusione tra i palestinesi cattolici di Gaza per la decisione delle autorità vaticane (e israeliane) di escludere la Striscia dalle località che il papa visiterà il prossimo mese. «Gaza non rientra e non rientrerà nell’itinerario del papa, non ci saranno cambiamenti nel programma », ha detto in un’intervista il portavoce del Patriarcato latino di GerusalemmeWadie Abu Nassar. Parole che hanno generato sconforto a Gaza dove gli esponenti della Chiesa cattolica locale speravano nell’arrivo del pontefice nel martoriato territorio palestinese teatro, tra il 27 dicembre 2008 e lo scorso 18 gennaio, di una devastante offensiva israeliana costata la vita a circa 1.400 persone e la distruzione di migliaia di case e di infrastrutture civili. Ad invocare l’arrivo del papa è stato in particolare il parroco di Gaza city, Manuel Musallam, che guida una comunità di poco meno di 300 palestinesi cattolici (la maggior parte dei cristiani di Gaza, circa 3mila, sono di rito ortodosso). A far cambiare programma al papa non è servita peraltro la petizione firmata anche dagli studenti di teologia dell’Università di Berkeley.
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