Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/04/2009, a pag. 4, l'analisi di Maurizio Molinari dal titolo " Un'apertura che ammicca al voto in Iran " e dalla REPUBBLICA, a pag. 15, l'intervista di George Stephanopoulos a Mahmoud Ahmadinejad dal titolo " Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo ".
Da parte nostra, aggiungiamo che la proposta di un referendum tra tutti i palestinesi, inclusi quelli che non abitano né in Israele né nei territori, non è per nulla un'"apertura" alla soluzione dei due stati. L'esito di una consultazione così congegnata sarebbe scontato. La maggioranza degli arabi palestinesi negherebbe il diritto all'autodeterminazione degli ebrei israeliani. Il mondo, secondo la proposta del presidente iraniano, dovrebbe accettare questo verdetto. Espressa con maggiore scaltrezza, la proposta di Ahmadinejad resta dunque invariata: cancellare Israele dalla carta geografica.
Ecco gli articoli:
La STAMPA - Maurizio Molinari : " Un'apertura che ammicca al voto in Iran "
Mahmud Ahmadinejad manda un segnale di apertura sul Medio Oriente ma rimprovera a Barack Obama di essere un maleducato: l’intervista alla tv Abc testimonia che fra i due presidenti è in corso una partita a scacchi che ha in palio l’equilibrio di forza, proprio come avveniva durante la Guerra Fredda fra i leader di Stati Uniti e Unione Sovietica.
Ahmadinejad sfrutta le risposte a George Stephanoupolos per recapitare un’offerta e un rimprovero alla Casa Bianca. L’offerta è nella apparente disponibilità ad accettare la soluzione dei due Stati in Medio Oriente «se i palestinesi lo faranno per primi», ponendo così le premesse teoriche per una minore ostilità verso l’esistenza di Israele, mentre il rimprovero è nel lamentarsi del fatto che «ho scritto al presidente Obama per complimentarsi dell’elezione ma non mi ha ancora risposto». Da un lato dunque Ahmadinejad fa un timido passo avanti sul Medio Oriente ma dall’altro vuole far sapere agli iraniani che il «mutuo rispetto» di cui parla spesso Obama nei confronti dell’Iran resta sulla carta.
Il motivo dell’apertura ai «due Stati» - la formula con cui si intende la convivenza in pace e sicurezza fra Israele e il futuro Stato palestinese - sta nella necessità di mandare un segnale positivo alla Casa Bianca perché negli ultimi cinque giorni Obama ha alzato il tono con Teheran: prima ricordando a Capitol Hill la Shoah che Ahmadinejad nega e poi sottolineando che «l’interlocutore sul nucleare è il leader supremo Ali Khamenei», per far sapere agli iraniani che il peso politico del presidente è molto relativo. Muovendosi nel solco della politica-pugilato di Chicago da cui proviene, Obama ha assestato due colpi duri sui fianchi di Ahmadinejad per fargli capire che lo show antisionista alla Conferenza Onu di Ginevra era stato un errore politico. E Ahmadinejad ha temuto la rottura del dialogo ufficioso con Washington perché, come osserva l’ex economista della Banca centrale iraniana Djavad Salehi-Isfahani, oggi docente al Virginia Tech, «l’economia soffre a causa del prezzo basso del petrolio e Ahmadinejad rischia di pagarne il prezzo nelle urne in giugno».
Indebolito dalla crescente povertà degli iraniani, Ahmadinead ha bisogno di tenere aperto lo scenario del dialogo con gli Stati Uniti per convincere la maggioranza della popolazione - che ha meno di 30 anni, non ha vissuto la rivoluzione khomeinista e guarda Mtv - a rieleggerlo. «Ciò che sta mettendo sotto pressione Ahmadinejad è la popolarità di Obama in Iran», osserva una fonte vicina all’amministrazione, citando sondaggi realizzati di recente. Da qui il secondo messaggio di Ahmadinejad alla tv Abc, con un rimprovero «per non aver risposto ancora ai miei auguri» per proiettare un’immagine di Obama poco rispettosa dell’Iran. «Il vero duello fra i due presidenti è per riuscire ad avere dalla propria parte la maggior parte degli iraniani», riassume Alireza Jafarzadeh, ex rappresentante a Washington del Parlamento in esilio, secondo il quale Obama «sta facendo arrivare aria fresca alle nuove generazioni».
E’ in questa cornice che Ahmadinejad ha giocato anche la mossa dell’ostaggio, facendo condannare per spionaggio la giornalista americana Roxana Saberi al fine di avere una prova vivente delle presunte violazioni Usa della sovranità, al fine di fare leva tanto sull’oroglio persiano che sull’ostilità anti-yankee dei seguaci della teocrazia khomeinista.
La REPUBBLICA - George Stephanopoulos : " Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo "
TEHERAN - Presidente Ahmadinejad, cosa penserebbe il popolo iraniano se vedesse lei e il presidente Obama incontrarvi, stringervi la mano e parlare?
«Noi vorremmo che le relazioni internazionali si basassero sull´amicizia. Ogni volta che un problema viene risolto, noi siamo felici. Ogni volta che un rapporto ostile si tramuta in un´amicizia, noi siamo felici».
Il presidente Obama dice di volere un nuovo inizio nei rapporti con l´Iran. Condivide il suo punto di vista?
«Abbiamo accolto con piacere queste dichiarazioni. Ma se un governo fino a ieri diceva "voglio farti fuori" e oggi dice "non voglio farti fuori", è sufficiente?».
Ma un cambiamento c´è stato. Quale sarà la risposta dell´Iran?
«Beh, innanzitutto, ho inviato a Obama un messaggio di congratulazioni. Sto ancora aspettando una risposta. Dialogheremo sia con l´Europa che con l´America. Ma purché ci sia giustizia e rispetto reciproco».
Quando l´Iran si siederà a un tavolo per discutere del programma nucleare?
«Il problema del nostro nucleare è un problema particolare. Noi riteniamo che la questione vada risolta nel contesto dell´Aiea (l´Agenzia per l´energia atomica, ndr). Noi ci stiamo muovendo nei limiti dei regolamenti. E stiamo semplicemente utilizzando i nostri diritti. Non ho preclusioni quando si tratta di dialogare. Abbiamo offerto la nostra disponibilità molto prima di loro».
Quindi siete pronti a discutere senza condizioni preliminari?
«No, no. Serve un quadro ben definito per il dialogo: qual è lo scopo per cui stiamo lavorando? Per il resto, sul principio del dialogo non ho alcuna riserva. Io mi aspettavo che Obama avrebbe partecipato alla Conferenza di Ginevra. Quale argomento è più importante della discriminazione razziale?»
Se posso esprimere la sua posizione, il problema è l´idea che Israele sia uno Stato razzista. Del resto molti si domandano se lei voglia veramente avere rapporti migliori con l´Occidente.
«La prima condizione perché il dialogo abbia successo dovrebbe essere quella di lasciare all´altra parte la libertà di esprimersi. Obama naturalmente ha il diritto di avere la sua opinione. Il mio punto di vista è che il regime sionista è la manifestazione del razzismo».
Perché lei insiste a mettere in discussione l´Olocausto, nonostante sia stato stabilito come un fatto storico?
«Ho due domande a questo riguardo. Perché i governi europei e le amministrazioni americane sostengono il regime sionista così ciecamente? Milletrecento uomini, donne e bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza. Dov´è lo sdegno da parte dei Paesi europei? Stanno giocando un doppio ruolo. È un chiaro esempio di due pesi e due misure».
La giornalista iraniana-americana Roxana Saberi è stata condannata per spionaggio qui in Iran. Il presidente Obama ha dato la sua parola che non si tratta di una spia. Intendete accettare questa assicurazione e rilasciarla come gesto umanitario e di buona volontà?
«Io non sono un giudice. E non emetto giudizi su casi di pertinenza della magistratura. In Iran la magistratura è indipendente. Tuttavia, ho sottolineato che devono essere pienamente garantiti, come sempre, i diritti dell´imputata».
Il presidente Obama ha incaricato il senatore George Mitchell di aiutare israeliani e palestinesi a negoziare una pace. Lei sostiene questi sforzi?
«Noi chiediamo il rispetto dei diritti del popolo palestinese. Quello che diciamo è che il popolo palestinese ha il diritto di decidere del proprio destino. Musulmani, cristiani ed ebrei allo stesso modo. Noi dovremmo… loro dovrebbero permettere elezioni libere e un referendum libero per poter decidere essi stessi del proprio destino».
«Ritiene che i nuovi sforzi del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato?».
«Io non ho ancora un´idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai criminali responsabili di quell´atrocità è stato un grande errore».
Se i palestinesi firmeranno un accordo con Israele, l´Iran lo sosterrà?
«Qualunque decisione prenderanno per noi va bene. Non vogliamo determinare nulla. Pensiamo che ciò spetti di diritto al popolo palestinese, ma ci aspettiamo che anche gli altri Stati facciano lo stesso».
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