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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Ugo Volli
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Un gigantesco psicodramma collettivo per sentirsi combattivi 21/04/2009

Un gigantesco psicodramma collettivo per sentirsi combattivi

Ma, scusate, a che serve tutto questo casino (scusate ancora, è proprio la parola giusta) di Ginevra? Siamo tutti un po´ saturi di questa storia - tutti quelli che seguono la cronaca politica del Medio Oriente, voglio dire. Gli Stati che ci vanno, quelli che non ci vanno, il segretario dell´Onu Ban che si dispiace di quelli che non ci vanno (ma lui la settimana scorsa ci era andato... alla conferenza della Lega Araba a Dubai e poi a pranzo col presidente del Sudan Bashir ricercato numero uno del Tribunale dell´Onu...). Eccetera. Ma a che serve? Cui prodest? Che cosa deve uscire da questa conferenza? Monsignor Federico Lombardi, portavoce di un Vaticano che ha la coda di paglia lunga così per essere rimasto quasi solo in compagnia del peggior islamista sul mercato, ha affermato tronfio tronfio che la conferenza è "un´occasione importante per portare avanti la lotta al razzismo e l´intolleranza". Capite? Portare avanti la lotta? Come si diceva nelle vecchie assemblee studentesche. E questa lotta portata avanti cosa fa al razzismo? A che razzismo? A quello contro i neri che si manifesta negli stadi italiani? A quello contro i neri del Darfur che si manifesta nel Sudan, il paese di Bashir, compagno di merende del segretario dell´Onu? Il razzismo del Ruanda che l´Onu ha ignorato finché è finito in un genocidio? Quel particolare razzismo che ha nome antisemitismo e che è coltivato dal "key speaker" della prima giornata della conferenza, il presidente dell´Iran Ahamadinejad?
(A proposito, sapete cosa dice il Vaticano di questo discorso? Che "ha avuto espressioni estremiste e inaccettabili"! Espressioni estremiste? questa sì che è una condanna rigorosa... da far invidia a  quelle di Pio XII su Hitler, immagino. E cosa dice l´amministrazione Obama, che pure "non c´era" per il dispiacere di Ban? "Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Robert Wood, ha confermato che gli Stati Uniti continuano a cercare "un dialogo diretto" con Teheran sul nucleare, a condizione che "la smetta con questa orribile retorica". Orribile retorica, capite? Metonimie e litoti fuori luogo, anafore scorrette: questo è il problema per Obama, notoriamente fine oratore).
Ritorniamo alla nostra domanda centrale: a che cosa serve questo baraccone, oltre "a portare avanti la lotta"? A delegittimare Israele? Già fatto. A odiare l´Occidente? Fatto anche questo. A compiacere gli eredi di Heider (e più in là, molto più in là anche di un altro H.) come il ministro degli esteri austriaco Michael Spindelegger e naturalmente tutti i Williamson del mondo? Fatica inutile. A far propaganda elettorale per Ahamadinejad che punta al rinnovo della carica fra un mese? Come se  in Iran decidessero gli elettori. E allora a che serve? Io ho una risposta, anzi due. Da un lato il carnevale dà uno sfogo a quelle che nel gergo giovanilista di questa cartolina potremmo chiamare "seghe mentali" degli antisraeliani frustrati: nel mondo arabo, in Eurabia, in Italia, dappertutto. Un gigantesco psicodramma collettivo per sentirsi combattivi, "portare aventi la lotta". Questo è il fumo. L´arrosto è altro. E´ ciò di cui "non" si parla a Ginevra: l´atomica iraniana, il terrorismo palestinese, la ripresa di attività dei talebani e dei terroristi iracheni, tutto quel canaio cui la "fantasiosa" politica di Obama ha concesso una salutare ricreazione.

Ugo Volli


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