Il GIORNALE di VICENZA non si smentisce mai, quando si tratta di pubblicare articoli pro-Palestina...restio invece alla pubblicazione di articoli equilibrati su Israele, siano essi a carattere sociale, economico o politico. Il direttore è Giulio Antonacci. Il parogone tra gli sfollati palestinesi e gli sfollati d'Abruzzo è privo di logica razionalità ed equilibrio...dimostra che anche il terremoto serve a produrre effetti mediatici pro-palestina...non importa se i morti sono italiani o altro..l'importante è che possano essere usati comne spunti (e non esseri umani) per enfatizzare la situazione della Palestina... Forse il cronista non conosce bene, sia in termini storici, sia in termini geografici la situazione...ma un direttore dovrebbe essere in grado di stabilire i confini del lecito e del non lecito.
Ecco l'articolo, uscito oggi, Domenica 19 Aprile 2009, a pag. 23
IL GIORNALE DI VICENZA
«Il popolo palestinese è sfollato da 61 anni»
«Vivere come i terremotati dell’Abruzzo, sfollati dalla propria terra, ma non da dieci giorni, bensì da quasi 61 anni». Ali Rashid, deputato di origine palestinese, ospite ieri a Vicenza, descrive così la situazione del suo popolo. «Rifugiati», definisce i suoi connazionali: una nazione, la Palestina, che non ha, e non è, uno Stato. «Non c’è un documento, nemmeno all’Onu, che parli di Palestina. Si cita l’Autorità nazionale palestinese, si parla di Cisgiordania, della Striscia di Gaza, ma non di Palestina».
Ali Rashid è stato ieri il primo relatore al primo dei quattro seminari di “Sinistra e Libertà”, la nuova associa- zione della sinistra, che propone un ciclo di incontri sui temi della pace, dei diritti e dell’ambiente. Il deputato palestinese ha denunciato «il silenzio sotto il quale passa un genocidio lento» nei confronti del suo popolo, «ingiustificabile, nonostante il fatto che gli ebrei abbiano patito uno streminio».
Ma a Rashid non fa difetto la speranza, fondata sul nuovo corso dell’amministra- zione statunitense: «Barack Obama ha già segnato una svolta - sottolinea Rashid - lui e i suoi collaboratori, che anche in questi giorni hanno incontrato i leader israeliani, hanno cambiato rotta rispetto al governo Usa precendente, dichiarando che la stabilità del Medio Oriente è nel loro interesse e che va fondata sull’esistenza di due Stati, uno israeliano e uno palestinese».
Prima del palestinese Rashid, la platea di quasi 80 persone intervenuta all’hotel S. Raffaele a Monte Berico, ha ascoltato l’intervento videoregistrato dell’ebreo Moni Ovadia, attore teatrale, scrittore, compositore. Il suo è stato una specie di manifesto della nuova sinistra. Fondato su due pilastri: «! ;Il rifiuto del Berlusconismo, patologia della democrazia», e «il rilancio della laicità, intesa come valori di giustizia, libertà, uguaglianza». Per Moni Ovadia occorre «che la sinistra esca dall’autoreferenzialità e torni a parlare ai cittadini, a rispondere ai loro bisogni, e a farli anche sognare». Una stoccata ai riformisti che dialogano con Berlusconi: «Un errore da fessi». E una sfida sui valori: «Non c’è libertà senza uguaglianza e solidarietà; non c’è giustizia senza giustizia sociale. Dobbiamo trasmettere ai giovani questi valori. Il cinismo, se lo imparino da soli».M.SC.
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