Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/04/2009, a pag. 23, l'articolo di Alessandra Farkas dal titolo " Si salva all’ultimo minuto. Il boia nazista di Sobibór non lascerà gli Stati Uniti ".
NEW YORK — L’aereo speciale era già pronto sulla pista di decollo per trasportarlo in Germania quando, con una decisione dell’ultimo minuto, una Corte di appello di Cincinnati, in Ohio, ha accolto con procedura urgente la sua richiesta di sospendere la deportazione in quanto troppo malato per sostenere il viaggio. È così nuovamente rimandato il processo che i tedeschi vorrebbero intentare contro l’89enne John Demjanjuk la brutale guardia delle SS complice dell’uccisione di almeno 29 mila ebrei nel campo di concentramento di Sobibór (Polonia), tra il marzo e il settembre 1943. Gli avvocati di Demjanjuk chiedono alla Germania di rinunciare all’estradizione «per consentirgli di sottoporsi alla chemioterapia per un tumore al rene». «O la chemioterapia o il processo», intima Ulrich Busch, legale dell'imputato, «deportarlo è tortura e violazione dei diritti umani». «Se Demjanjuk non può affrontare il viaggio verso la Germania allora sia processato negli Usa» ha subito replicato un portavoce di Amnesty International, secondo cui «con la tortura questa vicenda non ha proprio niente a che vedere». Dello stesso avviso il rabbino Marvin Hier del Centro Wiesenthal di Los Angeles secondo cui «il genocidio non è un crimine che può cadere in proscrizione». A spianare la strada alla sua estradizione era stata la Corte suprema Usa che di recente ha rifiutato una sua richiesta d’appello contro la sentenza di espulsione. Nel 2002 l’Office of Special Investigation del Dipartimento della Giustizia Usa riaprì il suo caso dimostrando la sua attività di guardia in almeno altri due campi di concentramento, tra cui Majdanek, nei cui crematori sono morti 80 mila prigionieri.
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