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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Karma Kosher Anna Momigliano, I giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock’n’roll 10/04/2009

Karma Kosher Anna Momigliano
I giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock’n’roll
Marsilio Euro 13,00

Israele è un paese eccezionale di cui tutti parlano ma che pochi conoscono veramente. La persistenza di un pregiudizio politico anti-israeliano radicato in alcuni settori della sinistra europea e italiana oltre al fatto che l’immagine di Israele ci arriva attraverso i canali dell’informazione canonica appiattita su stereotipi, priva di specificità umana, rende il libro di Anna Momigliano, giornalista milanese laica e progressista, un documento di grande interesse “per chiunque sia appassionato di vicende mediorientali”. Il punto di osservazione scelto dall’autrice è quello dei giovani israeliani cui rivolge uno sguardo acuto e penetrante, critico e nel contempo affettuoso. Anna Momigliano ha studiato in Israele dove ha ricevuto la Bagrut (il diploma di maturità) e ha condiviso insieme a molti suoi coetanei israeliani il “sogno di Oslo” e la speranza di vedere finalmente Israele vivere in pace a fianco dei suoi vicini arabi. Karma Kosher è dunque un appassionante e divertente viaggio in una delle zone più calde del Medio Oriente dove la giornalista, con stile narrativo privo di fronzoli e pervaso da un sottile umorismo, ci racconta gli ultimi 15 anni di Storia israeliana. Partendo dalla stretta di mano fra Arafat e Rabin che nel 1993 suggellò il desiderio di giungere alla “pace dei coraggiosi” l’autrice ci fa conoscere una Tel Aviv turbolenta e ribelle, analizza la nascita del movimento pacifista e ricorda con velata nostalgia quando Shalom Akhshav nel 1988 riuscì a portare in piazza 100 mila persone “per chiedere al governo di negoziare con l’Olp”. Con sguardo ironico ci presenta Aviv Geffen, la rockstar che fu l’ospite d’onore della serata in cui Rabin fu ucciso e l’ultima persona ad abbracciarlo diventando “l’emblema non più solo di una ribellione adolescenziale, bensì di tutto un processo politico” e del desiderio di perseguire la pace con rinnovata determinazione. Dalla penna di Anna Momigliano scaturisce l’orgoglio per Tsahal, la forza di difesa israeliana che pervade molti aspetti della vita civile e familiare e costituisce un rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta ma emerge anche la consapevolezza che la recrudescenza degli attentati terroristici dopo il 1996 ha inesorabilmente spezzato le aspirazioni pacifiste. Non solo la musica con Galgalatz, la radio più ascoltata dai giovani (“un piccolo microcosmo pieno di contraddizioni”), ma anche la letteratura entra a pieno titolo nel mondo dei giovani israeliani la cui voglia di normalità trova un’ eco nelle opere surreali e lontane dai dilemmi esistenziali di Etgar Keret che diventa il portavoce di una generazione “più interessata ad esaminare le nevrosi urbane che a cercare risposte ai dilemmi nazionali”. Nel libro della Momigliano non manca il richiamo al fenomeno dei “refusenik” che dopo il 2002 acquista maggior visibilità con il movimento Ometz Lesarev (“il coraggio di rifiutare”), fondato da due ufficiali di un’unità di élite, David Zonshein e Yaniv Itzkovich (combattenti per otto anni in Libano), un fenomeno che, precisa l’autrice, è comunque marginale nella società israeliana perché l’esercito rimane un simbolo di identità nazionale. E’ a partire dalla seconda Intifada che emerge prepotente nei giovani israeliani il desiderio di “fuga dalla realtà”: nonostante le notizie deprimenti si avverte la necessità di “decomprimere”. Sono gli anni che vedono l’esplosione del “Karma kosher” un fenomeno che conquista molti giovani israeliani e catalizza tutte le valvole di sfogo riempiendo le strade di Tel Aviv e Gerusalemme di librerie dell’occulto, di caffè dal look esoterico, di musica new age mescolata alla disco-trance. E’ invece una tradizione che risale ai primi anni Novanta quella di fare lunghi viaggi dopo il servizio militare in India, Nepal o Thailandia anche se con il nuovo millennio il fenomeno assume proporzioni più vaste e Goa la meta privilegiata; un luogo che dopo essere stato negli anni Settanta il paradiso dei figli dei fiori si ripopola di ragazzi israeliani che si stordiscono con droghe e filosofie pseudo buddiste. Eppure il viaggio in Oriente – ricorda l’autrice – è una sorta di addio al celibato e di preparazione per la vita adulta che li attende al loro ritorno a casa. E non sfugge in questo ritratto dei giovani israeliani la differenza con quelli europei dovuta principalmente al fatto che i primi “vengono catapultati di colpo nell’età adulta durante il servizio militare”, un’esperienza formativa ma anche traumatica che li rende più fatalisti ma anche più protesi verso il futuro. Karma Kosher è un’importante finestra sul “pianeta Israele”, un amalgama di racconti e di storie appassionanti ma è anche un invito a riconoscere e apprezzare, al di là dei pregiudizi, la ricchezza e le mille sfaccettature della società israeliana. Con questo testo ricco di spunti di riflessione l’autrice ci restituisce il ritratto di una generazione che fra ricerche di via di fuga, passioni, paure, tensioni e desiderio di libertà ha saputo conservare intatto l’amore per il proprio paese e la speranza in un futuro migliore. “….perchè fra le guerre, gli attentati, la nevrosi collettiva e le piccole assurdità quotidiane non esiste al mondo un posto vivo, disperatamente attaccato alla vita e alla gioia di vivere, come Israele. Giorgia Greco


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