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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.04.2009 Iraq: la guerra è finita ora è caccia agli omosessuali
San Francisco protesta. E il resto del mondo civile?

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Tareq Maher - Timothy Williams
Titolo: «La guerra è finita ora è caccia ai gay - San Francisco, protesta per i gay uccisi in Iraq»

Riportiamo da La REPUBBLICA di oggi, 09/04/2009, a pag. 37, l'articolo di Tareq Maher e Timothy Williams dal titolo " La guerra è finita ora è caccia ai gay " e dal CORRIERE della SERA, a pag. 20, l'articolo dal titolo " San Francisco, protesta per i gay uccisi in Iraq ".  (nella foto due giovani gay si baciano  in strada a Bagdad, in primo piano un soldato americano)

Ecco gli articoli:

La REPUBBLICA - Tareq Maher e Timothy Williams : " La guerra è finita ora è caccia ai gay "

L´Iraq sta conoscendo un´atmosfera di relativa libertà che ha permesso il fiorire di una sottocultura gay. Un fenomeno che ha scatenato reazioni improvvise. E letali. Negli ultimi due mesi, stando a fonti della polizia, nel quartiere sciita di Sadr City sono stati rinvenuti i cadaveri di almeno 25 ragazzi uccisi con uno o più colpi di arma da fuoco. Su alcuni è stato affisso un messaggio: "pervertito".
«Solo nelle ultime due settimane sono stati uccisi tre dei miei più cari amici» dice Basim, un parrucchiere di 23 anni. «Stavano raggiungendo un locale fuori città. Sono stati uccisi lungo la strada. Io dovevo andare con loro, per fortuna non l´ho fatto». Basim preferisce farsi chiamare "Basima". Porta i capelli lunghi, ha i buchi ai lobi e il volto coperto da un fondotinta bianco. Tale aspetto, che pure lo espone a dei rischi, nasce in parte dalla relativa calma che ha permesso agli iracheni di godere di libertà impensabili fino a due anni fa. Sempre più spesso per strada capita di incontrare donne senza velo, e qualcuna di loro azzarda persino abiti che sfiorano il ginocchio. Le famiglie si radunano nei parchi per un picnic, e sono sempre più numerosi quelli che escono di sera. Malgrado ciò, però, l´Iraq rimane un paese religioso, conservatore e violento.
Stando alla polizia, gli omicidi dei gay non sono ascrivibili semplicemente agli squadroni della morte sciiti, ma sarebbero opera dei familiari o dei membri della stessa tribù delle vittime, desiderosi di punire ciò che considerano un disonore. La polizia stessa ha iniziato a mettere in atto misure restrittive contro i gay. «L´omosessualità è fuori legge», afferma il tenente Muthana Shaad, «ed è rivoltante». Negli ultimi quattro mesi, aggiunge, gli agenti hanno iniziato una «campagna per ripulire le strade da mendicanti e omosessuali». In Iraq, prosegue Shaad, i gay possono essere arrestati solo se colti in flagranza di reato, «ma noi ci assicuriamo che non si riuniscano nei bar o camminino insieme per strada: li facciamo allontanare». Nel 2005 l´ayatollah Ali al-Sistani emanò un decreto in base al quale gay e lesbiche dovevano essere "puniti, anzi, uccisi". E, aggiungeva, "uccisi nel modo peggiore, più cruento". Parole poi eliminate dal suo sito web. Anche i seguaci di Moqtada al-Sadr, rappresentante religioso anti-americano, dedicano parte delle loro preghiere del venerdì per inveire contro l´omosessualità. «La comunità dovrebbe essere purificata da comportamenti criminali come furti, menzogne e effemminatezza», ha affermato lo sceicco Jassem al-Mutairi.
Di fronte a tutto ciò molti giovani gay di Sadr City assumono un atteggiamento nichilista. «Non mi importa degli squadroni della morte, perché so che mi uccideranno comunque. Oggi, domani o dopo», dice Sa´ad, che grazie agli estrogeni va fiero del suo piccolo seno. «Odio la mia comunità e i miei parenti. Se dipendesse da loro, finirebbe tutto con un colpo di rivoltella».

CORRIERE della SERA : " San Francisco, protesta per i gay uccisi in Iraq "

SAN FRANCISCO — Monta la rabbia negli Usa per la «caccia all’omosessuale» a Bagdad: nel quartiere sciita di Sadr City, 6 uomini sono stati trovati morti nelle ultime settimane (25 negli ultimi 2 mesi, secondo il New York Times) perché sospettati d’essere gay (trovate sui corpi scritte come «pervertito»). Per protesta, l’altro ieri il movimento gay di San Francisco ha tenuto un funerale simbolico per le vittime: i manifestanti hanno deposto fiori e ceri davanti a un «Monumento al Gay Ignoto» . L’organizzatore Bevan Dufty ha detto: pensavamo di portare la democrazia in Iraq.

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